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venerdì, 29 novembre 2019 05:28 |
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Francesca Bianchi
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Chiuderà i battenti domenica 1 dicembre la bellissima mostra Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente, ideata da S.E. l'Ambasciatore Antonio Zanardi Landi, Presidente della Fondazione Aquileia, per celebrare i 2200 anni della città friulana. Curata dal dott. Cristiano Tiussi, Direttore della Fondazione Aquileia, e dalla dott.ssa Marta Novello, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, l'esposizione ripercorre le tappe più significative della storia di Aquileia, a partire dal 181 a.C. - anno della sua fondazione come baluardo difensivo contro i popoli dei Galli e degli Istri che minacciavano i confini orientali - soffermandosi su tutta l'età romana, quando la città altoadriatica divenne una delle più grandi e ricche città dell'Impero romano, passando poi in rassegna l’età bizantina e medioevale e il Patriarcato, sino a giungere al periodo in cui la città fu parte dell’Impero Asburgico e infine agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra.
In una lunga e ricca intervista rilasciata a
FtNews
, l'Amb. Zanardi Landi e il dott. Tiussi hanno parlato del forte legame che aveva Aquileia con Roma e dell'importanza che la città friulana ha avuto dal punto di vista militare, politico, economico e culturale nel corso di questi due millenni. Hanno sottolineato il ruolo di cerniera tra Est e Ovest di quella che oggi potrebbe essere considerata una città globalizzata, crocevia di culture, etnie, religioni, spiegando anche le peculiarità che l'hanno resa straordinariamente capace di rigenerarsi e risorgere dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti. Hanno discusso anche del periodo in cui la città divenne un centro di diffusione del culto cristiano di importanza mondiale, insistendo sulla vitalità e sulla ricchezza della grande Chiesa Aquileiese.
A raccontare gli oltre due millenni di storia aquileiese preziosi reperti provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e importanti testimonianze dal Museo della Civiltà Romana. Nel percorso espositivo sarà possibile ammirare anche un’ampia e preziosa collezione di oggetti in ambra, espressione dell’artigianato artistico che si era sviluppato nella città friulana, punto d’arrivo dell’antichissima “Via dell’Ambra” proveniente dal Baltico, dove la resina fossile veniva raccolta.
In mostra anche il tricolore che avvolse, nella cerimonia del Milite Ignoto, tenutasi nella Basilica di Aquileia nel 1921, il feretro di uno degli undici soldati senza nome scelto da Maria Bergamas, madre di uno dei soldati caduti e dispersi, per rappresentare tutte le vittime disperse in guerra. La salma prescelta fu trasferita a Roma all'interno del Monumento al Milite Ignoto, presso il Vittoriano, a ricordo dei caduti della guerra.
Ad arricchire la mostra, proprio al centro del percorso espositivo, sono collocate quarantatré splendide fotografie del Maestro Elio Ciol, illustre fotografo di Casarsa della Delizia (PN).
All'interno del percorso espositivo è proiettato un estratto del bellissimo docu-film Le tre vite di Aquileia, realizzato da 3D Produzioni, un documentario che ripercorre gli oltre duemila anni di storia di Aquileia attraverso interviste, riprese realizzate nei luoghi simbolo della città, ricostruzioni virtuali e filmati d’epoca concessi dall’Istituto Luce.
Come auspicato da S.E. l'Amb. Zanardi Landi, non resta che sperare che questa mostra e tutte le iniziative ad essa connesse, organizzate nel corso di questi venti giorni al Museo dell'Ara Pacis per promuovere Aquileia e il suo territorio, possano renderci orgogliosi e consapevoli della nostra lontana e ricca identità di cittadini europei e riescano a suscitare nei visitatori il desiderio di visitare una città il cui straordinario patrimonio storico e artistico dal 1998 è riconosciuto e protetto dall'Unesco come Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Amb. Zanardi Landi, in qualità di Presidente della Fondazione Aquileia, lei ha fortemente voluto celebrare i 2200 anni di Aquileia con la mostra Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente, allestita in sole dodici settimane, un tempo record. Come e con quali finalità è nata questa esposizione? Perché è stata allestita proprio a Roma, per di più all'Ara Pacis, luogo simbolo del potere imperiale di Augusto?
Se la montagna non va da Maometto, dovrà essere Maometto ad andare alla montagna!
Con questa mostra vogliamo ricordare i 2200 anni dalla fondazione di Aquileia, sottolineando il legame con la Madre Roma e facendo nello stesso tempo apprezzare le caratteristiche peculiari della romanità aquileiese, che per secoli ha ricevuto e metabolizzato influssi culturali, religiosi ed artistici dal Vicino Oriente, dall’Africa Settentrionale e dai Balcani. Abbiamo, dunque, deciso di portare a Roma una selezione delle più significative opere custodite al Museo Archeologico Nazionale e al Museo Paleocristiano di Aquileia. La scelta dell’Ara Pacis è stata dettata, oltre che dall’amichevole incoraggiamento della Responsabile, dott.ssa Orietta Rossini, dalla considerazione che il potere imperiale di Augusto si esercitò in maniera particolare da Aquileia stessa, dove egli risiedette per lunghi periodi. Gli storici ci ricordano che nel 12 a.C. Augusto ricevette ad Aquileia Erode il Grande in un frangente di grande delicatezza. Erode affrontò il lungo viaggio per chiedere ad Augusto, ottenendone una risposta negativa, l’autorizzazione a far giustiziare due dei suoi figli che si erano resi colpevoli di sedizione. Aquileia aveva, dunque, una funzione di co-capitale insieme all’Urbe e ad alcune altre grandi città poste in aree di confine o comunque decentrate. Aquileia e il ruolo che svolse nei primi secoli dell’Impero evidenziano una caratteristica specifica e importantissima di Roma: la capacità di costruire una rete di città, di “altre Rome” che avevano la vocazione di rafforzare il controllo e l’espansione dell’Impero, ma anche di svolgere la funzione di interfaccia attiva nei confronti di altri popoli, di altre culture e di altre civiltà.
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Rilievo incompiuto con gli apostoli Pietro e Paolo, Aquileia, Museo Paleocristiano (metà IV secolo d.C.)
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Quale legame aveva la città friulana con Roma? In quali circostanze e in che modo Aquileia ha svolto il ruolo di "porta di Roma verso l’Oriente"?
Antonio Zanardi Landi: Aquileia fu fondata nel 181 a.C. come base logistica e militare per consentire l’espansione di Roma nei Balcani e nel vicino Noricum, ma in poco più di duecento anni divenne il punto d’entrata di elezione per prodotti, uomini, idee e religioni che provenivano da Oriente. Da porta “verso Oriente” divenne porta “da Oriente”, elaborando una peculiare versione della romanità che la rende unica nel panorama delle grandi città dell’Impero. L’importanza di Aquileia venne paradossalmente sottolineata dalla crisi di Roma, quando il centro vitale dell’Impero spostò il suo baricentro verso l’Africa Settentrionale, con la dinastia degli Antonini, o verso i Balcani. Nei territori che oggi costituiscono la Serbia nacquero ben 17 o 18 imperatori e la Fondazione Aquileia lo ha ricordato due anni fa con una memorabile mostra intitolata “Tesori e Imperatori. Lo splendore della Serbia romana”.
Dott. Tiussi, lei ha curato la mostra insieme a Marta Novello, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Che ruolo ha svolto Aquileia dal punto di vista militare, politico, economico e culturale nel corso di oltre due millenni? Ci racconti pure qualcosa in merito alle numerose “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi, a partire dalla fondazione fino ad arrivare agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra...
In età romana Aquileia ha svolto in diversi momenti un ruolo di grande importanza militare e politica: all'inizio della sua storia come avamposto della conquista romana nel nord-est della penisola, poi come base di partenza per la progressiva estensione del dominio nelle regioni balcanico-danubiane, infine, nel IV secolo, come capoluogo della provincia della Venetia et Histria e come perno del sistema difensivo dell'impero contro la pressione sempre più forte di genti e popoli sul confine orientale. In età medievale l'abitato si contrasse, ma l'importanza di Aquileia come sede episcopale metropolitana fu enorme nel territorio compreso tra il lago di Como e il Balaton in Ungheria. Dal 1077 al 1420, poi, la città fu la capitale di uno Stato che si estendeva sull'attuale Friuli, ma comprendeva anche parte del Veneto, dell'Austria meridionale, della Slovenia e della Croazia. Infine, allo scoppio della prima guerra mondiale Aquileia giocò un ruolo fondamentale, dal punto di vista simbolico, nella contesa tra l'Impero Asburgico, di cui aveva fatto parte per quasi 500 anni, e il Regno d'Italia. Non è un caso che proprio ad Aquileia si sia svolta la scelta del Milite Ignoto, oggi tumulato al Vittoriano, a Roma.
Quali peculiarità hanno reso Aquileia straordinariamente capace di rigenerarsi e risorgere dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti?
Cristiano Tiussi: Indubbiamente la posizione strategica che, seppure con caratteristiche diverse, ha contraddistinto ogni epoca della sua storia. Qui si sono sempre incontrate e intersecate una direttrice est-ovest, che dall'Italia portava verso i paesi balcanici e l'Oriente e viceversa, e una direttrice nord-sud, che collegava l'Europa centrale e settentrionale con l'Adriatico, e dunque il Mediterraneo. Il ruolo di Aquileia nei diversi momenti storici è sempre determinato da questo fattore che potremmo definire geo-politico: una porta da e verso l'Oriente e contemporaneamente una cerniera tra l'Europa continentale e il Mediterraneo.
Che descrizione ci forniscono di Aquileia le fonti antiche e quelle medievali?
Cristiano Tiussi: Le fonti antiche insistono sul ruolo di Aquileia come snodo tra le rotte commerciali marittime, adriatiche e più in generale mediterranee, e quelle che penetravano nell'entroterra danubiano. Si parla di "emporio", collegato al porto fluviale sul Natiso, in cui la produzione e esportazione di vino risultava preponderante. Gli autori antichi tendono anche ad avvalorare una sorta di mito di invincibilità del centro, maturato soprattutto in occasione del raid dei Marcomanni e Quadi nel 167 d.C. e dell'assedio di Massimino il Trace nel 238 d.C.: un mito molto temuto dall'imperatore Giuliano, quando l'attaccò nel 361 d.C. Nel IV secolo, comunque, Ausonio la colloca al nono posto tra le città dell'Impero, la quarta in Italia, e la definisce celeberrima per il porto e le mura.
Dott. Tiussi, le tappe più significative della storia di Aquileia sono raccontate attraverso numerosi reperti provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia. Può svelarci qualche dettaglio in merito alle opere più note che sarà possibile ammirare nel percorso espositivo? Che immagine ci forniscono della civiltà che le ha prodotte e dell’ambiente sociale, economico, culturale e religioso di una città che è stata ed è un prezioso scrigno di arte e storia?
La Testa di Vento è senza dubbio uno dei pezzi più significativi. Da essa traspare quell'influenza del tardo ellenismo che si coglie in altri capolavori esposti al Museo Archeologico Nazionale e che allinea Aquileia ad altri importanti centri antichi. La stele del mirmillone Quinto Sossio Albio illustra in maniera stupefacente i caratteri dell'armamento di questa categoria gladiatoria e al contempo il gusto per i cruenti combattimenti che si svolgevano anche nell'anfiteatro aquileiese, da poco oggetto di nuove indagini. Le ambre in esposizione sono piccoli capolavori in miniatura dell'artigianato aquileiese, che sviluppò un'abilità particolare nella lavorazione di questa resina fossile, in quanto Aquileia si trovò ad essere uno dei terminali della cosiddetta Via dell'Ambra proveniente dai lidi del Baltico. Il mosaico del pavone, infine, restituisce lo splendore del complesso basilicale paleocristiano, e in particolare dei suoi mosaici, in cui il valore semantico di temi, soggetti figurativi, motivi ornamentali è talvolta trasparente, ma in altri casi ancora oggetto di interpretazioni molto diverse.
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Testa di Vento (FotoCiol©)
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Della mostra fanno parte anche 23 calchi di reperti aquileiesi realizzati nel 1937 in occasione della Mostra Augustea della Romanità, oggi custoditi presso il Museo della Civiltà Romana. Alcuni di essi sono stati restaurati per l’occasione grazie alla Fondazione Aquileia. Qual è la particolarità di questi reperti?
Cristiano Tiussi: I calchi di pezzi aquileiesi realizzati in quella occasione e custoditi oggi al Museo della Civiltà Romana sono più di trenta: solo Ostia e Pompei furono più rappresentati nella Mostra Augustea del 1937. In sostanza, essi riproducevano il meglio di quanto Aquileia potesse offrire all'epoca e, in buona parte, ancora oggi. Ci è parso quindi logico utilizzare i calchi in gesso creati più di 80 anni fa per questa esposizione all'Ara Pacis e contribuire al loro restauro. Al di là del momento storico e del fine propagandistico per i quali furono creati, essi hanno ormai assunto a tutti gli effetti un alto valore culturale, oltre che documentario: alcuni, in particolare, sarebbero difficilmente distinguibili dagli originali.
Amb. Zanardi Landi, quale messaggio proviene da tutte queste testimonianze del passato aquileiese? Cosa l'ha colpita dei tanti reperti esposti?
I reperti sono stati scelti con l’obiettivo di aiutare la comprensione dell’evoluzione di Aquileia negli ultimi 2200 anni e la loro presenza, arricchita dai 23 calchi fatti nel 1937 in occasione della grande mostra sulla Roma Augustea, di cui si è appena parlato, illustra tanto la romanità di Aquileia, quanto le memorie della grande Chiesa Aquileiese, del Patriarcato e del ruolo svolto da Aquileia nel primo conflitto mondiale e negli anni immediatamente successivi. Tra i pezzi che maggiormente mi colpiscono, vi sono la bronzea “Testa del Vento”, che fa percepire l’estrema raffinatezza artistica di alcune produzioni aquileiesi, il rilievo in pietra calcarea rappresentante l’abbraccio di Pietro e Paolo, che ricorda la vocazione all’incontro di Aquileia, ed infine la bandiera che avvolse il Milite Ignoto nella Basilica di Aquileia, che sottolinea il ruolo che la piccola città friulana svolse anche nel Novecento a livello nazionale.
Dott. Tiussi, nella mostra sono esposte anche le testimonianze della vitalità e della ricchezza della grande Chiesa Aquileiese e del ruolo che Aquileia assunse nel corso del primo conflitto mondiale...
Il complesso basilicale di IV secolo, a doppia aula, costituisce forse l'esempio meglio conosciuto del periodo paleocristiano, e presenta caratteristiche peculiari che lo differenziano dall'architettura sacra di periodo costantiniano a Roma: lo avvicinano piuttosto alle testimonianze del primo Cristianesimo di altri centri del mondo romano, come Treviri (Trier in Germania). I ritrovamenti effettuati a partire dalla fine dell'Ottocento sotto e nei pressi della basilica patriarcale ci permettono di ricostruire nella sua interezza l'articolazione planimetrica della più antica chiesa di Aquileia, le sue superfici musive, la decorazione ad affresco delle pareti e del soffitto. Non esiste nella Romanità un complesso di culto che possa essere conosciuto con tale grado di dettaglio.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale, poi, Aquileia, che faceva parte dell'Impero Autro-Ungarico, fu subito conquistata dai soldati italiani e assurse al ruolo simbolico (abilmente sfruttato dalla propaganda nazionalista anche nel ventennio fascista) di baluardo di Roma e d'Italia contro il nemico, i nuovi "barbari". Da qui la costituzione proprio ad Aquileia, alle spalle della basilica, del primo cimitero di guerra italiano, ancor oggi visitabile, e la scelta di farne il teatro della cerimonia del Milite Ignoto nel 1921.
All’interno del percorso espositivo è proiettato un estratto del docu-film “Le tre vite di Aquileia”, realizzato da 3D produzioni e destinato ad entrare nella programmazione di Sky Arte. Come è nata l'idea di questo documentario? Su cosa si concentra?
Cristiano Tiussi: L'idea è nata dalla volontà di fornire al pubblico un racconto di questa straordinaria storia più che bimillenaria, attraverso soprattutto il contributo di studiosi che ad Aquileia hanno dedicato, e stanno dedicando, il loro impegno di ricerca, e attraverso le immagini del sito, delle sue aree archeologiche, della basilica, degli spazi museali che in questi ultimi anni stanno moltiplicando grazie anche agli sforzi della Fondazione Aquileia. I tre momenti fondamentali che il docu-film ripercorre sono l'Aquileia romana, l'Aquileia cristiana e l'Aquileia patrimonio dell'umanità: dal 1998, infatti, Aquileia è patrimonio mondiale dell'UNESCO. Questo film ci dà dunque un'immagine emozionante di ciò che la città ha rappresentato, ma soprattutto, credo, di quanto potrà rappresentare in futuro grazie alla prosecuzione della ricerca storico-archeologica e alla valorizzazione dei tanti monumenti e punti di interesse.
Amb. Zanardi Landi, a corredo della mostra quali appuntamenti sono stati organizzati per promuovere Aquileia e il suo territorio?
Ad accompagnare la mostra abbiamo avuto quattordici eventi, serali o nei fine settimana, rivolti a diversi pubblici: una serata aperta alla graditissima presenza degli studenti di archeologia, storia romana e storia dell’arte di tutte le università romane, una per i responsabili delle istituzioni culturali straniere attive a Roma e per gli studiosi e docenti di archeologia, una per il Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo italiano, un’altra per quelli accreditati presso la Santa Sede e la FAO. E così via.
Dagli incontri a margine della mostra sono nate tante idee per iniziative da sviluppare con istituzioni e università romane. È questo quello che rimane di queste settimane molto impegnative: progetti da costruire con Roma Tre, La Sapienza e persino con il Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Quale messaggio vi augurate possa arrivare dritto alle coscienze di coloro che visiteranno questa esposizione? L'essere stata Aquileia una "porta verso l'Oriente" quali riflessioni può suscitare nelle donne e negli uomini di oggi?
Il messaggio che penso i visitatori della mostra possano cogliere è duplice o triplice. Il primo aspetto è quello che riguarda i flussi della Storia, che possono, devono cambiare, mentre da parte nostra dobbiamo cercare di fare di tutto affinché noi e i nostri figli si sia preparati ad affrontare il cambiamento. Dobbiamo soprattutto cercare di diventare “dei buoni antenati”, come lo sono stati molti aquileiesi del passato.
Il secondo messaggio è che l’Europa di oggi, come ha scritto Lucien Febvre nel suo libro “L’Europa. Storia di una civiltà”, ...l’Europa in questo senso, così come noi la definiamo, come la studiamo, è una creazione del Medio Evo: un’unità storica che, come tutte le unità storiche, è fatta di pezzi, di cocci strappati da unità storiche anteriori, a loro volta fatte di pezzi, di cocci, di frammenti di unità precedenti. Aquileia è una stupenda e variegatissima raccolta di preziosissimi cocci e frammenti. Dobbiamo fare in modo che questi divengano parte dell’identità dell’Europa di domani.
Il terzo messaggio, più semplice e terrestre è: "Bisogna, subito, venire a visitare Aquileia e la sua straordinaria unicità".
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