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domenica, 07 maggio 2017 23:09 |
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Francesca Bianchi
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Giovedì 11 maggio, nel suggestivo scenario del Salone delle Colonne di Villa Sforza Cesarini e nell'area archeologica del santuario di Giunone Sospita, a Lanuvio, verrà inaugurata la mostra Sacra Nemora. La cultura del Sacro nei contesti santuariali in Area Albana. Rinvenimenti Archeologici e Recuperi della Guardia di Finanza. L'allestimento della mostra, che sarà visitabile fino al 31 ottobre 2017, è stato reso possibile grazie ai sequestri effettuati dalla Guardia di Finanza dal 2012 al 2016 e alle ricerche e ai rinvenimenti archeologici realizzati nell’area dalla Soprintendenza Archeologica e dal Museo Civico di Lanuvio.
FtNews
ha intervistato l'archeologo Luca Attenni, Direttore del Museo Civico di Lanuvio, che ha parlato molto dell'importanza della collaborazione tra l'Amministrazione comunale, la Soprintendenza per l’Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale e il Nucleo Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, ai fini della realizzazione di questa esposizione dedicata all'architettura e alla cultura del sacro nel contesto dei santuari della zona dei Colli Albani.
Nel corso dell'intervista, lo studioso ci ha svelato qualche dettaglio sul percorso espositivo che attenderà i visitatori, soffermandosi sulla stipe votiva di Pantanacci e sui reperti rinvenuti a ridosso del sito. Dalle parole del dott. Attenni si evince l'orgoglio per l'impegno profuso negli ultimi anni per dare un nuovo impulso agli scavi nella zona del tempio di Giunone Sospita, al fine di rendere questa area sacra fruibile ad un pubblico sempre più vasto. Ora che questo obiettivo è stato raggiunto con successo, lo studioso spera che Lanuvio possa diventare un polo archeologico importante dell'area dei Castelli.
Dott. Attenni, cosa ha reso possibile la realizzazione della mostra Sacra Nemora?
Questa mostra è nata dalla stretta collaborazione tra la Guardia di Finanza, il Museo Civico di Lanuvio e il Ministero dei Beni Culturali con la Soprintendenza Archeologica. E' dedicata alla cultura del sacro, alle testimonianze dei riti e ai santuari dei Colli Albani, con particolare riguardo al Santuario di Giunone Sospita di Lanuvio e al tempio di Diana, con annesso bosco sacro, a Nemi.
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Un'immagine della grotta del serpente in fase di allestimento
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Come è strutturata questa esposizione sulla ritualità antica nel contesto dei Colli Albani?
La mostra si compone di tre sezioni. La prima si concentra nel Salone delle Colonne di Villa Sforza Cesarini e nel Santuario di Giunone Sospita, situato nel bel mezzo della Villa, a ridosso della biblioteca comunale. Abbiamo voluto creare un forte legame tra il palazzo, la mostra e l'area archeologica esterna. Lì sono esposti tutti i reperti che si trovano nel santuario e anche i reperti sequestrati dalla Guardia di Finanza, che però non provengono da questa area, ma da altre aree sacre. C'è una scultura, posizionata all'esterno, nell'area del santuario, che rappresenta un togato proveniente da Nemi.
La seconda sezione espositiva si concentra interamente nel santuario di Giunone.
La terza, invece, è allestita nei locali di Via Roma, 1, situati all'interno delle mura medievali del borgo. In questi locali abbiamo ricostruito l'antro del serpente, riproducendo una grotta con dentro un serpente in cartapesta di più di due metri, opera di Carla Nico. Nel 2012 la Guardia di Finanza ha rinvenuto l'antro dedicato all'antico culto del serpente, impedendone il saccheggio da parte dei tombaroli. Il serpente era un animale sacro a Giunone, di cui narrano sia Properzio che Eliano. Inoltre, in tutte le zone che si trovavano sotto l'egemonia romana sono stati rinvenuti diversi denari di età repubblicana che riproducono sul dritto la testa di Giunone, sul retro la testa del serpente con le fanciulle che gli offrono focacce di farro, rituale questo che avveniva all'approssimarsi della primavera ed era legato all'agricoltura, alla fertilità, al raccolto. La grotta in cui si svolgeva la misteriosa cerimonia potrebbe essere proprio la stipe votiva di Pantanacci, a Lanuvio, che abbiamo ritrovato nel 2014, insieme a Giuseppina Ghini della Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio. Dal terreno affioravano anche vari reperti: sei elementi in peperino, di cui tre blocchi di forma cilindrica di grosse dimensioni, raffiguranti le decorazioni a squame del serpente di ‘Pantanacci’, lungo ben oltre 3 metri. Noi abbiamo deciso di ricreare questo scenario nei locali di via Roma, dove abbiamo riprodotto la grotta del serpente di Giunone, posizionando ai piedi del rettile i reperti originali in terracotta, quasi del tutto integri, rinvenuti a Pantanacci: contenitori di ceramica decorata e colorata, ma anche i famosi ‘votivi anatomici’, raffiguranti mani, piedi, volti, braccia, intestini, vesciche, mammelle, uteri, falli, vulve, orecchie e l’inedita tipologia dei "cavi orali", un unicum di Pantanacci.
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Un'immagine del cavo orale
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La Dielle Editore di Cinzia Rosati editerà il catalogo di questa mostra. Chi ha curato i vari interventi?
La prima parte si compone di saggi di carattere storico-archeologico, curati da eminenti studiosi, quali l'illustre archeologo Filippo Coarelli, Luigi Galieti, Giuseppina Ghini, Luca Attenni, Guido Batocchioni, Laura Romagnoli, Giuseppe Granata, Luca Pulcinelli, Francesco Galluccio, Luigi Smurra, Carla Rubino, Alessia Palladino, Francesca Diosono, Sara Scarselletta, Silvia Stassi, Fiorenzo Catalli, Massimo Rossi. La seconda parte, invece, si compone di saggi tecnici curati da Agnese Livia Fischetti e da autori vari dell'Università di Roma Tre.
Il catalogo è corredato di alcune schede scientifiche, da me curate, relative ai votivi di Pantanacci, alla Collezione Dionigi, all'Area Albana e ai Recuperi della Guardia di Finanza.
Quali sono gli obiettivi di questa mostra e quali riflessioni si augura possa suscitare in tutti coloro che avranno il piacere di visitarla?
Vorrei che i visitatori si rendessero conto dell'importanza della cooperazione tra il Museo Civico e l'Amministrazione Comunale di Lanuvio, la Soprintendenza Archeologica e la Guardia di Finanza. Questa sinergia ha reso possibile un'importante opera di rivoluzione negli scavi, che ci ha consentito di rendere fruibile al pubblico il santuario di Giunone Sospita e di valorizzarne l'area esterna. Oggi sempre più persone chiedono una visita archeologica della città: questo giunge a coronamento di anni di anni e anni di duro lavoro ed è per noi motivo di grande orgoglio.
Con la nascita del Museo diffuso, allestito nei locali di Via Roma, dove l'esposizione sarà permanente, puntiamo a rendere Lanuvio un polo archeologico importante dell'area dei Castelli.
Spero, infine, che tutti possano apprezzare la stretta e proficua collaborazione che si è creata tra il Comune ed il Museo Civico di Lanuvio, il Liceo classico Ugo Foscolo di Albano Laziale e il Liceo Scientifico Vito Volterra di Ciampino. Saranno proprio gli studenti di questi due licei ad accogliere i visitatori e a guidarli lungo il percorso espositivo.
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