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Arkeotrekking in Trexenta: Le Antiche Madri dei Monti e del Mare

martedì, 25 aprile 2017 19:47

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Francesca Bianchi
Dal 28 al 30 aprile in Trexenta, splendida regione sarda situata nella parte settentrionale della provincia di Cagliari, si terrà l'arkeotrekking Le Antiche Madri dei Monti e del Mare.
FtNews ha incontrato l'antropologa Michela Zucca, organizzatrice dell'evento ed ideatrice di questa forma innovativa di fare cultura, basata sul turismo sostenibile. La studiosa ci ha parlato delle circostanze che l'hanno portata ad organizzare percorsi archeologici sui luoghi di culto della Grande Madre. Nel corso della nostra conversazione, l'antropologa si è soffermata sull'arkeotrekking che si terrà in Sardegna il prossimo fine settimana, svelandoci con grande entusiasmo qualche dettaglio sui siti più rilevanti dal punto di vista archeologico, che i partecipanti avranno la fortuna di visitare. Dalle parole di Michela Zucca, ricercatrice scrupolosa ed appassionata, emerge l'auspicio che questo modo dinamico di produrre cultura possa diffondersi ovunque, soprattutto tra le giovani generazioni.

Cos'è un arkeotrekking?
L'arkeotrekking è una forma di conoscenza profonda delle culture legate alle Madri Antiche, che coniuga visite ai musei, turismo a piedi, passeggiate in montagna. E' anche un percorso iniziatico che richiede fatica, impegno, pazienza, tempi lunghi e adattamento ai ritmi arcaici della natura.

Come è nata l'idea di organizzare degli arkeotrekking in luoghi che ancora oggi, a distanza di millenni, portano i segni dei culti ancestrali che per secoli vi si sono celebrati?
Negli anni Ottanta l'archeologo Renato Fasolo, mio caro amico, decise di cimentarsi nell'archeologia sperimentale, acquistando un pezzo di terra sui monti Lessini, sopra Verona, dove aprì un villaggio neolitico che rese fruibile alle scuole. Mi chiese di predisporre un itinerario archeologico per il Trentino. Io accolsi con grande favore questa sua richiesta. Da lì è nato tutto. Finora ho organizzato due arkeotrekking in Trentino e uno in Liguria, nella valle delle Meraviglie, e devo dire che il successo che hanno riscosso è stato davvero sorprendente!

Il prossimo arkeotrekking, Le Antiche Madri dei Monti e del Mare, si terrà in Trexenta, regione storica della Sardegna, dal 28 al 30 aprile. Quando e come ha maturato l'idea di organizzare un trekking archeologico in terra sarda, uno dei luoghi in cui il culto della Dea Madre era più forte e sentito?
Alcuni mesi fa Carlo Cavalleri, nativo di Senorbì, in Trexenta, mi ha invitato in Sardegna per presentare il mio ultimo libro, I tatuaggi della Dea, edito da Venexia nel 2015. Ho approfittato dell'occasione per fare dei sopralluoghi in quella zona così ricca dal punto di vista archeologico, dove ancora oggi si può respirare la presenza dell'antica Madre. Ho visto che c'erano tutte le condizioni per organizzare un arkeotrekking lì ed ho iniziato a predisporre l'itinerario.
La Trexenta è una delle zone più ricche di reperti archeologici antichi e proprio a Senorbì è stata rinvenuta la più grande Dea Madre del Mediterraneo , una statua dalle dimensioni eccezionali, risalente al IV millennio a.C. Questa Dea, che appare con il figlio piccolo, ma adulto, proprio per indicare la supremazia del principio generativo femminile, ricorda la Pietà di Michelangelo e simboleggia la Dea della morte, a differenza della Dea rappresentata da sola o con il Bambino in braccio, che è invece simbolo di fertilità e riproduzione.
Può anticiparci qualcosa sui luoghi che visiterete?
A Donigala ammireremo la Madonna Nera, erede cristiana della Dea della terra fertile. Non bisogna dimenticare che Persefone, Artemide, Iside, Ecate, Kalì vengono raffigurate come nere e collocate in luoghi già sacri alla Dea Nera primordiale.
Attraverso l'antica strada tra i monti, passando per luoghi incontaminati di grande bellezza, arriveremo a Goni e visiteremo la zona archeologica di Pranu Mutteddu, anticamente consacrata alla Dea Madre. L'altopiano di Pranu Mutteddu è delimitato da Menhir e da circoli di pietra, da sempre associati al femminile, in quanto il primo Cromlech è stato il cerchio del parto. Spirali, triangoli, segni a zig-zag, figure stilizzate maschili e femminili, tutti simboli usati per rappresentare l'energia della Grande Dea, ornano i corredi funerari ritrovati nelle tombe a circolo e nelle Domus de Janas del complesso. A Gesico faremo tappa a Monte San Mauro, il rilievo più alto della Trexenta, antico sito sacro da prima dell'età nuragica, oggi luogo di interesse comunitario per la biodiversità. Anticamente a San Mauro veniva venerata la Dea della Montagna e oggi, come retaggio di quel culto ancestrale, c'è la cappella dedicata alla Madonna. Toccheremo il territorio di Is Concas, ambiente sorgivo di grande fascino che ospita diverse Domus de Janas.
A Senorbì visiteremo il Civico Museo Archeologico "Sa Domu Nosta" e la necropoli di Monte Luna, dove sono state sepolte donne ricchissime adornate di gioielli d'oro dalle forme strepitose. Faremo, inoltre, tappa a Pranu Siara, antico luogo sacro disseminato di tombe e di coppelle, in gran parte orientate, dove è possibile ammirare una delle più grandi tombe megalitiche sarde. Lì anticamente sorgeva un tempio pagano, su cui è stato poi edificata una chiesa cristiana. A Selegas vedremo la parrocchiale di Sant'Anna, la Grande Madre mediterranea, che spesso viene ritratta seduta in trono con la Madonna bambina. Tutta la zona è disseminata di sorgenti.

A proposito di sorgenti, perché le fonti sono state sacralizzate fin dagli albori della storia umana?
Non potrebbe essere diversamente, dato che l’acqua, scaturendo dal ventre della Madre Terra, sin dalla notte dei tempi è stata l'elemento femminile per eccellenza, simbolo di vita, fecondità e purificazione. Basti pensare all'acqua del parto, acqua di vita che nutre il bambino nel ventre della madre, o all'acqua di sorgente, che disseta gli uomini e gli animali, oppure all'acqua curativa, che si beve nella speranza di mantenere o riconquistare una buona salute. Il culto dei pozzi, delle fonti termali, delle sorgenti di grandi correnti d’acqua o di fiumi, è strettamente collegato al culto della Dea dispensatrice di vita. Basti pensare al pozzo di Santa Cristina, che è chiaramente una struttura per la trance, così come molti nuraghi, luoghi che si prestano bene per l'assunzione di sostanze allucinogene e per le fumigazioni. Tutto ciò ricorda quello che avveniva nel misterioso antro della Sibilla Cumana.
Inoltre i fiumi portano spesso nomi di Dea e, viceversa, alcune Dee locali hanno nomi di fiume: anche oggi, nonostante i secoli di dominazione cristiana, che ha tentato con ogni mezzo di cancellare le tracce dell'antica religione, molti fiumi conservano appellativi femminili.
Michela Zucca
Come si può capire se un determinato posto sia stato o meno sede del culto della Grande Madre?
Anticamente si veneravano luoghi naturali intrisi di particolari energie, spesso pervasi da una presenza numinosa. Tutti i luoghi sacri erano caratterizzati dalla presenza di tre elementi naturali, simbolo della divinità: pietre, alberi e sorgenti. Il più delle volte si trattava di luoghi montuosi, con al centro un albero sacro oppure circondati da un bosco, caratterizzati dalla presenza di una stele di pietra e di una fonte d'acqua. Quando il Cristianesimo ha preso il sopravvento, ha cercato in tutti i modi di sradicare i culti preesistenti, adattandoli alle proprie esigenze. E' facile dedurre che laddove oggi sorgono chiesette campestri, anticamente ci fosse un luogo di culto pagano, adibito alla venerazione delle divinità della fertilità e della rinascita.

C'è qualcosa che vuole aggiungere su questo appuntamento? Quali speranze ripone in questo trekking archeologico?
Vorrei aggiungere che anche il cibo sarà a "chilometro zero": Carlo Cavalleri, giovane chef del posto, preparerà per noi i pasti.
Devo dire che sono molto fiduciosa perché sin da quando ho iniziato a diffondere la locandina di questo arkeotrekking in Sardegna, ci sono state davvero tantissime prenotazioni da ogni parte d'Italia.
Mi auguro di poter far conoscere il più possibile i principi dell'associazione Sherwood, di cui sono direttore scientifico, nella speranza di acquisire nuovi soci e nuove partnership, perché credo fermamente che ciò che l'Associazione propone possa dare possibilità di grande crescita culturale a basso costo. Penso che questo modo dinamico ed innovativo di fare cultura dovrebbe diffondersi ovunque!
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