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Le figlie sono come le Madri: Donne lungo la Via della Seta

mercoledì, 30 agosto 2017 12:56

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Lisa Castagna abbraccia Gulbarcìn, 33 anni, nella sua ger-yurta sull'altopiano del Kirghizistan (foto di Ciro Cortellessa)
Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato la regista Lisa Castagna, autrice del film-documentario Le figlie sono come le Madri. Donne lungo la via della Seta, un progetto da lei ideato, scritto, diretto e a cui ha lavorato anche come producer.
Laureata al Dams di Bologna, la regista ha ripercorso le tappe che hanno portato alla realizzazione di questo splendido documentario in zone segnate da decenni di dominio sovietico, soffermandosi sul grande senso di pace che ha respirato, intervistando per giorni donne e madri dall'anima pura e aperta verso il prossimo. Con grande emozione ci ha raccontato come la vita delle donne di quelle lande remote ed incontaminate sia scandita dai ritmi della natura, una natura, intesa come Terra Madre, che insegna loro ad essere donne e madri. Dalle parole della Castagna emerge chiaramente la grande venerazione che si respira in quei luoghi nei confronti di tutte le madri del mondo, considerate gli esseri più sacri della società, in grado di donare se stesse, senza pretendere nulla in cambio.
Queste culture, tanto distanti da noi geograficamente, ma soprattutto culturalmente e socialmente, fanno sperare che presto possa avverarsi un'antica profezia andina, riportata dal Hernan Huarache Mamani nel suo libro La profezia della curandera, secondo cui giungerà il giorno in cui lo spirito femminile si risveglierà dal lungo letargo e lotterà per cancellare odio e distruzione e dare infine origine ad un mondo di pace ed armonia.

Signora Castagna, quando ha deciso di mettersi in viaggio per l'Asia Centrale e realizzare questo affascinante documentario?
I racconti di un mio amico che era stato in Tagikistan fecero nascere in me l'idea di recarmi di persona in quei posti tanto lontani. Più facevo ricerca, più trovavo spunti e capivo che il progetto di partire non andava abbandonato. Il lavoro di ricerca è durato più di un anno e mezzo. Ad agosto 2012 finalmente sono partita per l'Asia Centrale, lungo la Via della Seta, sulle tracce del filo rosso che unisce le donne del mondo sotto un unico cielo, trovando molto più di quello che stavo cercando. Ho percorso oltre 4000 km attraverso le ex Repubbliche Sovietiche di Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, toccate a nord da Russia, a est da Mongolia, Cina, a sud da Tajikistan, Afghanistan e Turkmenistan. Ho visitato i seguenti luoghi: Almaty, Talgar, Bishkek, Kochkor, Lago Son Kol, Suusamyr, Shimkent, Turkistan, Tashkent, Samarcanda. E' stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita.

Chi L'ha aiutata a portare a termine con successo questo progetto? Le persone che non hanno mai smesso di credere in questo progetto e che mi hanno sempre supportato sono state mio padre Piero Castagna e Alessandra Del Monte, Consigliera di Parità della Provincia di La Spezia. Un ringraziamento continuo va a tutta la troupe che ha collaborato.
Un'immagine di Saghn 77 anni, sarta del villaggio di Kochkor - Kirghizistan (foto di Claudio Fraschetti)
In base a quale criterio ha scelto le donne da intervistare e cosa L'ha colpita di loro?
Io cercavo donne appartenenti a fasce sociali e geografiche profondamente eterogenee, ma accomunate da un legame forte, quasi ancestrale, con la natura. Rima, Dana, Talshyn, Sholpan, Mira, Gul'mira, Asel, Indira, Saghyn, Gyldiz, Shaarkan, Nurila, Mahira, Nurbiubiu, Kaliman, Elvira, Gul'zor, Alija, Gulbarcyn, Aiperi, Altyn, Oxana: questi sono i nomi di coloro che ho intervistato, donne di età compresa tra i 19 e gli 84 anni, venditrici ambulanti, manager, artiste, contadine, pastore, tessitrici, insegnanti. Sono rimasta stupita dalle assonanze, nonostante non si conoscessero affatto. La purezza e la limpidezza nella comunicazione le unisce tutte.
Ciò che ho ascoltato e imparato da queste donne, durante le interviste o semplicemente osservandole nelle loro attività e relazioni, è l'amore profondo e una sincera gratitudine per la vita, al di là delle religioni e delle credenze. Sono consapevoli di vivere in un posto dove regna la pace e questo le rende profondamente attaccate alla vita.
Dai racconti di queste donne ho capito che davvero esiste un sentire comune che ci accoglie tutte sotto un unico cielo: è la Terra Madre. Quando si sentono tristi o scoraggiate, si immergono nella natura, contemplando la luna e conversando con la terra e con il sole: per loro la natura è viva, ha un cuore. Noi donne occidentali, purtroppo, abbiamo dimenticato ciò.
Penso che sia stata proprio la Madre Terra ad avermi connesso a queste storie di donne in luoghi lontani e poco noti, ma i cui confini sono facilmente valicabili, se solo riuscissimo a spogliarci della nostra cultura e a sradicare i pregiudizi insiti in noi. Ciò che ho ascoltato e imparato da queste donne è un dono preziosissimo che desidero restituire, per immagini in movimento e fisse, a tutte le donne del mondo.

Che ricordo conserva di quei giorni? Quelle donne mi hanno trasmesso una grande serenità. Ricordo di aver subito provato una sensazione di leggerezza e di pace; mi sono sentita come a casa. Sicuramente la presenza di un vento costante mi ha aiutato ad immergermi in questa dolce atmosfera di pace.
Conservo gelosamente nel cuore nitide immagini di lande desolate e di orizzonti sconfinati. Ho trovato e ricevuto più di quello che cercavo.

Cosa L'ha colpita dello stile di vita di quella gente da noi così lontana geograficamente e culturalmente?
I ritmi di vita variano molto tra le città e i villaggi, ma il senso di libertà e il contatto con la natura è comune a tutti i popoli con cui sono venuta in contatto. I bambini a tre anni vanno già a cavallo nelle steppe. Mi ha colpito la collaborazione che esiste tra bambine e bambini: si aiutano a vicenda e collaborano attivamente con le loro mamme. Sono, inoltre, rimasta profondamente impressionata dalla grande e sincera considerazione che hanno per le donne, ritenute gli esseri più sacri della società, perché tutte le donne sono madri per natura ed è grazie a loro che gli uomini possono crescere.

Cosa si intende con l'espressione "Le figlie sono come le Madri"? Come mai ha scelto questo titolo per il Suo documentario?
Prima di recarmi sul posto, non avevo ancora deciso un titolo per questo mio lavoro. La quarta donna che ho intervistato ha concluso la nostra conversazione con queste parole: E' importante che tu conservi nella tua anima questo principio che per noi è fondamentale: le figlie sono come le Madri. Con questa frase intendeva dire che bisogna mostrare gratitudine e riconoscenza alle madri, gli esseri più sacri della società, in quanto sono le madri a trasmettere una buona istruzione ai figli, a tramandare le tradizioni e a produrre ogni cambiamento possibile nella società. Bisogna venerare le madri per tutto quello che ci danno, senza pretendere nulla in cambio. Lì tutte ricordano con commozione e gratitudine la saggezza delle mamme e delle nonne, il loro amore sconfinato e, soprattutto, ciò che hanno insegnato alle figlie. Ma anche, in senso più ampio e non solo biologicamente, una trasmissione, un passaggio di testimone innato dalla Natura, intesa come Terra Madre, alla figlia, la donna.
Lisa Castagna con il figlio di una delle donne intervistate (foto di Claudio Fraschetti)
Perché ha scelto di ambientare il Suo documentario proprio in Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, sulle tracce dell'antica via carovaniera?
Il fatto che qui vicino abbia avuto origine l’agricoltura e che questo sia il bacino che ha ospitato la cultura indoeuropea mi sono parsi due motivi importanti e nobili per dare voce a un percorso maturato in me molto tempo fa. Questi sono i luoghi di oltre settant’anni di dominio sovietico. Grazie al mio progetto ho attraversato e documentato il desiderio di questi popoli di riprendersi le proprie radici e di rivendicare con orgoglio l'appartenenza ad una cultura forte della trasmissione orale.

A quanti Festival ha partecipato con questo documentario? Ha ottenuto qualche riconoscimento?
A luglio 2013 ho partecipato fuori concorso a Sconfinando Festival, a Sarzana (SP), dove il Teatro Impavidi, luogo dell'evento, registrò il tutto esaurito. Il documentario ha passato, poi, le prime selezioni per il David di Donatello, è stato presente fuori concorso durante la primavera del 2015 al Festival Films de Femme di Creteil (Francia), al Festival Visions du Reél - Nyon (Svizzera) e, in concorso, allo Human Rights Nights di Bologna e al Salento International Film Festival. A luglio 2015 è stato all'Ischia Film Festival, mentre nell'ottobre dello stesso anno è stato al Festival del Viaggio di Jaisalmer, in India, da dove mi hanno scritto per dirmi che è stato molto apprezzato e notato da una TV nazionale di Nuova Delhi (Channel NDTV Prime), che desidera mandarlo in onda. E' stato selezionato in concorso ad un Festival dell'Isola di Pico, nelle Azzorre. A novembre 2015 l'ho presentato al Teatro Stabile di Potenza, su iniziativa dell'associazione Yin-sieme. Il Festival online Humanity Explored, che copre i territori di Nuova Zelanda, USA, India ed Indonesia, nel 2015 mi ha contattato per informarmi che il mio film è in linea con il tema e con la mission del festival, per cui è stato selezionato e sarà in concorso. A giugno 2016 il documentario è stato in Serbia, al Mikser Festival di Savamala (Belgrado), a febbraio 2017 è approdato nello studio-casa di produzione Multidimension di Parigi, infine il mese scorso ha fatto tappa a Verona, al San Giò Verona Video Festival. A marzo 2015, in concorso al Cinechildren Film Festival di Ostiglia (MN), ha ricevuto il premio come miglior film documentario, con questa motivazione:sulle tracce dell'antica via Carovaniera, la via della Seta, il documentario di Lisa Castagna indaga con sguardo raffinato la relazione tra la donna e la natura. Anziché dimostrare, la telecamera si limita a mostrare, lasciando che volti e paesaggi rivelino una verità forse invisibile a occhio nudo.

Cosa le manca di questa straordinaria esperienza?
Nonostante le difficoltà climatiche, avvertite specialmente quando abbiamo attraversato i confini di notte, devo dire che mi manca tutto, soprattutto la purezza verso la vita e il senso di pace che ho respirato stando a contatto con queste meravigliose donne e con le loro storie.

Quale messaggio si augura possa giungere a coloro che avranno la fortuna di ammirare questo meraviglioso documentario?
Mi auguro riescano a comprendere e ad appropriarsi dell’importante relazione con la Natura, intesa come Madre Terra, e del profondo legame con il principio ed insegnamento di Pace che non dovremmo mai abbandonare, ma avere sempre dentro di noi, non solo in "momenti di guerra".
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20/12/2017 16:21:03
da: a: info@ftnews.it
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Nome: elisabetta amoroso
Messaggio: Non ho ancora visto il documentario, lo vorrei guardare a Natale con la mia famiglia e credo che sarà un meraviglioso regalo per tutti
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