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mercoledì, 29 marzo 2017 10:34 |
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Marina Di Guardo con il suo libro (foto di Cosimo Buccolieri)
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Francesca Bianchi
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Domani, presso la libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi di Roma, la scrittrice Marina Di Guardo presenterà Com'è giusto che sia, il suo ultimo libro, edito dalla Mondadori. Nel corso della serata, che inizierà alle ore 18,30, interverrà Tiziana Cosso Olivetti, di Della Classe.com.
Già autrice di due drammi relazionali, L'inganno della seduzione e Non mi spezzi le ali, di un thriller, Bambole Gemelle, e di un romanzo horror/apocalittico, Frozen Bodies, questa volta la scrittrice si è cimentata in un libro dalla storia difficile e drammatica, ma così avvincente da lasciare il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.
FtNews
FtNews ha avuto il piacere di incontrare Marina Di Guardo, che ci ha parlato di ciò che l'ha spinta a narrare una storia dal tema così forte e attuale, come quello della violenza sulle donne. Nel corso della nostra conversazione, l'autrice si è soffermata anche sul legame tra questo libro e i suoi lavori precedenti, mettendone in evidenza analogie e differenze.
Come e quando è nata l'idea di cimentarsi nella stesura di una storia forte e drammatica, come quella narrata nel thriller Com'è giusto che sia?
Era un’idea che mi solleticava da tanto tempo. Basta solo aprire un giornale o sintonizzarsi su un notiziario televisivo: subito si è subissati da notizie riguardanti l’ennesimo femminicidio. La rabbia sorda che avverto ogni volta é quella di Dalia, la protagonista del mio romanzo. Ho anche raccolto diverse testimonianze di amiche e conoscenti maltrattate, non solo fisicamente ma anche psicologicamente, da uomini brutali. Ho ascoltato i loro racconti, ho indagato i loro occhi smarriti, ne ho avvertito l’angoscia sorda. Da lì, ho cominciato a fantasticare di un personaggio che fosse non più vittima, ma carnefice. Qualcuno che rimettesse tutte le cose a posto, come dice spesso Dalia.
Ha al Suo attivo due drammi relazionali, L'inganno della seduzione e Non mi spezzi le ali, e un thriller, Bambole Gemelle. Qual è la peculiarità di Com'è giusto che sia rispetto agli altri tre libri? Di contro, ci sono punti di contatto tra questo lavoro e i precedenti?
I primi due romanzi erano centrati su trame che indagavano la psicologia, le dinamiche affettive e i travagli interiori dei personaggi, drammi relazionali appunto. Con Non mi spezzi le ali è iniziata, un po’ in sordina, la svolta. Ho provato a immaginare un finale dalle tinte molto fosche, decisamente noir. Scelta che è stata apprezzata dai miei lettori e dalla critica. Quest’ottima risposta mi ha dato la carica necessaria. Ho deciso di cimentarmi in via definitiva nel noir e nel thriller: così sono nati Bambole Gemelle e Com’è giusto che sia
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Marina Di Guardo (foto di Cosimo Buccolieri)
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Oltre questi quattro libri appena citati, ha scritto anche un romanzo horror/apocalittico, Frozen Bodies. Tra queste cinque pubblicazioni, ce n'è una a cui si sente particolarmente legata?
Come spesso accade, è l’ultimo nato che attira tutte le maggiori attenzioni e cure. Mi verrebbe di rispondere, quindi: Com’è giusto che sia. E’ il mio libro più completo: unisce una trama avvincente a temi importanti come la violenza sulle donne e il difficile rapporto madre/figlia.
Qual è il filo conduttore di Com'è giusto che sia?
E’ il filo conduttore di tutti i miei libri: l’ineluttabilità del destino. Io credo molto alla possibilità di riscatto che ogni essere umano racchiude in sé, ma a volte i condizionamenti, le vicende vissute, i traumi che ci hanno segnato diventano delle zavorre da cui non riusciamo a liberarci, in nessun modo.
Nel libro la protagonista indiscussa è una donna, Dalia, che nel corso dell'opera si trasformerà in un'assassina. Si è ispirata a qualcuno per la creazione di questo personaggio?
Non mi sono ispirata a nessun personaggio della cronaca nera o del mondo letterario. Quando ho pensato a Dalia, SAPEVO che sarebbe stata bellissima, sensibile, grintosa e danneggiata dalla vita in maniera irrimediabile. Era come se fosse davanti a me, si muovesse, mi parlasse. Una visione.
Quale messaggio si augura possa giungere a tutte le donne che leggeranno questo thriller?
Le racconto solo questo episodio: alla presentazione di Milano, al momento delle dediche sul libro, una ragazza si è avvicinata e mi ha sussurrato: "Grazie, Marina, per aver raccontato questa storia! Io so bene cosa vuol dire provare la disperazione di certe situazioni". L’ho guardata: bella, giovanissima, lo sguardo perso. Le ho preso la mano e le ho sorriso. Le ho detto di non rinunciare mai a sentirsi importante e degna di amore e rispetto. Spero che quella splendida ragazza, con le mie parole, con il mio romanzo, trovi la forza di vedere il coraggio e il valore che conserva dentro di sé.
Cosa rappresenta per Lei la scrittura?
La libertà. Solo scrivendo mi sento in grado di raccontare storie forti, a volte un po’ sgradevoli, ma così vere. I miei personaggi, le mie trame, le vicende che racconto sono la mia espressione più libera. Una sensazione impagabile.
Sta già lavorando ad un nuovo libro? In caso di risposta positiva, può svelarci quali saranno i temi che affronterà?
Ho iniziato da qualche mese un nuovo thriller. E’ ambientato sulle colline del Piacentino, luogo a me molto caro, e narra di un avvocato che si ritira a vita privata, in un isolamento quasi totale. Ma in una notte buia e tempestosa…. Oops! Non posso dire di più.
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