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martedì, 04 ottobre 2016 06:59 |
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. Sa Racca di Sedini. Questa spettacolare domus de janas, oggi sede del locale museo etnografico, nei secoli è stata utilizzata come cava, abitazione privata e sede di partito.
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato Gianmichele Lisai, editor ed autore che ha collaborato con varie case editrici e ha scritto per antologie e riviste. Nei suoi numerosi libri, Lisai si è sempre occupato di storie inedite, misteri, aneddoti, curiosità sarde, personaggi dimenticati e capitoli rimossi dell'antica storia della Sardegna.
Nel corso della nostra bella conversazione, lo scrittore ci ha parlato del suo ultimo libro, Forse non tutti sanno che in Sardegna..., risultato di un approfondito e minuzioso lavoro di ricerca. Un libro che inizia con la storia, approfondendo il periodo compreso tra la preistoria e il Medioevo, affronta l'epoca che va dalla colonizzazione delle Americhe alla caduta del fascismo e da lì approda, infine, ai giorni nostri. Una grande varietà di aneddoti, informazioni e storie di grande interesse che l'autore racconta con uno stile diretto ed accessibile a tutti, non solo agli addetti ai lavori. Fermamente convinto che per dimostrare la grandezza dell'antica civiltà sarda non serva assolutamente inventare storie fantasiose, nel libro lo scrittore sfata anche alcuni luoghi comuni e credenze errate ed affronta il tema dei numerosi primati che detiene la Sardegna.
Nei Suoi numerosi libri si è sempre occupato di storie inedite, misteri, aneddoti, curiosità sarde, personaggi dimenticati. Qual è la peculiarità di "Forse non tutti sanno che in Sardegna..." rispetto agli altri libri? Di contro, ci sono punti di contatto tra questo saggio e i lavori precedenti?
Questo libro, al contrario dei precedenti, è frutto di un lavoro di sottrazione ed approfondimento: contiene meno argomenti, ma più circostanziati. In massima parte si tratta di argomenti che non avevo mai trattato prima. Ci sono diverse cose, a dire il vero, che non erano mai state trattate da nessuno. Per la prima volta, ad esempio, viene antologizzata Grazia Serra Sanna, straordinaria scrittrice di Iglesias, scomparsa nel 2000, che meriterebbe di essere valorizzata e, a mio modesto avviso, ripubblicata oggi da un editore forte sul mercato sardo. Venendo ai pochi punti di contatto con le mie pubblicazioni precedenti, che erano inevitabili, ho cercato di trattarli in modo diverso. Prendiamo il caso delle domus de janas; se in passato mi ero concentrato sulle descrizioni dei monumenti e dei relativi riti prenuragici, in questo libro ho parlato dell’utilizzo di questi sepolcri nel corso dei secoli: trasformati in chiese, sfruttati come ovili e altre insolite riconversioni.
Come è strutturato il libro?
Il libro è diviso in tre parti, separate da due isole tematiche. La prima parte va dalla preistoria al Medioevo ed è seguita dall’isola tematica dei primati. La seconda va dalla colonizzazione delle Americhe alla caduta del fascismo ed è seguita dall’isola tematica dei sapori, in cui si parla di cibo, vino e lunga vita. La terza parte va dalla seconda guerra mondiale a oggi. Infine c’è una conclusione che porta con sé qualche altra curiosità.
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Gradinata e facciata del santuario dedicato alla Madonna di Bonaria, che sorge sull'omonimo colle, a Cagliari.
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A quali fonti ha attinto nella fase di ricerca del materiale?
Ho attinto ad archivi di documenti, di giornali, a testi antichi, moderni e contemporanei, sardi, italiani e stranieri, di cui si riporta una ricca selezione in bibliografia. Mi sono servito anche di qualche testimonianze diretta. Per l’ultimo caso, ovvero il mistero del Volpe 132, l’elicottero della guardia di finanza abbattuto nel 1994 nella baia di Feraxi, ho potuto consultare in anteprima, grazie alla disponibilità degli autori, il documentario Il grano e la volpe. Volpe 132, una verità nascosta da più di vent’anni, di Vincenzo Guerrizio e Raffaele Manco. Un documentario molto approfondito, che contiene interviste inedite a persone coinvolte a vario titolo nella tragica vicenda. Questa storia, al di là del crimine pressoché accertato, ma ancora senza colpevoli, getta una mala ombra sul ruolo dello Stato.
Nella parte iniziale si sofferma sulle Domus de Janas, antiche necropoli sarde, passa in rassegna le statue dei Giganti e racconta vari aneddoti legati alla civiltà nuragica, che Lei definisce la prima vera civiltà del Mediterraneo centro-occidentale. Cosa sappiamo della cultura enologica e gastronomica dei Nuragici?
In realtà, a definirla la prima vera civiltà del Mediterraneo centro-occidentale è stato il professor Massimo Pittau, che io cito più volte in questo libro. Ciò dovuto, della cultura enogastronomica nuragica ogni tanto si scopre qualcosa che mette in discussione teorie del passato. Ad esempio, non sono stati i popoli dominatori ad insegnarci a produrre il vino, ma stando al ritrovamento di migliaia di semi di vite nel sito nuragico di Sa Osa, a Cabras, e ad altri indizi, saremmo stati noi i primi del Mediterraneo occidentale ad avviare una produzione enologica. Sempre da quel sito provengono semi di melone, per i quali vale il medesimo discorso. I nuragici conoscevano poi la panificazione, una forma ovviamente rudimentale, ma indicativa di un invidiabile grado di civilizzazione per il tempo. Facevano la polenta, con buona pace di chi ci considera terroni, e mangiavano, tra le altre prelibatezze, le lumache, ancora oggi tra i piatti tipici della cucina sarda.
E' in quel remoto passato che vanno rintracciate le origini della cucina tradizionale sarda, apprezzata e celebrata in tutto il mondo, a cui Lei dedica una sezione del libro?
Sicuramente sono origini lontane. Spaziando nel campo della cultura enogastronomica, abbiamo accennato al vino nuragico; proprio il vino della Sardegna costituisce oggi un’eccellenza indiscussa: riporto nel libro studi condotti da ricercatori stranieri, che attestano le proprietà antiossidanti dei rossi barbaricini ogliastrini, considerati tra gli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute, con incidenza sulla diffusa longevità di quelle zone. Così anche i pecorini e l’allevamento della pecora sarda hanno certamente radici molto antiche.
In cosa consisteva la Super-maratona dei Nuraghi?
Negli anni Ottanta, quando la si praticava, con i suoi 254 chilometri non-stop era la più lunga competizione nel suo genere. Si partiva da piazza del Carmine, a Cagliari, e passando per la vecchia Carlo Felice, si arrivava fino a Sassari, attraversando vari paesi, con pendenze anche importanti. Era una gara estenuante, infatti dopo cinque edizioni fu interrotta.
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La locandina dell’ultima edizione della Super-maratona dei nuraghi, svoltasi in Sardegna dal 1984 al 1988.
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Un capitolo è dedicato alla località di Capo di Pula, dove furono ritrovati i resti di Nora, uno dei centri più antichi della Sardegna. Questa località è nota ai turisti per le sue acque cristalline, ma dell'importanza che riveste dal punto di vista archeologico non si sa nulla. Lì, durante la fase di romanizzazione, a ridosso della nascita dell'Impero, si verificò un fatto di cronaca nera. Cosa accadde di preciso?
Successe che intorno al 55 a.C., Marco Emilio Scauro, governatore della provincia romana di Sardinia et Corsica, sfruttando la sua posizione di potere, si stava arricchendo alle spalle degli isolani. Egli fece uccidere Bostare, illustre cittadino di Nora e suo oppositore politico. A processo per omicidio e concussione, Scauro fu difeso da Cicerone, che riuscì a farlo assolvere, screditando i parenti della vittima e l’intero popolo sardo.
Nel saggio si parla anche degli unici due Pontefici che la Sardegna ha dato alla storia: uno costruiva biblioteche, l'altro le bruciava. Chi sono questi due Papi?
Papa Ilario, già legato di Leone Magno, del quale proseguì le politiche, e Simmaco. Il primo, tra le varie ristrutturazioni cui si dedicò, riempiendo d’oro le chiese mentre Roma era in miseria, costruì due biblioteche in San Giovanni in Laterano; il secondo, dalle gradinate dell’omonima basilica, che a quell'epoca era sede papale, bruciava i libri degli eretici. Entrambi furono coinvolti nelle ramificazioni di uno scisma che si trascinava dal tempo in cui Ilario era legato di Leone Magno.
Nel libro si sfatano alcuni luoghi comuni e credenze errate. Può citarne qualche esempio?
Non è vero che la Madonna di Bonaria sia la madonna della “buona aria”. Il colle di Bonaria, da cui il santuario della Vergine prende il nome, sorge in una zona che era paludosa, quindi esattamente l’opposto di un luogo salubre. Il nome Bonaria, come ricorda il già citato professor Massimo Pittau, deriverebbe semmai da bagnaria, ovvero dagli antichi bagni che lì erano presenti.
Lei affronta anche il tema dei numerosi primati che detiene la Sardegna. Può raccontarne qualcuno?
Ce ne sono alcuni, ma ne mancano molti, proprio perché li avevo già inseriti altrove. Penso all’Orecchione sardo, che non è un insulto omofobo, ma l’unico pipistrello endemico d’Italia. Penso anche alla grotta di San Giovanni, a Domusnovas, unica della nazione e terza in tutto il mondo, percorribile in auto, anche se oggi è chiusa al traffico. Penso anche al più grande murale d’Europa sull'Inquisizione, che si trova a Triei, in Ogliastra, o al luogo meno piovoso d’Italia, Capo Carbonara, a Villasimius. Ce ne sono tantissimi, meriterebbero un libro dedicato.
Che legame c'è tra la Sardegna e Buenos Aires, capitale dell'Argentina?
Anche questa risposta meriterebbe un lungo “spiegone”, che cercherò di evitare, perché la questione è molto più complessa di come è stata diffusa da Papa Francesco, quando ha parlato del legame stretto che unisce la sua città con il nostro capoluogo. Il fondo di verità è che il nome Buenos Aires deriva da Bonaria, la Madonna cagliaritana protettrice dei naviganti, divenuta in Spagna la Vergine della “buona aria”, in seguito a una corruzione catalana della parola. Al momento della fondazione di Buenos Aires, un uomo dell’equipaggio, Leonardo Gribeo, primo a scendere dalla nave secondo la tradizione argentina, suggerì di dedicare quel porto a Bonaria, verso cui – essendo marinaio e nativo Cagliari – era molto devoto. L’ulteriore curiosità per me, rispetto alla quale non ho trovato traccia in alcun testo italiano e che ho scoperto grazie a fonti argentine, è che quando, dopo questa prima conquista, il porto fu distrutto dagli indigeni e ci fu una seconda spedizione che partì dal Paraguay, prese parte alla definitiva fondazione della capitale argentina Lazzaro Gribeo, figlio di Leonardo, cui a Buenos Aires è intestata perfino una via.
Quale messaggio si augura possa arrivare ai lettori del Suo libro?
Non mi prefiggo di mandare messaggi, quindi non me lo sono mai augurato ed è una cosa su cui non avevo mai riflettuto. Ora che ci rifletto, però, in un paio di punti cerco di prendere le distanze da alcune teorie fantasiose, volte a investire la Sardegna e il suo popolo antico di caratteristiche mitiche. Trovo sia superfluo per la nostra cultura e dannoso per la nostra conoscenza: la grandezza della nostra civiltà del passato si evince già dal dimostrabile e non c’è bisogno di "raccontar fole". Diceva Sergio Atzeni: quando gli stranieri hanno raccontato fole, ho cercato di smontarle. Oggi, spesso, siamo proprio noi sardi a raccontarle.
Scheda tecnica
Titolo: Forse non tutti sanno che in Sardegna...
Autore: Gianmichele Lisai
Editore: Newton Compton
Anno: 2016
ISBN: 9788854182349
Pagine: 320
Prezzo: € 10,00
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