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mercoledì, 16 novembre 2016 08:32 |
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Francesca Bianchi
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Sabato 19 novembre, presso l'Istituto Samantabhadra di Via di Generosa, 24, a Roma, il giornalista Carlo Buldrini presenterà Pellegrinaggio buddhista, il suo ultimo libro.
FtNews
ha avuto il grande piacere di intervistare lo scrittore, che per oltre 30 anni ha vissuto in India, dove è stato addetto reggente dell’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi e ha insegnato alla Jamia Millia Islamia, l’Università islamica di Delhi.
Il grande protagonista del viaggio di Buldrini è Siddhartha Gautama, il Buddha, il Risvegliato. Le mete di questo pellegrinaggio sono Lumbini, Bodh Gaya, Sarnath e Kushinagar, le "quattro grandi meraviglie", i luoghi dove si verificarono gli episodi principali della vita del Buddha: la nascita, l’illuminazione, il primo insegnamento, la morte. Dopo 2500 anni, Buldrini ha deciso di ripercorrere le stesse strade dove il Buddha ha lasciato le sue orme, seguendo Siddhartha dalla fase dell’ascesi nella grotta, al Risveglio sotto l’albero della Bodhi, al Parco delle Gazzelle, fino al punto di arrivo, quello del parinirvana, in cui viene meno ogni forma di attaccamento. Alle vicende del Buddha l'autore intreccia la storia dei luoghi di culto e della loro riscoperta archeologica, la descrizione delle raffigurazioni del Buddha e quella dell’India contemporanea e dei fedeli che da ogni parte dell'Asia arrivano per compiere lo stesso pellegrinaggio.
Nel corso della nostra piacevole conversazione, l'autore ci ha raccontato qualche dettaglio in merito al libro, sostenendo che nella libertà insita nel buddhismo l'uomo moderno può trovare una risposta concreta alla sua esigenza di spiritualità. Dalle sue parole emergono i ricordi più profondi della sua permanenza in India che, a distanza di anni, custodisce gelosamente nel suo cuore.
Come e quando è maturata l’idea di scrivere un libro dal titolo "Pellegrinaggio buddhista"?
Nel 1971, dopo essermi laureato in architettura a Venezia, sono partito per l’India con una borsa di studio offerta dal governo indiano. Nell’estate del 1972 visitai il Museo archeologico di Sarnath, una località a tredici chilometri da Varanasi. Il museo di Sarnath è molto bello. Quasi tutti i manufatti che espone sono buddhisti. In questo museo c’è una stele scolpita, in cui sono raffigurati i quattro episodi principali della vita del Buddha: la nascita, l’illuminazione, il primo insegnamento, la morte. Le quattro località dove avvennero questi eventi costituiscono le mete del pellegrinaggio buddhista. Migliaia di pellegrini provenienti da tutta l’Asia compiono ogni anno questo pellegrinaggio. Così decisi di farlo anch’io. Il mio libro è il racconto di questo viaggio.
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Quali sono i luoghi di questo pellegrinaggio?
La prima meta è Lumbini, in Nepal. È qui che nacque Siddhartha, il bambino che un giorno diventerà il Buddha. La seconda meta è Bodh Gaya, nello Stato indiano del Bihar. In una notte di luna piena di più di 2500 anni fa, seduto sotto l'Albero della Bodhi, Siddhartha raggiunse l’illuminazione, diventando, così, il Buddha, il Risvegliato. La terza meta è Sarnath. In quello che allora era il Parco delle Gazzelle, il Buddha predicò per la prima volta, mettendo così in moto la ruota del Dharma. Infine, c'è Kushinagar, l'ultima meta. Qui il Buddha, vecchio e malato, entrò nel “parinirvana”, il nirvana definitivo: la morte.
Come è strutturato il Suo libro?
Il libro contiene due racconti di viaggio paralleli: il viaggio della vita del Buddha, che ricostruisco attraverso la descrizione delle rovine degli antichi monumenti, sorti nei luoghi dove il Risvegliato ha vissuto, e il mio viaggio che, dopo 2500 anni, ripercorre le stesse strade dove il Buddha ha lasciato le sue orme.
Quali sono le Quattro Nobili Verità del buddhismo?
A Sarnath, nel Parco delle Gazzelle, il Buddha espose per la prima volta la sua dottrina. Non lo fece come un filosofo, ma come un medico. Un medico che: 1) individua la malattia; 2) trova la causa di questa malattia; 3) stabilisce che la malattia è curabile; 4) prescrive la terapia per curare la malattia. Questi quattro punti costituiscono le Quattro Nobili Verità della filosofia buddhista. La “malattia” che il Buddha individua è la sofferenza. La presenza della sofferenza nella nostra vita è la Prima Nobile Verità. Il Buddha dice che la nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la malattia è sofferenza, la morte è sofferenza, lo stare uniti a quello che non piace è sofferenza, lo stare separati da quello che piace è sofferenza, il non ottenere quello che si desidera è sofferenza. Insomma, la sofferenza caratterizza le nostre vite. La Seconda Nobile Verità è la causa di questa sofferenza. Il Buddha la individua nella brama, nel desiderio, nella “sete” (trishna in sanscrito) e, quindi, nell’attaccamento. La Terza Nobile Verità è la cessazione di questa sofferenza. Il Buddha ci dice che mettendo fine alla brama, si pone fine alla sofferenza e si entra nel “nirvana”. Nirvana significa, infatti, “spegnimento”. Lo si ottiene mettendo fine alla brama, all’odio e alla confusione mentale. La Quarta Nobile Verità è il sentiero che conduce al nirvana: è il Nobile Ottuplice Sentiero.
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Statua del "parinirvana" a Kushinagar
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In cosa consiste il Nobile Ottuplice Sentiero?
L’enunciazione di questo “sentiero” è molto semplice: retta visione, retto pensiero, retta parola, retta azione, retto sostentamento, retto sforzo, retta presenza mentale, retta concentrazione. Sono i principi di un’etica laica che non ha nulla a che fare con la religione. Percorrere il “sentiero” significa compiere una profonda trasformazione di se stessi. La vita diventa, così, un processo di auto-perfezionamento. Le afflizioni mentali, quali la brama, l’odio e la confusione mentale vengono trasformate in generosità, gentilezza e saggezza.
Cosa può insegnare la spiritualità buddhista alla nostra società occidentale, immersa nei ritmi frenetici della quotidianità e sempre più avulsa da qualsiasi forma di contemplazione e meditazione?
La società “moderna”, caratterizzata dalla scienza e dalla tecnologia, inevitabilmente trova sempre maggiori difficoltà nel credere ed immedesimarsi nei dogmi e nei riti delle religioni del passato. Il buddhismo è diverso. Il buddhismo è ateo - perché non crede in un Dio creatore - e rifiuta qualsiasi dogma in contrasto con la ragione. Questo rende la filosofia buddhista estremamente “moderna”. Il buddhismo ci invita a “capire” e non a “credere”. L’essenza del buddhismo è la libertà. L’esigenza di spiritualità dell’uomo di oggi può trovare nel buddhismo una risposta adeguata.
Lei ha vissuto tanti anni in India. Cosa Le è rimasto di quella lunga esperienza?
Ho vissuto in India 32 anni. Negli ultimi dieci anni sono stato addetto reggente dell’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi e ho insegnato alla Jamia Millia Islamia, l’Università islamica di Delhi. Nei venti anni precedenti, la mia vita in India è stata molto difficile: vivevo di lavori precari ed ero molto povero. In quegli anni anche l’India era molto povera. Questo mi ha permesso di vivere come gli indiani, di vivere “con” gli indiani e di ascoltare quella che Gandhi chiamava “la musica triste e dolce dell’umanità. Questa “musica” è la cosa più preziosa che l’India mi ha dato ed è quello che ancora porto dentro di me.
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