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domenica, 27 maggio 2018 16:40 |
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato il giornalista Stefano Vietina, grande esperto di comunicazione ed autore de Il ricordo e l'emozione. A 30 anni dalle prime vacanze di Papa Giovanni Paolo II in Comelico e Cadore (Edizioni Arco, 2017). L'8 luglio 1987 Karol Wojtyla arrivò per la prima volta a Lorenzago, dove rimase per circa una settimana. Quella in Comelico e Cadore fu la prima villeggiatura estiva di un Papa lontano da Roma. Vietina, che oggi collabora con il "Corriere delle Alpi", ha avuto la fortuna di conoscere e di intervistare molte persone che lavorarono per la riuscita di quelle vacanze, a cominciare da Alfia Pomarè, la cuoca che cucinò per il Papa il 12 luglio 1987, per un pranzo nella Val Visdende; ha avuto modo di ascoltare i ricordi di chi ha programmato le gite montane del Papa, durante le quali venivano adottati diversi accorgimenti per cercare di distogliere l'attenzione e la curiosità dei turisti e per far sì che il Papa passasse inosservato. Questi preziosi ed intensi ricordi sono confluiti nel libro dove, pagina dopo pagina, sono narrati gli incontri di Wojtyla con la persone semplici, che in maniera del tutto fortuita ed inaspettata si trovarono davanti il Pontefice lungo i sentieri di montagna, e ancora oggi, a distanza di anni, ricordano con emozione quell'incontro con uno dei più grandi protagonisti della storia del Novecento. Nel corso della nostra conversazione Vietina, che ha dedicato molti libri alla storia, alla cultura, alla natura e all'economia del Comelico, del Cadore e delle montagne bellunesi, ha raccontato dell'entusiasmo con cui Giovanni Paolo II, montanaro tra i montanari, partecipava alle escursioni sulle Dolomiti cadorine, posti di straordinaria bellezza che gli ricordavano i Monti Tatra della sua amata Polonia, dove aveva trascorso i momenti più felici e spensierati della sua gioventù. Vietina ha espresso la speranza che si inizi a valorizzare maggiormente la presenza ed il ricordo di Karol Wojtyla in Cadore ed in Comelico per rilanciare una sorta di turismo religioso in un territorio che vive di turismo. Soprattutto, spera che questo libro inviti sempre più persone ad abbracciare il senso di mistero che governa le nostre vite, attraverso la contemplazione della bellezza, della pace e dell'armonia che si respirano sulle montagne di questo angolo delle Dolomiti che, come ebbe a dire l'amato papa polacco, suscitano nel cuore il senso dell'infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime.
Stefano Vietina, come è nata l'idea di scrivere Il ricordo e l'emozione, un libro sulle vacanze che Giovanni Paolo II trascorse in Cadore e in Comelico alla fine degli anni Ottanta?
Faccio il giornalista e molti dei miei articoli nascono da incontri, a volte casuali. Mi è capitato così, all'inizio del 2017, di conoscere la signora Alfia Pomarè, la cuoca che cucinò per il Papa il 12 luglio 1987, primo anno delle vacanze papali, per un famoso pranzo nella Val Visdende, in Comelico. I suoi ricordi, così vivi e così emozionanti, mi hanno spinto a proseguire in questo viaggio, incontrando un cameriere di quel giorno, oggi titolare di un ristorante stellato a Sappada; poi i commensali, due semplici forestali che il Papa volle accanto a sé al posto di politici o prelati; quindi la guida che lo ha accompagnato nelle escursioni per i primi due anni; ed ancora i gestori dei rifugi in cui entrò senza preavviso; un benzinaio che ebbe la fortuna di vedere fermarsi proprio davanti a lui la macchina del Pontefice, che gli dette la mano; i fotografi e i giornalisti locali e così via. In tutto una ventina di persone semplici, capaci di riportarci indietro nel tempo con i loro ricordi, che io ho cercato di raccontare senza perderne l'emozione. Da qui il titolo.
Dove soggiornò il Pontefice?
A Lorenzago di Cadore, in provincia di Belluno.
Perché vennero scelti proprio il Comelico e il Cadore? Chi pianificò le vacanze del Papa?
Ci sono varie ipotesi a tale riguardo. Si sapeva che Giovanni Paolo II, uomo abituato in Polonia a trascorrere molti giorni nella natura, non appena poteva, da Papa “scalpitava” per poter fare delle vacanze diverse dai suoi predecessori, che si limitavano ad andare nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Il Vescovo di Belluno, Mons. Maffeo Ducoli, grazie ad una precedente carriera diplomatica, aveva i suoi agganci in Vaticano. Individuò la villetta di Mirabello a Lorenzago, adatta allo scopo anche per poter ospitare lì vicino, in un castello, tutto il seguito. Ne parlò con il vescovo di Treviso, Mons. Antonio Mistrorigo, alla cui Diocesi apparteneva questa area ed anche le abitazioni relative, ed avanzarono insieme la proposta, che venne accolta positivamente.
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Il Papa sulla cima del Monte Peralba (mt. 2694) 20 luglio 1988
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Come trascorreva il Papa le sue vacanze in Comelico e in Cadore?
Nella preghiera; poi svolgendo i compiti propri di un Capo di Stato, quale era, quindi corrispondenza, telefonate, qualche incontro sporadico, e via dicendo; ma soprattutto partecipando con vero entusiasmo alle passeggiate ed alle escursioni su quelle montagne che, come mi ha scritto il suo Segretario particolare, il Card. Stanislao Dziwisz, dopo aver letto il mio libro, egli amava e riteneva un dono di Dio, ogni volta che aveva l'occasione di immergersi nella natura, grande patrimonio del Creato.
Quali furono i momenti più significativi di quei giorni?
I momenti significativi furono innumerevoli. Io mi sono dedicato a recuperare soprattutto alcuni degli episodi ed alcuni degli incontri con la gente semplice: quelli fortuiti, improvvisi, inaspettati. Perché sono questi che restituiscono tutta l'emozione di quei giorni. Trovare il Papa in Comelico e in Cadore trenta anni fa, nel bosco, sui sentieri, sulle vette deve essere stato qualcosa di assolutamente magico.
Cos'è rimasto, oggi di quelle vacanze? Che ricordo conservano i cadorini della permanenza del Pontefice sulle loro montagne?
Tutti i cadorini che abbiano oltre 40 anni, credenti o meno, conservano un ricordo personale, particolare, preciso. Chi lo ha incontrato, chi lo ha ascoltato mentre celebrava Messa, chi lo ha seguito sulle crode, chi gli ha fatto un regalo, chi se lo è visto passare accanto al proprio fienile. Insomma, il ricordo è più vivo che mai. Ma anche le persone invecchiano, purtroppo, e vengono poi a mancare; il mio libro vuole quindi essere anche uno strumento per “fermare” il ricordo, per non disperdere un patrimonio di conoscenza.
Chi sono i protagonisti degli incontri con il Papa polacco? Come è riuscito a risalire a loro e ad ascoltare i ricordi e le emozioni dell'incontro con un uomo che ha cambiato il corso della Storia?
Sono partito, come dicevo, dalla cuoca e poi da uno sono arrivato all'altro. Si era sparsa la voce che stavo scrivendo per il quotidiano di Belluno Il Corriere delle Alpi degli articoli su quelle prime vacanze e qualcuno si è fatto vivo. Molti fino ad allora avevano custodito gelosamente i propri ricordi ed anche le loro foto; io ho avuto la fortuna di ottenere la loro fiducia e di ricevere in cambio amicizia, memorie ed immagini assolutamente inedite. Di tutto questo è fatto il mio libro.
Lei ha avuto modo di raccogliere le confidenze di qualche accompagnatore che ha guidato il Pontefice polacco durante le sue numerose escursioni. Stando alle loro testimonianze, che turista era Papa Wojtyla? Come si comportava durante le escursioni?
Era un vero amante della montagna. Non voleva assolutamente che venissero delimitate le zone dove lui camminava, perché la montagna deve essere di tutti. Contemplava, si fermava spesso a pregare, se incontrava qualcuno si informava sulla famiglia, il lavoro, i paesi, le case. Mai si è lamentato della stanchezza, mai si è fermato, anzi aveva ben chiaro che in montagna si parte per raggiungere un obiettivo e si va avanti insieme, in cordata.
Quali erano i sentieri preferiti del Pontefice? Cosa apprezzò di più delle Vostre montagne?
Apprezzava molto il Comelico ed il Cadore. Fra tutti i monti, quello che era rimasto di più dentro il suo cuore, comunque, era indubbiamente il Peralba, il monte alle cui pendici nasce il fiume Piave. Arrivato in vetta, a 2.694 metri, si rese conto che quello era il monte più alto su cui era arrivato a piedi (i Monti Tatra, in Polonia, arrivano, infatti, solo a 2.600 metri) e se ne rallegrò molto. Era anche il punto più vicino al cielo, infatti...
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Il Papa sale al Monte Quaternà, in Comelico, il 13 luglio 1987
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Quali accortezze venivano adottate per cercare di distogliere l'attenzione e la curiosità dei turisti e per far sì che il Papa passasse inosservato?
Mi dicono che, alcune volte, dalla villetta di Mirabello partissero in direzione diverse tre vetture uguali, così che la gente presente non potesse capire quale macchina ospitasse il Papa. Poi, quando camminavano su sentieri stretti e vedevano arrivare da lontano qualche turista, la guida del Papa, l'ing. Gildo Tomasini, gli si rivolgeva dicendo: “Santo Padre, bisogna leggere”. Poi tirava fuori dallo zaino uno dei quotidiani dell'epoca, veri e propri “lenzuoli”, non piccoli tabloid come gli attuali, e con quello si coprivano il viso, così da non essere riconosciuti.
Il 21 luglio 1996 Giovanni Paolo II ricevette la cittadinanza onoraria del Cadore? Come reagì quando gli fu conferito questo importante riconoscimento?
Dopo aver ringraziato, chiese, sorridendo, al Presidente della Magnifica Comunità di Cadore, Gian Candido De Martin, se da quel momento avrebbe dovuto pagare le tasse anche lì...
Voglio farLe la domanda che Lei nel libro pone proprio a Gian Candido De Martin, presidente della Magnifica Comunità di Cadore dal 1988 al 2004: secondo Lei, è possibile valorizzare il ricordo di Giovanni Paolo II in Cadore per rilanciare una sorta di turismo religioso?
Si potrebbe e si dovrebbe fare. Quale altro posto al mondo può vantare un record di questo tipo? Un Papa che, dopo aver girato tutto il mondo per evangelizzarlo, quando decise di fermarsi a riposare, scelse proprio il Cadore ed il Comelico. Collegare queste montagne a quelle visite (furono sei estati per Papa Giovanni Paolo II ed una, nel 2007, per Papa Benedetto XVI) potrebbe davvero rilanciare il turismo, che ormai è l'attività principale di tutta la zona.
Quale messaggio si augura possa giungere ai lettori de Il ricordo e l'emozione?
La semplicità di un Papa che amava la natura e la montagna in maniera veramente entusiasta ed ancor di più amava i montanari, in cui si riconosceva. Amava scherzare, dialogare, interrogare. Amava capire il mistero della vita attraverso la bellezza del creato che, su questo fazzoletto di Dolomiti, raggiunge una delle sue vette più alte.
Il libro, che presenta in appendice anche una sintesi in inglese, francese, spagnolo e tedesco, può essere richiesto all'indirizzo della casa editrice:
arcocomunicazione@gmail.com it
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