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martedì, 23 novembre 2021 08:13 |
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews ha avuto il piacere di intervistare la dott.ssa Valentina Bandiera, autrice del saggio breve: Il Petrarca nel III Millennio. Dal Secretum al regresso emotivo. Nel libro si indaga la scienza dei rapporti e delle funzioni che animarono il dissidio petrarchesco, partendo dal Secretum fino ad arrivare al regresso emotivo. Nel corso della nostra ricca conversazione, la studiosa ha spiegato i motivi che l'hanno indotta a proporre una lettura di Petrarca alla luce di realtà e valori della nostra epoca. Ha discusso in maniera approfondita del significato del "regresso emotivo" e dell'impianto dialogico del Secretum, che è alla base dell'odierna psicoterapia. Si è soffermata, inoltre, sull'atteggiamento di Petrarca nei confronti dell'amore e sugli aspetti che distinguono Laura dalla donna dello Stilnovo e dalla Beatrice di Dante.
Oltre che di una spiritualità moderna, Petrarca si fa promotore di una sensibilità moderna incentrata sull'uomo, sulla realizzazione delle sue aspirazioni e dei suoi desideri. Petrarca incarna la figura di intellettuale completamente nuovo, non più legato esclusivamente alle istituzioni religiose e a una dimensione municipale: è stato, a tutti gli effetti, un intellettuale europeo; viaggiò molto, si trovò presso le principali corti dell'epoca. Questo fa di lui un grande e illuminato precursore dell'Umanesimo. Valentina Bandiera ha espresso la speranza che i lettori possano leggere negli scritti di Petrarca una visione moderna e attuale dell’amore, non confinata al classicismo, e ha esortato tutti a coltivare la bellezza indiscussa della poesia per riscoprire l’autenticità dei nostri sentimenti e il colore dell’amore, che ha sempre saputo infondere al mondo sentimenti di speranza e gioia.
Dott.ssa Bandiera, nel saggio breve Il Petrarca nel III Millennio. Dal Secretum al regresso emotivo, lei indaga la scienza dei rapporti e delle funzioni che animarono il dissidio petrarchesco, partendo dal Secretum fino ad arrivare al regresso emotivo. Come e quando è nata l'idea di cimentarsi nella lettura di Petrarca alla luce di realtà e valori della nostra epoca? Cosa si intende per "regresso emotivo"?
Ho sempre considerato Francesco Petrarca il poeta della modernità. Quando frequentavo i corsi di letteratura italiana presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, ho scoperto questo grande autore grazie ai docenti ordinari di letteratura Pasquale Sabbatino e Raffaele Giglio. Questi docenti hanno saputo trasmettere non solo la parte erudita petrarchesca, la quale rappresenta un notevole bagaglio culturale, frutto di studi classici e filologici, ma, soprattutto, la fragilità umana di Petrarca, occasione che ha aperto la strada alla modernità, proiettando l’uomo verso i bisogni concreti e terreni, così da rendere la condizione esistenziale concreta e svincolata dal trascendentale.
Il regresso emotivo si configura come un triste fenomeno; esso determina la condizione per cui il dialogo, la comunicazione interpersonale e sociale si affievoliscono a causa di un malsano egoismo sfrenato e distruttivo, il quale sfalda l’armonia sociale. I tornaconti personali mettono in crisi la condivisione e il benessere della società, che vengono accantonati da un individualismo eccessivo. Questo individualismo determina il crollo dell’amore all’interno della comunità.
Quando è nato il suo interesse per Petrarca? Cosa l'affascina del suo pensiero e della sua poetica?
Il mio interesse per Petrarca è nato non solo grazie alle lezioni accademiche letterarie, ma si è intensificato per la sensibilità che questo poeta eccezionale ha saputo trasmettere alle persone. Infatti la poetica petrarchesca è autentica e sincera, perché Petrarca è stato uno dei primi poeti, oltre a Guido Cavalcanti, a porre l’accento sul pathos amoroso e sul martirio delle fiamme passionali. Ciò che mi affascina di tale scrittore è l’ardore passionale che si riverbera nei suoi scritti; in particolare, nei Rerum volgarium fragmenta e nel Secretum. Mi colpisce soprattutto l’ardore del desiderio verso Laura, per cui, quanto più l’amore non è corrisposto, tanto più questo desiderio si alimenta. Ciò avviene grazie al pathos scaturito dalla sofferenza di un amore non ricambiato. Questa è una peculiarità molto interessante e moderna. Sebbene Petrarca, nel descrivere il desiderio amoroso, collochi Laura in un ambiente che rispecchia il locus amoenus della tradizione provenzale e stilnovistica, tuttavia si distacca dalla concezione della donna-angelo, tanto conclamata nello Stilnovismo, per approdare ad una concezione di amore che supera l’idea di forza irrazionale e si concilia con l’attualità.
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Manoscritto Vat. Lat. 3196, detto "Codice degli Abbozzi"
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Nel saggio si sofferma molto sul dissidio interiore di Petrarca. Quali aspetti assunse questo tormento interiore, questo conflitto spirituale?
Con Petrarca si parla di dissidio spirituale e tormento interiore che assunsero toni davvero notevoli, non solo come testimoniato nel Canzoniere, ma soprattutto nell’opera dialogica del Secretum, scritta interamente in latino. Proprio in tale scritto abbiamo la condizione umana di Petrarca, come del resto anche nelle Epistole, sezione Familiares, soprattutto per quanto riguarda l’epistola scritta in occasione dell’Ascesa al Monte Ventoso. Questo famoso testo narra l’ascesa al monte Ventoso effettuata dal Petrarca, ma questa narrazione assume un taglio simbolico, in quanto la fatica di scalare la vetta del monte da parte del poeta rappresenta il suo conflitto spirituale, incapace di approdare ad una visione trascendentale della vita ed ancorato alle brame terrene, quali il desiderio di gloria terrena e intellettuale e il desiderio carnale verso Laura. Queste brame sono, poi, sviscerate meglio nel Secretum da sant'Agostino, simbolo della coscienza morale. L’ascesa al monte Ventoso si configura anche come un tentativo da parte del poeta di abbandonare le velleità terrene per approdare ad un benessere spirituale scevro da inquietudini. Bisogna dire anche che il dissidio petrarchesco non è isolato, ma si riverbera nella crisi di un’epoca: la fine del Medioevo, con il crollo dei poteri universali del Papato e dell’Impero, presuppone anche la fine della visione teocentrica per lasciare il passo all’Umanesimo, che predilige l’industria e l’intraprendenza umana. La prerogativa homo faber fortunae suae sarà, poi, la matrice con cui si afferma l’idea antropocentrica che sarà protagonista dell’intero umanesimo letterario, filosofico e storico italiano.
L'amore di Petrarca per Laura è intenso e totalizzante. Laura rappresenta il simbolo del desiderio carnale, non è uno strumento di elevazione spirituale. Come si pone Petrarca nei confronti dell'amore? Quali aspetti distinguono Laura dalla donna dello Stilnovo e dalla Beatrice di Dante?
Petrarca è del tutto incatenato dalla condizione di sofferenza amorosa. Provando un desiderio carnale verso la donna, sente irrimediabilmente il bisogno di una quiete interiore, in quanto percepisce questo desiderio come una schiavitù che lo allontana da Dio. L’amore carnale viene inteso come una schiavitù anche per il fatto che Petrarca non trova una corrispondenza amorosa da parte della donna. Dalle poesie del Canzoniere si evince che Amore, cioè Cupido, ha colpito Petrarca (6 aprile 1327), mentre Laura non è stata contagiata dal desiderio e, quando ella si accorge del sentimento amoroso del poeta, si vela il viso in segno di diniego. Laura ha sicuramente alcuni aspetti che la contraddistinguono dalla donna dello Stilnovo e dalla Beatrice di Dante: Laura è soggetta all’azione disgregatrice del tempo che porta con sé tutto e fa riflettere sulla provvisorietà della vita terrena, come testimoniato nel sonetto proemiale del Canzoniere. Laura, inoltre, per il desiderio carnale suscitato nel poeta, non rappresenta più la donna angelo e non ha la funzione salvifica della Beatrice dantesca, ma ha caratteristiche ben precise, tali da suscitare un tormento amoroso: anche la fisionomia di Laura era descritta in maniera dettagliata, come si evince da alcuni sonetti e canzoni: i capei d’oro, i bei occhi, l’angelico seno della gonna...
Cosa rappresentò per Petrarca la morte di Laura?
Petrarca viene a conoscenza della morte di Laura, vittima della peste del 1348, grazie all’amico Ludovico da Kempen. Qui viene accentuata la funzione disgregatrice del tempo e la concezione di una vita terrena mutevole e transeunte. Nel sonetto La vita fugge et non s’arresta una hora è proprio chiara questa concezione.
Sicuramente Petrarca vagheggia Laura in cielo, più accondiscendente verso i suoi gemiti d’amore. Petrarca inserisce Laura,post mortem, in una condizione di elevazione spirituale maggiore rispetto a quando la donna era in vita. Il desiderio carnale scompare per fare posto a un desiderio incentrato sulla redenzione. Dopo la dipartita, Laura sembra essere più vicina al poeta.
Nel libro parla anche dell'opera Rerum vulgarium fragmenta, meglio conosciuta come Canzoniere, l'unica opera, insieme ai Trionfi, che Petrarca scrisse in volgare. Cosa ha contribuito a fare del Canzoniere una delle opere principali della letteratura italiana?
Il Canzoniere è una delle opere più importanti di Francesco Petrarca. Rappresenta la storia d’amore, ovvero la storia di un folle desiderio carnale, mai ricambiato, con la consapevolezza che tutto ciò che è terreno è destinato a perire, come l’autore sostiene nel sonetto proemiale (quanto piace al mondo è breve sogno). Bisogna dire anche che nella seconda parte del testo, ovvero nelle rime scritte dopo la morte di Laura, il desiderio carnale sembra quasi dileguarsi, per lasciare il posto ad una ricerca spasmodica di quiete interiore e spirituale, come traspare dall’ultima canzone, l'inno alla Vergine Maria. Anche un altro elemento ha reso famoso il Canzoniere: lo stile armonioso ed elegante, incorniciato in una struttura metrica edificata in maniera perfetta. Petrarca ha incastrato perfettamente nella sua opera generi metrici diversi, come la ballata, il sonetto, la canzone, il madrigale e la sestina, anche se vi è una prevalenza netta di sonetti. Anche la struttura metrica è perfetta, tanto da fornire le basi per lo studio della poesia nella didattica dei licei e dei percorsi di laurea umanistici. Ciò che rende il Canzoniere un’opera illustre e modello di riferimento per la letteratura italiana è la veste linguistica armoniosa ed erudita. Il linguaggio è perfetto: un volgare dal lessico aulico e forbito, con uno stile adeguato ad un pubblico selezionato e raffinato. Infatti, proprio per lo stile linguistico eloquente ed asciutto, Pietro Bembo, grande letterato del Cinquecento, nella sua opera Prose della volgar lingua (1525) fisserà l’opera petrarchesca come modello letterario volgare per quel che concerne la poesia. Si realizza, così, il sogno tanto bramato da Dante Alighieri, il quale, nel De vulgari eloquentia, cercava un volgare letterario ed erudito che potesse avvicinarsi alla dignità dell’eloquenza della lingua latina.
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Il Secretum è un dialogo in tre libri, scritto in latino tra il 1347 e il 1353, ma ambientato tra il 1342 e il 1343, frutto della crisi di quel biennio. L'impianto dialogico dell'opera sta alla base dell'odierna psicoterapia. Qual è, secondo lei, l'aspetto rivoluzionario del Secretum? Cosa rappresenta la Verità nel Secretum?
Il Secretum ha un aspetto rivoluzionario, perché non solo anticipa la psicoanalisi freudiana moderna, ma rivela novità per quanto riguarda il monologo interiore e il flusso di coscienza. Il Secretum anticipa uno dei metodi attuati durante la psicoterapia, cioè l’impostazione dialogica che ispeziona i disagi psicologici dei pazienti. Il Secretum è un’opera fortemente introspettiva, il cui unico protagonista è Petrarca con le sue fragilità e la sua coscienza, simboleggiata da S. Agostino. Quest’ultima testimonia e anticipa il metodo della psicoterapia, che consiste nello sviscerare le contraddizioni psichiche e le nevrosi causate da traumi, per porre una soluzione o guarigione. La verità, nel Secretum, viene raffigurata come una donna che assiste al dialogo tra Francesco Petrarca e S. Agostino. La verità ha la capacità di discernere i moti interiori e smascherare le debolezze e le fragilità per osservare, in maniera schietta e lucida, la realtà, senza veli d’ipocrisia. Dal punto di vista narratologico, invece, il Secretum può confrontarsi con il flusso di coscienza o il monologo interiore, anche se non possiamo considerarlo alla stregua del monologo interiore di Joyce, in quanto l’autore novecentesco utilizza il flusso di coscienza, mentre Petrarca nel dialogo interloquisce con sant'Agostino, che rappresenta la sua controparte, la coscienza morale. Quella che, in psicoterapia, è chiamata Super-Io.
Oltre che di una spiritualità moderna, Petrarca si fa promotore di una sensibilità moderna incentrata sull'uomo, sulla realizzazione delle sue aspirazioni e dei suoi desideri. Petrarca incarna una figura di intellettuale completamente nuovo, non più legato esclusivamente alle istituzioni religiose e a una dimensione municipale: è stato a tutti gli effetti un intellettuale europeo, viaggiò molto, si trovò presso le principali corti dell'epoca. Perché si può parlare di Petrarca come precursore dell'Umanesimo o "protoumanista"? Quali aspetti del suo pensiero hanno contribuito a fare di lui il padre dell'Umanesimo?
Sicuramente Petrarca è stato il padre dell’Umanesimo, in quanto è stato il primo a porre al centro l’uomo con i suoi bisogni e le sue aspirazioni; è stato il primo a recuperare la veste originale dei classici latini. A Liegi, infatti, nel 1333, scoprì l'orazione Pro Archia di Cicerone. Con Petrarca l’umanesimo si diffonde. I viaggi del poeta rappresentano l’intraprendenza umana che realizza i propri desideri e le proprie aspirazioni. Con Petrarca prende avvio una scienza importante, la filologia, che si edificherà, poi, come scienza autonoma all’interno del cursus studiorum litterarum. Con l’attività filologica nasce una fiorente riscoperta dei manoscritti dei classici latini e Petrarca ne diviene promotore. La ripresa degli auctores classici si configura come la nascita dell’educazione che si rivolge all’uomo nella sua concretezza e in maniera del tutto laica.
Un autore come Petrarca cosa può dirci oggi? In particolare, cosa può dire alle giovanissime generazioni? Qual è il significato della sua poesia in questa nostra epoca?
Petrarca oggi è letto maggiormente nelle università italiane e nei percorsi didattici. La sua poesia è aulica e artificiosa, per cui è complessa sintatticamente e stilisticamente, ma, per quanto riguarda il contenuto, rivela una sensibilità poetica che può essere colta dalle giovani generazioni. Il significato della poesia petrarchesca è semplice; il mondo petrarchesco non è tanto dissimile dall'odierno mondo adolescenziale. Quasi tutti i giovani hanno vissuto esperienze di dissidio interiore o si sono inoltrati nel tortuoso sentiero di un amore tormentato.
Quanto è importante oggi tornare a coltivare la bellezza della poesia?
Oggi la poesia è importante per riscoprire l’autenticità dei nostri sentimenti e il colore dell’amore, che ha sempre saputo infondere al mondo sentimenti di speranza e gioia. Oggi è importante riscoprire l’essenza della poesia non soltanto per ricordare le nostre radici, ma per la trasmissione di armonia, amore e pace, sentimenti autentici che rischiano di scomparire a causa del consumismo e della legge del capitalismo.
Quale messaggio si augura possa arrivare ai lettori del suo libro Il Petrarca nel III Millennio. Dal Secretum al regresso emotivo?
Spero che i miei lettori possano ammirare Petrarca e scoprire una visione moderna e attuale dell’amore, non confinata al classicismo. Mi auguro che il messaggio sia chiaro: riscoprire le radici della nostra civiltà, conoscere noi stessi, come sosteneva anche Socrate, curarci della nostra essenza. Il testo vuole far comprendere che l’amore è un sentimento radioso, soprattutto se osserviamo le giovani generazioni, e che è importante prenderci cura della nostra anima.
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