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domenica, 24 novembre 2024 10:15 |
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Cratere di Pronomos. Napoli, Museo Archeologico Nazionale di Napoli
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Francesca Bianchi
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Si è conclusa domenica 17 novembre la mostra Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma, ospitata dal 21 maggio al Museo dell'Ara Pacis. La mostra, dedicata al racconto del mondo del teatro antico, dalla forza vitale degli spettacoli teatrali alla loro popolarità, fino alle vite difficili degli attori e degli altri grandi protagonisti di questa istituzione, è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Curata da Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo, l'esposizione ha registrato un vasto successo di pubblico, con oltre 14mila visitatori dalla sua apertura. Media Partner: Rai Pubblica Utilità, Rai Radio 3, La Repubblica. Catalogo: L’Erma di Bretschneider, a cura di Salvatore Monda, Orietta Rossini e Lucia Spagnuolo.
Il visitatore/spettatore è stato condotto oltre la scena, dentro i meccanismi di produzione, nei camerini degli attori, sui palcoscenici e sugli spalti dei teatri antichi: una ricostruzione viva, in cui gli stessi protagonisti - attraverso interventi multimediali creati ad hoc – hanno coinvolto il pubblico raccontando le loro vite, le storie che hanno interpretato, il loro ruolo di autori o performers in una società così simile e insieme tanto diversa dalla nostra. Le maschere sono state il filo conduttore di questo percorso: dalle più antiche, risalenti al V sec. a.C., a quelle ellenistiche del III-II secolo a.C., fino a quelle di epoca romana. Le maschere sono anche “caratteri” scenici di lunga durata, tragici, comici e grotteschi: il visitatore ha così potuto scoprire l’origine antichissima di tanti personaggi del teatro moderno, dal vecchio misantropo al giovane seduttore, dal servo scaltro ai giovani amanti ostacolati dalle diverse condizioni sociali.
La mostra è stata illustrata da oltre 240 opere provenienti da 25 diversi prestatori, con un percorso espositivo ricco di autentiche rarità: la coppa di produzione attica, proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, con una delle rarissime rappresentazioni di una falloforia, processione in onore del dio del teatro Dioniso; un esemplare unico di antica maschera in terracotta dal Museo Archeologico Regionale "Paolo Orsi" di Siracusa; il famoso “vaso di Pronomos” dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
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Kylix (coppa) attica con scena di phallopòria. Firenze, Museo Archeologico Nazionale
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. Alcuni reperti selezionati meritano una menzione particolare: le straordinarie maschere miniaturistiche della tragedia e commedia greca provenienti dall’isola di Lipari; le statuine di attori, danzatori e giocolieri del mondo magnogreco; la rappresentazione della nascita di Elena dall’uovo su un vaso magnogreco della serie raffigurante le commedie “fliaciche”; una serie di miniature teatrali, molte mai esposte in mostra, provenienti da contesti tarquiniesi; strumenti musicali originali come tibie, resti di cetre, crotali, sistri, molti dei quali sono stati per l’occasione fedelmente riprodotti in copia in modo da consentire al visitatore di sperimentarne il suono; un “campionario” di modelli di maschere, mai esposti a Roma, provenienti dalla bottega di un artigiano di Pompei; i grandi affreschi parietali di un camerino per la compagnia teatrale, provenienti dal teatro romano di Nemi; una serie di dodici gemme di epoca romana a soggetto teatrale; lo straordinario ritratto di Marcello e la maschera in bronzo di Papposileno della collezione Fondazione Sorgente Group.
La mostra ha proposto un viaggio attraverso i secoli, con focus sull’età augustea. Il racconto è partito dalle radici greche, siciliane, magnogreche, etrusche e italiche del teatro romano, dall’origine religiosa del ludus e dai primi palcoscenici in legno, per arrivare allo splendore della frons scenae dei grandi teatri per decine di migliaia di spettatori.
Sette le sezioni del percorso espositivo, con un filo narrativo in senso cronologico. La prima sezione, dal titolo Genesi, ha raccontato l’importanza del culto dionisiaco alle radici della tradizione teatrale greca e il valore del teatro per la vita democratica ad Atene. La seconda sezione, dal titolo Radici italiche e magnogreche, ha messo in risalto il contributo che l’Etruria, la Magna Grecia e i popoli italici fornirono al sorgere del teatro latino. La terza sezione, intitolata La commedia a Roma, ha presentato la tradizione comica romana, passando dalla costruzione dei personaggi, vere e proprie maschere di tipi umani in Plauto, allo spirito riflessivo e introspettivo dei personaggi di Terenzio.
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Maschera di attore di farsa fliacica. Taranto, Museo Archeologico Nazionale di Taranto
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La quarta sezione, dal titolo La tragedia a Roma, ha presentato i principali protagonisti della produzione tragica in periodo repubblicano, di cui poco resta, soffermandosi, poi, su due personaggi di grande caratura come Seneca e Nerone. Al centro della quinta sezione, intitolata I protagonisti e la musica, le vite, spesso al limite, di attori, danzatori, musici, mimi, attraverso le testimonianze che raccontano cosa facessero in scena e cosa oltre la scena. Qui sono stati raccontati aspetti legati all’organizzazione degli spettacoli, come la composizione delle compagnie teatrali e la produzione degli artigiani che realizzavano le maschere. La sesta sezione, dal titolo L’architettura, ha posto l'attenzione sull’eredità monumentale lasciata dal teatro antico attraverso rovine architettoniche, in molti casi maestose e ancora funzionanti. L’attraversamento dell’antico si è aperto alla contemporaneità nell’ultima sezione della mostra, dal titolo Attualità del classico, realizzata in collaborazione e con il contributo del Dipartimento di Lettere e Culture Moderne dell’Università di Roma ‘Sapienza’ e dell’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico): attraverso una selezione di locandine storiche di spettacoli realizzati al teatro greco di Siracusa, montaggi video di messe in scena contemporanee e altre testimonianze materiali e fotografiche, riferite in particolare all’esperienza del ‘Vantone’ di Pasolini, il percorso espositivo ha congedato il visitatore offrendo una “panoramica” sulla vitalità del teatro classico, dal primo Novecento ai nostri giorni.
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