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Nadia Tarantini: Quando nascesti tu, stella lucente

lunedì, 05 marzo 2018 21:14

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Francesca Bianchi
FtNews ha intervistato Nadia Tarantini, giornalista e scrittrice, che lo scorso anno ha dato alle stampe Quando nascesti tu, stella lucente, un romanzo ambientato nel 2346, il cui tema principale è il rapporto fra il corpo delle donne e la terra, fra la difesa dell’ambiente e la protezione della vita. Nel corso della nostra conversazione, la scrittrice si è soffermata sulle forti connessioni tra questo romanzo visionario e il romanzo-saggio Il Risveglio del Corpo, scritto insieme a Maria Teresa Pinardi, sottolineando che entrambi i libri parlano di corpo, memoria, emozioni, che in Quando nascesti tu, stella lucente giocano un ruolo fondamentale e consentono ai protagonisti di svelare a se stessi e al loro mondo le menzogne del potere, l’illusione della tecnologia e la rimozione dell’essenza più profonda dell’essere umano.
La scrittrice ha parlato del fondamentale e peculiare contributo dato alla fantascienza dalle donne, che non dimenticano mai di forgiarla sulle emozioni e sulle relazioni fra gli esseri umani, dando vita ad una fantascienza umanistica, e non solo tecnologica.
La Tarantini, che è anche docente di corsi e seminari di scrittura, si è infine rivolta a tutte le donne che leggeranno questo romanzo, esortandole ad avere fiducia nelle loro emozioni e nella loro creatività e a ritrovare le radici più profonde della propria femminilità, consapevoli che solo in questa maniera ci si può riconciliare anche con il passato più burrascoso.

Nadia, lo scorso anno ha dato alle stampe Quando nascesti tu, stella lucente, che ha presentato nelle più importanti città italiane, ottenendo un grandissimo successo. Come e quando è maturata in Lei l'idea di cimentarsi in un romanzo di fantascienza?
Questo romanzo mi è nato dentro all’improvviso, nel lontano 1978-79. Un’ispirazione fortissima; in una paginetta ho scritto subito a macchina la gran parte della trama. Come dico nei ringraziamenti finali del libro, in quei giorni d’autunno avevo fatto un’inchiesta sugli avvistamenti di Ufo nel cielo di Pescara e ne ero stata molto colpita…chissà. La fantascienza, comunque, mi ha sempre incuriosito molto, come pure la narrativa fantastica.

Ha al Suo attivo vari libri d’inchiesta, manuali sulla scrittura e il romanzo-saggio sulla salute Il risveglio del corpo, scritto insieme a Maria Teresa Pinardi. Quale ruolo ricoprono la centralità del corpo, delle emozioni e della memoria in Quando nascesti tu, stella lucente e qual è la peculiarità di questo romanzo di fantascienza rispetto agli altri Suoi lavori?
Di contro, ci sono punti di contatto con i Suoi scritti precedenti?

Quando nascesti tu, stella lucente è una tappa molto importante, seppure tardiva, nella mia storia di giornalista e di scrittrice. Infatti è la prima opera di narrativa che pubblico, narrativa nella quale mi esercitavo dall’età di nove anni, senza essere riuscita, fino al 2017, a pubblicare molto: un paio di racconti su due riviste e un altro racconto in una raccolta. Ci sono fortissime connessioni tra il romanzo e Il Risveglio del corpo, perché entrambi i libri parlano di corpo, memoria, emozioni, che in Quando nascesti tu, stella lucente hanno un ruolo fondamentale: sono i mezzi, misteriosi e potenti, che permettono a Marcela e agli altri Trentenni della Prima Generazione, destinati ad un futuro terribile, di svelare a se stessi e al loro mondo le menzogne del potere, l’illusione iper-tecnologica, la rimozione dell’essenza più profonda dell’essere umano.
E con gli altri c’è un legame segreto: anche nei manuali di scrittura, i libri più “asettici” in un certo senso, io segretamente cercavo di esercitare la scrittura di saggistica come se potessero essere dei racconti, delle narrazioni. E così anche nel giornalismo.
Nadia Tarantini durante la prima presentazione del libro a Roma, insieme a Maria Rosa Cutrufelli e a Lorella Reale
Qual è il filo conduttore di Quando nascesti tu, stella lucente?
Il filo più potente per me è il rapporto fra il corpo delle donne e la terra, fra la difesa dell’ambiente e la protezione della vita, che le donne comprendono fino in fondo: con la testa, con il cuore, ma anche con la pancia. Ed è un corpo dove le donne vivono emozioni, che non si possono comprimere senza gravi danni; un corpo dove le memorie sono il terreno in cui le emozioni trovano alimento per vivere il presente, progettare il futuro, ma sapendo che senza consapevolezza delle proprie radici non c’è domani. Oggi viviamo in un mondo che tende a rimuovere le emozioni, la memoria, e che pensa di poter padroneggiare ambiente e corpi solo a fini economici.

In quale contesto storico-geografico è ambientato il romanzo?
Il presente narrativo del romanzo è il 2346, l’anno della scelta. Ma i capitoli di questi dodici mesi sono inframmezzati da Interludi che ci informano sulle cose più importanti accadute nei duecento anni precedenti. Il luogo non è dichiarato, ma si intuisce che la Grande Calotta, dove vivono le protagoniste e i protagonisti del romanzo, potrebbe essere stata costruita in Africa.

La protagonista indiscussa del libro è una donna, Marcela, destinata a rivelare al suo mondo la verità del Grande Disastro. Che tipo di donna è Marcela?
Si è ispirata a qualcuno per la creazione di questo personaggio?

Non ci ho pensato prima, mentre lo scrivevo, ma via via che mi veniva posta la domanda. Marcela è sicuramente un “estratto”, se possiamo dire così, di molti incontri con giovani donne che ho avuto negli anni, a partire da mia figlia e dalle sue più care amiche, dalle mie studentesse. Credo che abbia preso anche da me. E sicuramente ha qualcosa di mia madre da giovane: è mora come lei, ha un corpo agile e longilineo, è atletica: mia madre non ha mai potuto fare sport, ma se gliel’avessero permesso penso sarebbe stata brava. Ma poi i personaggi che creiamo sono anche la proiezione dei nostri desideri, hanno qualcosa di ideale.

Chi è la "stella lucente" cui si fa riferimento nel titolo del libro?
“Stella lucente” è il/la protagonista di un’antica filastrocca abruzzese, che però si ritrova anche in altre regioni italiane. È stata usata a volte per alludere alla nascita di Cristo, altre volte in canti d’amore. A me è servita per introdurre il canto in un momento molto importante, risolutivo direi. Avevo bisogno del linguaggio della musica e non delle parole, in quel momento, ma siccome è proprio verso il finale del romanzo, non vorrei dire di più!
Nadia Tarantini
Nel romanzo si parla di un Grande Disastro. A quale evento allude?
Lo scopriremo via via, è qualcosa che si verifica nell’atmosfera, ma che ha delle conseguenze sulla terra, sulle acque, sulla vita di piante, uomini, animali. È il filo rosso delle ricerche di Marcela e dell’eredità che le lascerà Karol, il Patriarca del Mondo dei Sepolti. Anche qui non posso dire molto di più! Il Grande Disastro è avvenuto circa duecento anni prima del presente narrativo del libro.

Che apporto hanno dato e continuano a dare le donne alla fantascienza, da sempre considerata un genere di dominio prettamente maschile?
Il contributo delle scrittrici alla fantascienza è fortissimo e viene da lontano: la fantascienza moderna è nata con il Frankestein di Mary Shelley. Sempre considerato un genere maschile, è “contaminato” dal fervore delle passioni femminili in tutte le epoche, anche se spesso le scrittrici si davano pseudonimi maschili per superare lo stereotipo che si era creato. La fantascienza scritta dalle donne è piena delle domande fondamentali che ci pone la vita, non dimentica mai il corpo, l’ambiente, le relazioni fra gli esseri umani. È una fantascienza umanistica e mai solo tecnologica.

Cosa rappresenta per Lei la scrittura?
L’equilibrio, la centratura in me stessa, l’autenticità, una motivazione profonda senza la quale la vita mi appare sbiadita. Non dico senza senso, perché ci sono gli affetti familiari, amicali, l’amore, ma la scrittura per me è quell’ingrediente che illumina tutto il resto, che mi proietta oltre le banalità, le meschinità, che mi dà pienezza di esistenza.

Quale messaggio si augura possa giungere a tutte le donne che leggeranno questo romanzo?
Che possono fidarsi del loro corpo, delle loro emozioni. Che possono ricordare anche le vicende più dolorose se hanno buone relazioni, prima di tutto con le altre donne. Che ci si può riconciliare con il passato, anche il più difficile, attraverso la creatività, la costruzione di mondi sia immaginari che reali, corrispondenti ai loro desideri. Vorrei dire che si può essere se stesse anche nelle peggiori circostanze, come quelle in cui si trova coinvolta Marcela. Nella vita si può mediare con successo solo se ritroviamo le radici più profonde di noi stesse.
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