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Fabrizio Manzetti: Nascosti davanti a tutti

martedì, 18 ottobre 2016 00:13

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Francesca Bianchi
Giovedì 20 ottobre, presso la libreria Caracuzzo di Albano Laziale, Fabrizio Manzetti presenterà Nascosti davanti a tutti, la sua prima raccolta di racconti.
FtNews ha incontrato l'autore, 28enne laureato in Comunicazione, che ha collaborato con diverse testate giornalistiche (LaVoce dei Castelli, AltraCittà, Italia Sera e MilanoFinanza), occupandosi di politica, e che nel 2014 ha contribuito alla realizzazione del libro Culture Digitali (Universitalia).
Nel corso della nostra piacevole conversazione, Manzetti ci ha raccontato come è nata l'idea di pubblicare un libro inerente il tema della quotidianità, svelandoci in anteprima qualche dettaglio sulla struttura del libro e sui suoi protagonisti. Ottimo osservatore, sensibile, empatico, discreto e attento, dalle sue parole si comprende tutto l'entusiasmo nel raccontare quello che vede e quello che sogna.

Come e quando è maturata l'idea di dare alle stampe un libro che affronta il tema della quotidianità con tutte le sue sfumature?
Sinceramente non credo ci sia stato un particolare momento in cui abbia pensato di scrivere una raccolta di racconti. Nel corso degli ultimi tre anni non ho fatto altro che appuntarmi ciò che mi colpiva o che più semplicemente mi succedeva intorno. I miei personaggi, quindi, sono reali, ne ho solo fotografato le dinamiche, cercando di trasmettere le stesse identiche sensazioni che hanno suscitato in me. L’anno scorso mi sono reso conto di aver accumulato diverse storie che ho pensato di far leggere ad amici ed estranei, amanti della lettura, attraverso il blog "Un elefante a due passi da casa". Il riscontro è stato positivo e da più parti mi è arrivato il consiglio di provare ad inviarlo alle case editrici. Così mi son detto: "perché no?" e mi sono buttato.

Come è strutturato il libro?
Come ho detto prima, si tratta di una raccolta di sedici racconti sia corali che polifonici, che mi piace definire realistico-visionari. Ho provato ad analizzare quanto di più intimo ci possa essere nell’ordinarietà della natura umana, quindi anche con tutte le sue contraddizioni ed assurdità. Parlo di persone che ho inventato, ma che in realtà ho incontrato e frequentato. È una specie di puzzle tragicomico, un caleidoscopio pieno di dialoghi, descrizioni e spunti di riflessione. Come diceva Vincenzo Cerami, quando scrivi, tu non puoi commuoverti o emozionarti. Devi riuscire a dare il senso del ricordo di quel sentimento che hai provato. Qualsiasi scrittore sa che parte da una situazione scomoda: comunque vada, ci sarà qualcosa di mancante nella sua scrittura. Perciò con il mio lavoro sto cercando di imparare a valorizzare tecnicamente quel difetto che riguarda la nostra parziale, confusa conoscenza della natura umana.
In base a quale criterio sono state scelte le storie da trattare e i relativi protagonisti?
Tutto è avvenuto naturalmente, senza alcuna tabella di marcia o criterio studiato a tavolino: ritengo che imporsi di scrivere snaturi l’essenza dello scrittore, ma penso possa valere per qualsiasi forma d’arte.

C'è un personaggio a cui Ti senti più legato?
In tutti i personaggi ci sono io. C’è sia il mio modo di vedere le cose che il mio modo di essere. Devo ammettere, però, che ho una particolare sintonia paranoide con Fosco, ecco.

Quali sono le Tue influenze letterarie?
Diciamo che, come ad un buffet, assaggio un po’ di tutto. Non ho un totem o una precisa cifra stilistica di riferimento, mi piacerebbe avere uno spettro identificativo vasto e vago di parecchi stili, tendenze, costruzioni artistiche, anche in contrasto fra loro. Comunque credo, come buona parte della mia generazione, di aver formato il mio immaginario in particolare su una letteratura nordamericana colta, bianca e maschile: Foster Wallace, Franzen, Carver, Barthelme, Roth e via discorrendo. Mi piace tantissimo anche Meacci, che ho anche incontrato e ritengo sia uno dei talenti migliori italiani. Leggere per me è fondamentale, ma lo sono anche la musica (ultimamente sono praticamente in loop con Bon Iver e James Blake) e la natura.

I Tuoi racconti hanno delle coordinate spazio-temporali?
Ti risponderei "nì". Nel senso che sì, sono ambientati nella contemporaneità, ma non hanno una specifica temporale. Per quanto riguarda l’ambientazione, invece, il discorso è un po’ diverso, visto che in alcuni racconti è centrale il luogo di azione: Roma, ad esempio, è descritta in lungo e in largo, essendo la mia città, ma anche Berlino, protagonista del racconto "La neve sui tigli". Come per i personaggi, anche le città sono fucine di contraddizioni, ad esempio amo Roma, dove tutto è sacro e nello stesso tempo lussurioso.

Quale messaggio Ti auguri possa arrivare ai lettori del Tuo libro?
Vorrei trasmettere il piacere dello stare sulla Luna, affacciati ad una finestra sul mondo. Le nostre vite, quotidianamente, sono composte della chimica plurima e iridescente di tutte le sensazioni, le emozioni forti, gli imprevisti o le esperienze annunciate che ci vengono a trovare e accadono mentre viviamo. Con il lavoro che faccio adesso, ossia il contadino (tengo a precisare che non seguo le orme di Ammaniti; io ne ho proprio bisogno per pagare l’affitto, le bollette e tutti i miei vizi!), ho a che fare quotidianamente con clienti - donne e uomini - di tutti i tipi, donne e uomini che sono cicatrici che parlano del passato e lo fanno, appunto, con i segni del presente. E' questo che mi affascina ed è questo che mi interessa raccontare.
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