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martedì, 20 novembre 2018 17:17 |
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Oriana Dal Bosco con il suo "papà" Tuareg ad Essendilene (Algeria)
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Francesca Bianchi
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FtNews
ha intervistato Oriana Dal Bosco, viaggiatrice instancabile che può ben dire di aver visitato Paesi in ogni angolo della Terra, con lunghe, intense esperienze in Africa, in particolare nel Sahara, dove organizza da anni viaggi individuali e di gruppo. Con Polaris Editore ha pubblicato le guide Libia: mediterranea e romana (scritta insieme a Maria Teresa Grassi), Algeria del Sud e Cipro e attualmente sta lavorando alla stesura di una guida dedicata all'Algeria del Nord. Non si tratta di classiche guide turistiche, ma di libri scritti con il cuore di chi quei posti li conosce bene e li ama con tutta l'anima.
Nel corso della nostra conversazione, Oriana Dal Bosco ha raccontato come è nato l'amore per la Libia e per l'Algeria, due posti dove ormai si sente a casa, e ci ha reso partecipi dei ricordi più vivi ed intensi della cultura e dello stile di vita delle popolazioni che lì ha incontrato. Abituata a viaggiare sin da piccola, ha parlato anche della collaborazione con il Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici, con cui da alcuni anni organizza viaggi a tema sull'arte preistorica, altra sua grande passione. Questa nomade dell'anima, come ama definirsi, invita tutti ad abbandonare la propria zona di comfort e, soprattutto, ogni forma di preconcetto, per lasciarsi sedurre dalle molteplici emozioni che i viaggi sanno regalare, stimolando curiosità ed apertura mentale nei confronti del diverso e rendendoci umanamente più ricchi ed aperti al confronto e all'accoglienza.
Oriana, Lei lavora per diversi tour operator ed ha alle spalle numerosi viaggi nel Nord Africa, in Medio Oriente e in Asia Centrale. Quando è nata la Sua grande passione per i viaggi e per il nomadismo?
Ho un tour operator con uffici in Mauritania, Tunisia ed Algeria. Devo dire che ho sempre amato i viaggi, perché i miei genitori fin da piccola mi hanno portato in giro per il mondo: a 9 anni ero in Tunisia, a 11 in Egitto, a 14 anni ho iniziato a studiare l'arabo. Ho visitato più o meno l'80% del mondo. Mi definisco una nomade nell'anima. Il viaggio è una scuola di vita in grado di aprire la mente, stimolare curiosità nei confronti del diverso, arricchire interiormente. Il viaggio permette a culture diverse di incontrarsi e dialogare.
Cosa rappresentano per Lei Libia e Algeria?
Libia e Algeria per me rappresentano casa, perché ho passato più tempo in questi due Paesi che in Italia. Ho iniziato a frequentarli da giovane, poi ho vissuto lì in modo continuativo. Sono due luoghi legati ad un periodo importante della mia vita. Il 90% dei miei amici è di nazionalità libica o algerina.
Ricordo ancora che quando entrai a Leptis Magna per la prima volta, provai un grande, immenso stupore che ancora mi emoziona: sembrava che i Romani se ne fossero andati un minuto prima. La maggior parte dei posti che ho visitato emana un grande fascino, ma anche una certa familiarità, perché sull'altra sponda del Mediterraneo ho trovato una parte delle mie radici.
Attualmente mi trovo in Algeria con un gruppo. Dalle antiche città romane del nord con le loro vestigia e i raffinati mosaici proseguiremo verso sud alla scoperta del Tadrart, uno dei luoghi più belli del Sahara, un vero e proprio santuario preistorico.
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Oriana Dal Bosco in Algeria con il prof. Umberto Sansoni per lo studio delle spirali nell'arte preistoria
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Come è nata la passione per questi due Paesi?
Sono andata per la prima volta in Algeria all'età di 19 anni. Fu il mio primo viaggio da sola, tre settimane che dovevano portarmi nel cuore del deserto del Sahara, a Djanet. All’epoca l’Algeria non aveva una buona fama e partii con un po’ di insicurezza e di paura, mai immaginando l’effetto che questo viaggio avrebbe avuto su di me. Arrivai a Djanet e lì trovai “casa”. Da quella volta il Sahara, la gente, i colori, la luce, le stelle e la sensazione unica che si prova nel deserto non mi avrebbero più abbandonato e io non avrei più abbandonato loro. La Libia, invece, l'ho cercata intenzionalmente, perché durante la guerra dell'Algeria del 1995, quando le frontiere erano chiuse, ho pensato di poter trovare in Libia una seconda Algeria. In realtà, se le radici culturali sono simili, la cultura moderna non è uguale. La Libia, infatti, all'epoca non era un paese aperto al turismo. Appena l'Algeria ha riaperto le sue frontiere, intorno al 2000, finalmente ho potuto realizzare il sogno di vivere a Djanet. In Libia è nata la passione per l'archeologia preistorica. Da autodidatta ho partecipato a campi estivi, scavi, studi, iniziative che ancora oggi mi impegnano e mi entusiasmano moltissimo.
A proposito di archeologia ed arte preistorica, da tempo ha avviato una collaborazione con il Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici, con cui lo scorso giugno ha partecipato al Congresso Mondiale UISPP (Union Internationale des Sciences Préhistoriques et Protohistoriques) di Parigi. Quali progetti avete in cantiere?
E' stato un onore poter partecipare, lo scorso giugno, al convegno di Parigi UISPP, con una relazione dal titolo "The Spirals on the rocks of Sahara. The rupestrian art to comunicate by the archetypes". Con me è intervenuto Umberto Sansoni, Direttore del Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici, con cui da alcuni anni ho iniziato ad organizzare viaggi a tema sull'arte preistorica. Finora siamo stati in Francia, Spagna, Svezia, in Irlanda e, qualche settimana fa, in Mongolia, nell'incantevole zona dell'Altai. In Italia siamo spesso in Valcamonica e proprio la frequentazione della Valle mi ha fatto pensare ad un possibile gemellaggio tra la Valcamonica, primo dei siti italiani inseriti nella Unesco World Heritage List, e il Parco Nazionale del Tassili N'Ajjer, il primo dei siti algerini patrimonio dell'Umanità. Stiamo lavorando con il Consolato Generale dell’Algeria di Milano e le autorità dell’Unione del Comuni della Valcamonica per far sì che ciò accada.
Tornando ai Suoi numerosi soggiorni nei Paesi del Maghreb, che ricordo conserva della cultura e dello stile di vita delle tante popolazioni nordafricane che ha incontrato? Come L'hanno accolta? Hanno avuto qualche diffidenza iniziale nei confronti di una donna occidentale?
La popolazione mi ha sempre accolta benissimo. Non ho visto alcuna diffidenza da parte di arabi, libici e algerini. Forse un po' di diffidenza l'ho avvertita da parte dei Tuareg, perché i Tuareg di Djanet sono molto particolari, decisamente chiusi nei confronti di tutto quello che è straniero e diverso. Quello che mi ha colpito del primo viaggio in Algeria è stato vedere per la prima volta dal vivo la povertà, ma senza la connotazione negativa con cui veniva rappresentata in tv: ho visto negli occhi di questa gente che viveva con poco e nulla una felicità autentica, una profonda tranquillità interiore e tanta saggezza. Mi ha colpito il fatto che fossero pronti a condividere quel poco che avevano. Una delle tante persone che ho conosciuto in quei posti, che è poi colui a cui ho voluto dedicare la mia guida sull'Algeria (che lui custodisce gelosamente accanto al letto), mi ha insegnato tanto in tal senso; io lo considero un po' il mio papà Tuareg.
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Oriana sulle sabbie arabe dell'Oman con i suoi compagni di viaggio preferiti: i suoi genitori
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Cosa L'ha colpita delle donne appartenenti alle diverse popolazioni incontrate? Di quale considerazione godono all'interno delle rispettive società?
Di tutte mi ha colpito il coraggio, la forza straordinaria che hanno. Per quello che riguarda le società arabe, la figura materna è fondamentale ed è più rispettata della figura paterna. I Tuareg non erano islamici, ma animisti, tanto che la loro era una cultura piramidale matriarcale, al cui vertice c'era il capo tribù, l’Amenokal, ma la musica e la scrittura venivano tramandate di madre in figlia. Se parliamo, poi, delle donne algerine, siamo su un altro Pianeta, tanto che si dice che l'Algeria ha vinto la guerra contro la Francia proprio grazie al ruolo delle donne: si riconosce subito il loro carattere forte e determinato!
Come Lei stessa ha affermato all'inizio di questa intervista, ha visitato circa l'80% del mondo. Tra i molti posti visitati, ce n'è uno che Le è rimasto nel cuore più di altri?
L'Antartide, perché è un mondo che, pur essendo completamente opposto rispetto a quello cui sono affezionata, mi ha dato le stesse sensazioni: lì la sabbia era sostituita dal ghiaccio, ma il silenzio era lo stesso, c'erano solo i pinguini in più. Anche la Mongolia, la zona dell'Altai, mi è rimasta nel cuore sia per i paesaggi straordinari che per i siti preistorici, che lì non mi sarei mai aspettata di trovare: è pieno di incisioni, altari, stele, tombe. La popolazione, inoltre, è meravigliosa.
Ha pubblicato tre guide di viaggio con la Polaris Editore. Come sono strutturate queste guide? Come è nata l'idea di cimentarsi nella stesura di guide di viaggio?
E' nata con la Casa Editrice Polaris, che mi ha proposto di scrivere guide che focalizzassero l'attenzione sull'aspetto culturale dei vari Paesi presi in considerazione. Libia mediterranea e romana é il titolo della prima guida che ho pubblicato. Ricordo che, quando scrissi questa guida, c'era il regime di Gheddafi, e molti Italiani nati in Libia, per ragioni politiche non potevano tornare nel Paese, quindi ho pensato di scrivere una guida che raccontasse la Libia dal punto di vista culturale, pensando che queste persone avrebbero potuto rivedere il loro paese natale almeno attraverso il mio libro. La guida dedicata alla Libia è un lungo viaggio di circa 1800 chilometri alla scoperta degli splendidi siti archeologici di epoca greca e romana, delle città, dei villaggi, dei granai disseminati nel nord del paese. Gli itinerari descritti si snodano tra le strette vie delle medine arabe, nei viali, tra i palazzi e le ex chiese cristiane, tra le case dei villaggi berberi, tra le moschee e i castelli turchi. Un ricco patrimonio storico-culturale. Da questo lavoro dedicato alla Libia è nata, poi, tutta la collana, di cui ho scritto il volume dedicato a Cipro e quello sull'Algeria del Sud. Il volume dedicato a Cipro è stato scritto con Sandro Caranzano, approfondendo la cultura di cui l’isola è particolarmente ricca. La guida sull'Algeria del Sud, invece, è un lungo viaggio che parte dalla capitale Algeri e percorre tutto il profondo sud, attraverso scenari di estrema bellezza e siti archeologici in cui si ripercorre la storia dell'uomo. E' ricca di aneddoti, cenni storici e descrizioni approfondite delle località.
A quando la prossima guida firmata Oriana Dal Bosco?
Adesso sto lavorando al libro dedicato all'Algeria del Nord. L'Algeria del Sud comprende la zona desertica, quindi popolazioni Tuareg, mentre la guida che uscirà sarà più incentrata sull'archeologia, sui siti del nord, principalmente romani, ma anche numidi e musulmani.
Quale messaggio si augura possa giungere ai lettori delle Sue guide?
Mi auguro con tutto il cuore che le mie guide consentano loro di fare un viaggio ricco culturalmente e umanamente, che possano creare il giusto entusiasmo e la curiosità per questi paesi, vincendo le perplessità e i condizionamenti che le notizie politiche suggerirebbero. Le ho scritte con passione, sperando che possano essere delle buone letture utili non solo durante il viaggio, ma anche al ritorno a casa, per fissare i ricordi di luoghi ed esperienze affascinanti.
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