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domenica, 18 giugno 2017 13:18 |
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Francesca Bianchi
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Giovedì 22 giugno, presso la libreria Caracuzzo di Albano Laziale, la professoressa Maria Rosaria De Simone presenterà il suo ultimo libro, Baby Giulia, che affronta il triste fenomeno del mercato del sesso a pagamento con minorenni. La presentazione, che è stata organizzata dall'Associazione Culturale Onlus 8 Marzo, sarà introdotta da Ada Scalchi, Presidente dell'Associazione "Famigliari delle vittime dei bombardamenti di Propaganda Fide di Albano Laziale".
FtNews
ha intervistato la De Simone, da anni insegnante nei licei, che ci ha svelato qualche dettaglio di questo romanzo a tinte noir, ambientato nella Roma bene. Nel corso della nostra conversazione, la scrittrice ha parlato anche di ciò che l'ha spinta a narrare una storia dal tema così forte e si è soffermata sul legame tra questo libro e i suoi lavori precedenti, mettendone in evidenza analogie e differenze. La docente ha insistito molto sulla fragilità dei nostri adolescenti, che spesso, privi di punti di riferimento, cercano disperatamente un senso e un significato del loro vivere.
Professoressa De Simone, quando è nata in Lei la passione per la scrittura?
E' nata quando, a otto anni, per la prima volta incontrai Jo in "Piccole donne". La conosci? Fu allora che decisi di diventare scrittrice. Fu amore a prima vista. Certo, poi, per vari motivi, sono arrivata a pubblicare solo in età matura. Comunque, ho sempre pensato:"Io sono Jo". Un libro può cambiare la vita...
Cosa rappresenta per Lei la scrittura?
La libertà, direi. La possibilità di dare voce al proprio interiore. Ma soprattutto quella parte creativa in me, attraverso la quale leggo me stessa, il mondo e, perché no, anche l'oltre.
Cosa L'ha indotta a cimentarsi nella stesura di una storia tanto forte e drammatica, come quella narrata nel libro "Baby Giulia", dove protagonista assoluto è il mondo del mercato del sesso a pagamento con minorenni?
Lo scandalo ai Parioli, che è stato chiamato delle "baby-squillo", un termine orribile, che ci fa comprendere come la lente sia stata puntata con morbosità sulle minori e non sui fruitori di sesso a pagamento. Poi anche la scoperta che il fenomeno è più ampio di quanto possiamo immaginare, anche se si è cercato di insabbiarlo. Ebbene, cosa c'è di meglio della scrittura per parlare di quello di cui non si può parlare, creando una storia dove la fantasia possa entrare e indagare nella realtà, con quella libertà che spesso non hanno neppure i più bravi giornalisti? Ho creato dei personaggi di fantasia che vestono i panni di personaggi reali di cui non si può parlare. La narrativa, in questo caso il poliziesco, può arrivare a far riflettere e a dare chiavi di lettura della nostra società, a toglierci i prosciutti dagli occhi, diciamo.
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Qual è il filo conduttore di questo libro?
Intanto ci tengo a dire che Roma fa da sfondo al romanzo. Una Roma magnifica, dove ogni pietra ha una storia da raccontare, dove ogni angolo irretisce per la sua bellezza, ma anche una Roma a tinte forti, che nasconde nel sotterraneo di certi ambienti storie noir, come il caso raccontato in Baby Giulia. Il filo conduttore è certamente il mercato del sesso a pagamento. Ho creato due personaggi che si muovono da protagonisti nella storia: il commissario Luca Lo Cascio, che spero riuscirà ad ammaliare i lettori con il suo carattere, la sua bravura e il suo fascino, e la Professoressa Rachele Farnese, che avrà parte nelle indagini.
Chi è Baby Giulia?
Nell'incipit si incontra Giulia, una quattordicenne che perde la vita cadendo dal settimo piano di un palazzo ai Parioli. Tutto pare far pensare al suicidio. A cambiar le carte in tavola sarà la professoressa di Italiano di Giulia, Rachele Farnese, e il commissario Luca Lo Cascio, che non si arrende di fronte all'evidenza, mettendo in campo tutto il suo intuito. Bel personaggio, quello di Lo Cascio. Spero che i lettori lo ameranno. La caratteristica del libro è che la storia si legge come se si stesse bevendo un bicchiere di birra fresca. Amo la scrittura che scorre e che acchiappa il lettore per coinvolgerlo in prima persona nella storia. Insomma, di più non posso dire. È un poliziesco a tinte noir e troppo non si può svelare. Altrimenti che gusto c'è a leggere?
Si è ispirata a qualcuno per la creazione di questo personaggio?
Realtà e fantasia viaggiano a braccetto, questo è certo. Ah, dimenticavo, il noir ha anche tinte rosa. Insomma c'è pure una storia d'amore, niente affatto scontata. Mi piace mescolare i diversi generi letterari tra loro.
Ha al Suo attivo un romanzo "Il golfino verde mela" con la casa editrice Dante Alighieri e una narrazione epistolare, "Chat in rosa", edito da Il Ciliegio Edizioni, dove con profonda sensibilità affronta temi delicati dell’universo femminile. Qual è la peculiarità di "Baby Giulia" rispetto agli altri due libri? Di contro, ci sono punti di contatto tra questo lavoro e i precedenti?
Il golfino verde mela è una storia di rinascita di una donna che a un certo punto della sua vita cambia strada e ricomincia. Un romanzo che infonde fiducia e speranza. Chat in rosa, invece, l'ho scritto con Giovanna Ferrari, la madre di Giulia Galiotto, uccisa dal giovane marito. Tocca dunque il tema del femminicidio e dei minori come vittime di violenza assistita.. Temi di emergenza sociale, dunque. Chi lo ha letto dice che il libro che si esprime attraverso la chat, una novità nel genere, fa venire voglia di entrare nella chat per dire la propria. Baby Giulia, invece, incarna la mia passione e la mia predisposizione per il romanzo. Baby Giulia racconta una storia che è di sicuro una novità nel campo del noir italiano. Il tema è stato affrontato solo dal mondo del giornalismo, per esempio da Riccardo Iacona. Mi sono servita molto delle sue indagini giornalistiche che ha riportato in Utilizzatori finali, un libro sicuramente da leggere. Riccardo Iacona non lo sa, ma ho preso spunto da lui per delineare il personaggio dell'amico giornalista del commissario Lo Cascio. Magari lo scopre da questa intervista. Il punto di contatto con i precedenti è di sicuro il trattare un tema sociale di massima importanza.
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Lei insegna da molti anni nei licei, per cui conosce bene il mondo degli adolescenti. Sono davvero così superficiali e schiavi dell'apparenza, come sovente vengono dipinti? Quale bisogno nasconde il loro rifugiarsi nell'alcol, nelle droghe, nel sesso a pagamento?
Attualmente insegno Lettere con grande passione all'ITT "Cristoforo Colombo", nel cuore di Roma. Siamo abituati a classificare i giovani con una superficialità che dobbiamo imparare a eliminare. Bisogna smettere di dare giudizi sempre e solo negativi. Bisogna ammettere che forse noi adulti non capiamo quello che sta accadendo, dobbiamo ammettere di essere ignoranti. No, i giovani non sono superficiali, ma molto fragili, quello sì. In una società liquida, come dicono i sociologi, dove si sono persi i punti di riferimento essenziali, sono alla ricerca di un senso e di un significato del loro vivere.
Secondo Lei, quale ruolo hanno i genitori in questi casi? Perché spesso, anche davanti all'evidenza, preferiscono ignorare i segnali di disagio che i figli manifestano?
Noi adulti siamo sempre indietro. Abbiamo poca capacità di osservazione. E anche poca voglia di avere problemi, oltre a quelli che la vita ci riserva sempre. Siamo noi i superficiali. Dovremmo tornare a fare i genitori, a educare ai sentimenti, all'amore, al rispetto di se stessi, all'amicizia, a riconoscere il dono della vita... discorso lungo.
La scuola cosa può fare per contrastare la cultura dell'apparire a tutti i costi, anche a scapito della propria dignità?
È una gran fortuna, oggi come ieri, incontrare professori che sappiano insegnarti, oltre ai contenuti, la passione della vita, il desiderio di mettere a frutto le capacità che ognuno ha. La passione è la molla di tutto. Le prediche scolastiche non servono. La scuola, inoltre, offre una possibilità di relazioni e di amicizie assolutamente indispensabili per una crescita positiva.
Quale messaggio si augura possa giungere a tutti coloro che leggeranno questo libro?
Baby Giulia ha tanti messaggi da offrire, ma la sua peculiarità è che non sono preconfezionati. Ogni lettore, alla fine del libro, si ritrova con il cuore e la mente piena di tanti spunti di riflessione e di tante domande. In Baby Giulia c'é il cuore. Le emozioni arrivano dritte al cervello e fanno muovere i nostri neuroni.
* Chi volesse entrare in comunicazione con la prof.ssa De Simone può trovare i suoi contatti sulla sua pagina Facebook e sul suo blog: mariarosariadesimone.it
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