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lunedì, 30 settembre 2024 06:03 |
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Le doline sul Montalbo lungo il sentiero del grano
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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Il mese scorso, accompagnata dalla guida certificata AIGAE Luca Derosas, da Luciana Murru e Luciano Conteddu di Montiarvu Andejos Experience, ho visitato la grotta di Sa Prejone 'e s'Orcu, nel versante nord-orientale del Montalbo, in località Riu Siccu, a Siniscola (NU). La grotta sorge alla fine di un sentiero di circa due chilometri, tra rocce calcaree e macchia mediterranea. Giovanni Lilliu la esplorò nel 1938 e collocò il suo impiego in età nuragica, indicandola come un luogo di culto propiziatorio o salutifero che presenta delle affinità con i siti sardi di Scaba 'e Cresia di Morgongiori (OR), Sa 'Omu 'e S'Orcu di Urzulei (NU), Su Benanzu di Santadi (SU) e Ispinigoli di Dorgali (NU). la grotta è completamente al buio. Al suo interno si possono osservare numerose stalattiti, stalagmiti e concrezioni calcaree di vario genere. La leggenda popolare narra che fosse il rifugio di "s’Orcu", una creatura umana tramutata in bestia.
Intervistati da FtNews, Luciana, Luciano e la guida ambientale Luca hanno parlato di questo posto meraviglioso, della storia dei luoghi che è possibile esplorare partecipando ai loro interessanti trekking e delle molte attività organizzate per la valorizzazione della cultura, della storia, delle tradizioni del Monte Albo.
Quando e con quali finalità è nata la ditta di attività escursionistiche Montiarvu Andejos Experience?
"Montiarvu Andejos" ufficialmente è nata quest'anno, ma noi facciamo escursionismo da quando eravamo ragazzini, quindi la nostra è un'attività trentennale. Abbiamo voluto trasformare la nostra passione in un lavoro, acquisendo degli attestati, partecipando a corsi di formazione per diventare guide ambientali escursionistiche. Ora stiamo acquisendo un attestato anche per l'attività speleologica, un elemento in più per la nostra formazione e per la sicurezza dei nostri clienti. Accompagniamo i nostri clienti a scoprire la bellezza di questi luoghi, raccontandone la storia caratterizzata da antichi passaggi antropici. Noi abbiamo a cuore la tutela del nostro territorio: abbiamo scelto di diventare delle guide escursionistiche proprio per essere i guardiani del territorio. Tra le nostre proposte abbiamo circa 15 itinerari che variano dal bosco, al carsico, alla cresta calcarea: c'è un'ampia scelta di percorsi che presentano diversi gradi di difficoltà, quindi sono adatti a diverse fasce di persone e a diversi livelli di preparazione atletica. Descriviamo il territorio a livello geografico, geologico, faunistico, vegetale e storico. Alla fine di ogni percorso organizziamo una degustazione di prodotti tipici siniscolesi: la ricotta del pastore, la pasta fresca, gli insaccati dei produttori locali, le olive, il vino, il miele. Facciamo un assaggio delle eccellenze enogastronomiche di questo territorio. Promuoviamo il territorio a 360°.
Tra le montagne che circondano Sinicola, la più alta é il Montalbo, con i suoi 1.100 mt. di altitudine. Quali caratteristiche presenta questo territorio dal punto di vista geologico?
Quella del massiccio calcareo del Montalbo è un'area che si estende per circa 8800 ettari. sviluppando una linea di cresta di circa 13 km nella direttrice nord-est e sud-ovest del territorio di Siniscola, fino al territorio di Lula. Una linea di cresta che non scende mai sotto i 1000 mt d'altitudine: le sue vette più alte sono Punta Turuddò e Punta Caterina, in territorio di Lula, a 1127 mt, fino a scendere ai 1029 mt di Punta Cupetti, in territorio di Siniscola. Questi due comuni si dividono circa 8000 ettari dell'intera area; i restanti 800 ettari sono divisi tra i comuni di Lodè, Loculi, Galtelli e Irgoli. Il Montalbo è una catena calcarea che, a livello di formazione, ha origini lontane che vanno dai 180 milioni ai 140 milioni di anni fa, con dei processi di sedimentazione e compattazione di minerali. Una formazione che comprendeva un territorio più ampio, non solo quello del Montalbo, ma anche quelli che attualmente possiamo riscontrare nella catena calcarea di Capo Figari, nel territorio di Golfo Aranci, l'isola di Tavolara, nel territorio di Olbia, il monte Tuttavista, nel territorio di Galtellì, il Supramonte di Orgosolo, Urzulei, Baunei, Oliena e Dorgali. Erano tutte catene calcaree sorelle: si sono formate insieme; solo nell'era cenozoica si sono divise, si sono staccate dall'area pirenaico-provenzale, formando singole zolle isolate. Sono tutte accomunate dal fenomeno del carsismo, quindi la roccia calcarea è stata modellata, solcata, trasformata dalle acque piovane. Abbiamo una conformazione geologica caratterizzata da falesie profonde centinaia di metri, lunghi canali di deposito, doline carsiche, micro e macro campi solcati, grotte, inghiottitoi e laghi sotterranei. Questo è un versante povero di acqua, a differenza del versante occidentale, quello del sentiero delle fonti, che è ricco di fonti sorgive anche in quota. A quasi 1000 mt abbiamo la fonte più alta, "sa Mela", fino a scendere verso il centro abitato, dove troviamo 7-8 fonti. Si tratta di un'area SIC (sito di interesse comunitario) dal 1997; rientra nel progetto MAB ("man and byosphere") dell'UNESCO.
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Sa Conca de Elene Portiche
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Uno dei vostri trekking più celebri è quello che conduce alla grotta nuragica "Sa Prejone ‘e S’Orcu", 'la prigione dell'Orco'. Cosa sappiamo di questa grotta? Quali caratteristiche presenta?
Sì, è un trekking di poco più di tre km in un ambiente colmo di storia, archeologia, leggenda, mitologia e mistero.
La grotta nuragica di "Sa Prejone ‘e S’Orcu" è situata nel versante nord-orientale del Montalbo. Si tratta di una delle grotte più interessanti dal punto di vista archeologico dell’intero territorio siniscolese, già utilizzata come probabile luogo di sepoltura e di culto in epoca nuragica. Il suo ingresso venne ristretto e adattato dai nuragici, che vi costruirono una ripida scalinata. Il primo gradino della scalinata presenta una sorta di incisione petroglifica di cui si ignora la collocazione cronografica. In Sardegna ci sono altri siti simili a questo: il santuario ipogeico di "Scaba 'e Cresia", a Morgongiori (OR), la grotta "Sa Domu 'e s'Orcu", a Urzulei, "Su Benanzu", a Santadi (SU), e la grotta di Ispinigoli, a Dorgali (NU).
Al termine della scalinata si apre un’ampia sala dove è possibile ammirare sulla sinistra un'enorme muraglia megalitica, probabilmente eretta per chiudere l'ampio accesso della cavità carsica, e una grande stalagmite che si collega al soffitto della grotta. Le numerose stalattiti e concrezioni, che sono ancora in attività di crescita, rendono la grotta molto affascinante dal punto di vista naturalistico. Si tratta di una grotta viva, in quanto al suo interno ha un apparato faunistico e un endemismo, rappresentato da una piccola salamandra di pochi centimetri che vive nelle cavità carsiche buie e umide: è completamente sprovvista di apparato respiratorio, per cui per sopravvivere ha bisogno che la sua pelle sia sempre inumidita come una mucosa. In tutta la Sardegna ce ne sono cinque specie, una delle quali è presente sul Montalbo.
Purtroppo l'integrità del luogo è andata perduta, ma abbiamo ancora l'onore e la fortuna di poter visitare questa struttura grandissima e maestosa.
La leggenda nell'immaginario popolare vuole che in questa meravigliosa grotta nuragica si nascondesse una creatura umana tramutata in bestia, "s'Orcu", utilizzato come spauracchio per i bambini tutte le volte che le famiglie siniscolesi andavano a rifornirsi di scorte d'acqua alla fonte di Ischiriddé.
Cosa ci dà la certezza che questa grotta sia stata utilizzata dai nuragici come luogo di culto e sepoltura?
La sua architettura, che risale all'età del bronzo finale, ci dà la certezza che questo era un luogo di culto, perché tutti i siti utilizzati dai nuragici, al cui interno si trova un sistema di scale, erano luoghi di culto. Credevano molto a questa affinità con la Madre Terra, quindi dovevano scendere in profondità, il più possibile a contatto con la terra. Qui non c'è mai stata una campagna di scavi; tra l'altri, tutti i rinvenimenti sono stati trafugati, quindi, oltre alla sua architettura nuragica, non abbiamo delle certezze sulla destinazione d'uso di questo posto.
L'escursione lungo il sentiero dei carbonai, invece, quali luoghi consente di esplorare?
Il trekking dei carbonai ci consente di visitare i luoghi che hanno visto il passaggio dei carbonai dai primi dell'800 fino a tutto il '900. Quello dei carbonai è uno dei trekking più lunghi che abbiamo: sono più di 7 km. Questo trekking consente di ammirare piante millenarie. Ci si incammina, infatti, all'interno di boschi centenari di leccio, ginepro, corbezzolo e orniello, piante imponenti, autentici monumenti della natura. L'escursione ha inizio da un'area panoramica che si affaccia su tutta la costa nord-orientale sarda, poi ci si immerge nel cuore del bosco, dove è possibile seguire le carrarecce percorse dai carbonai per la preparazione del combustibile vegetale in un'epoca nefasta della storia sarda. Raccontiamo la storia del disboscamento in Sardegna: i tagli irrazionali di foresta primaria, avvenuti oltre 200 anni fa, portarono alla distruzione di 4/5 dell'intero patrimonio e alla perdita della nostra ricchezza naturalistica.
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Alcuni dei prodotti tipici del territorio presenti nelle degustazioni
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L'escursione prosegue con la visita a un vecchio forno per la produzione della calce, attività siniscolese a conduzione familiare rimasta in piedi prima dell'avvento delle cave industriali. Arrivati sotto la fonte di Su Lidone, autentico gioiello del Montalbo, sarà possibile raggiungere un vecchio ovile caprino tra i calcari, per poi rientrare all'interno del bosco secolare. Conduciamo i visitatori alle fornaci per la produzione della calce, raccontando loro dettagli e curiosità legati al passaggio antropico.
Questo territorio era vocato alla produzione del grano. Voi di proponete un percorso escursionistico sui sentieri del grano. Quali luoghi si visitano nel corso di questa escursione?
Quello lungo i sentieri del grano è un trekking di 4 km su antichi sentieri che fino al 1953 vennero battuti da "Sos Massajos" per recarsi a compiere la semina e la successiva raccolta del grano nelle doline carsiche del Montalbo: un atto quasi eroico ad oltre 1000 metri di altitudine. Durante l'escursione sarà possibile visitare un enorme inghiottitoio carsico, chiamato "Sa Nurra 'e Talisi", antichi ovili e i campi della semina. Un'esperienza naturalistica attraverso il tempo, ricca di elementi storici ed etnografici, tra calcari ed endemismi vegetali. Un tempo il Monte era appartenenza, rappresentava la vita per tutto il paese: nutriva e dava sostentamento all'uomo, alle sue coltivazioni e al suo bestiame. Un legame intrinseco, viscerale, in cui l'uomo e il Monte erano reciproci guardiani.
Questi luoghi custodiscono storie le cui origini si perdono nella notte dei tempi, come quella di Elene Portiche, da cui prende il nome una grotta situata nel territorio di Siniscola. Raccontateci pure...
Quella di Elene Portiche è una grotta affascinante, situata sul Monte Latu di Siniscola, una zona di insediamenti nuragici, di età romana e tardo medievali. La zona è caratterizzata da numerose grotte funerarie. L'architettura dei luoghi è andata perduta, ma i ritrovamenti di vasellame e resti umani ci riportano in tre epoche diverse. Il nome della cavità carsica deriva dalla leggenda popolare, che narra di una donna, di nome Elene Portiche, cacciata dalla famiglia, poiché incinta di un figlio di cui non si conosceva il nome del padre. Elene si rifugiò nella grotta e vi morì in solitudine. Una storia affascinante, cui fanno da sfondo scenari naturalistici unici.
Tra le vostre escursioni c'è quella lungo il sentiero delle acque, apprezzata da grandi e piccini. In quali luoghi conduce?
Il trekking "Sui sentieri delle acque" conduce negli abissi del Montalbo. Si arriva alla grotta acquifera di "Sa Conca ‘e Locòli", un sito sottoposto a studi internazionali delle acque all'interno del Parco di Biosfera Mab UNESCO. L'escursione consente di esplorare un mondo carsico ricco di meraviglie naturali, fra stalattiti, stalagmiti e laghi sotterranei: si è proprio nelle viscere del monte. Il trekking include la visita a uno dei forni di calce più imponenti e ben conservati del territorio di Siniscola, tutto accompagnato dal fantastico scenario della vallata di Locòli. Siamo soliti concludere l'escursione in un antico ovile, tra gli olivastri secolari, con una degustazione di prodotti tipici siniscolesi a km 0.
Cosa vi augurate per il futuro della vostra attività escursionistica?
Ci auguriamo di promuovere il territorio a livello naturalistico, storico ed enogastronomico. Del resto, è proprio questo il motivo per cui abbiamo deciso di dare vita a Montiarvu Andejos.
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