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mercoledì, 05 aprile 2023 08:42 |
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In copertina: Jacques François-Fernand Lematte, "La morte di Messalina", olio su tela (1870)
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews ha intervistato il prof. Lorenzo Braccesi, autore del libro Potere e follia. Gli eredi di Augusto, le loro madri, sorelle e consorti (“L'ERMA” di BRETSCHNEIDER, 2023). Già professore universitario, storico e saggista, Braccesi nel libro prende in esame la famiglia giulio-claudia, spiegando come i successori di Augusto fossero minati da traumi psichici o disturbi mentali risalenti all’infanzia o all’adolescenza, che ne provocano nel governo dello stato instabilità decisionale, fuga dalla realtà e costante paura di complotti ai loro danni, cui reagiscono con bagni di sangue che coinvolgono, anzitutto, i propri familiari. Le loro donne, viceversa, possiedono in più occasioni la percezione politica e l’energia loro mancante, soprattutto quando si tratta di imporre i propri figli di primo letto quali loro successori, mescolando con abile astuzia amore e veleno.
Prof. Braccesi, nel libro Potere e follia. Gli eredi di Augusto, le loro madri, sorelle e consorti prende in considerazione i traumi e i disturbi mentali dei successori di Augusto, facendo emergere la personalità delle donne che li affiancarono, donne tenaci che seppero prendere le redini del potere. Come è nato questo libro? Perché ha deciso di dedicare la sua attenzione alla dinastia giulio-claudia?
Questo libro è nato dalla conversazione con un amico, un illustre clinico che ha insegnato Fisiologia a Modena e a Stoccolma. Dovevamo scriverlo insieme, poi a causa del Covid non abbiamo più avuto modo di frequentarci. Ho deciso di portare a termine da solo questo libro e pubblicarlo. Mi ha stupito sempre come tutte queste persone fossero complessate, con traumi che risalivano all'infanzia, a cominciare da Tiberio. Potere e follia è il titolo più adatto per presentare la famiglia giulio-claudia, destinata a diventare la prima dinastia dell'Impero. Gli imperatori giulio-claudii indubbiamente mostrano segni marcati di una sofferenza psichica che trova la sua giustificazione fin dagli anni dell'infanzia, talvolta anche dell'infanzia più remota. Ci si accorge che mentre gli uomini mostrano dei segni di irrequietezza psichica anche nel contesto di dinamiche di potere che non sono tutte da condannare, le donne, viceversa, sono di una forza incredibile: donne madri, mogli, sorelle.
Ci faccia qualche nome...
Per quanto riguarda le donne madri, ce ne sono due "di ferro": Livia, la moglie di Augusto, e Agrippina minore, figlia di un'omonima Agrippina e di Germanico, la quale a Livia assomiglia solo nel desiderio irrefrenabile di mettere sul trono il proprio figlio di primo letto e non quello concepito con l'autocrate: Tiberio nel caso di Livia, Nerone per Agrippina minore. Si tratta di donne che non esitano a mescolare all'amore, a volte anche sincero, per il consorte il veleno, che abbondava sempre nelle famiglie illustri. Del resto, leggendo alcune orazioni di Cicerone, sebbene cronologicamente anteriori rispetto al periodo di nostro interesse, si comprende chiaramente la spregiudicatezza con cui si muovevano alcune donne di potere. La tradizione attribuisce a Livia alcuni venefici: era stata accusata di aver procurato la morte di Marcello e poi di Lucio e Gaio Cesari, sempre con l'obiettivo di assicurare la successione a Tiberio. Non dimentichiamo, poi, che Livia propinò dei fichi avvelenati al vecchio consorte.
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Ritratto di Agrippina Maggiore
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Durante il principato di Tiberio, l'imperatore con cui ebbe inizio la dinastia giulio-claudia, si scatenarono odi e rancori. Come reagì il princeps?
Tiberio, orgogliosissimo di appartenere alla gens Claudia, si ritrova catapultato nella casa di Augusto, la gens Giulia. Tiberio aveva un motivo di svantaggio notevole: il fratello Druso, a cui tutti volevano bene e a cui lo stesso Ottaviano Augusto avrebbe preferito lasciare il potere. La madre Livia, però, non l'avrebbe mai tollerato. Questo spiega come Tiberio sia sempre vissuto da un lato all'ombra della madre e dall'altro in una sdegnosa solitudine. Una volta diventato imperatore, nonostante fosse stato un generale più che rispettabile, si scatenano odi e rancori. Il primo atto del nuovo principato è l'uccisione dell'ultimo superstite nipote di sangue di Augusto; la persona che sarà più massacrata sotto il suo principato sarà Agrippina, la figlia di Giulia, nipote diretta di sangue di Augusto. A Tiberio succede Gaio, uno dei figli di Agrippina che era rimasto solo, senza fratelli, i quali erano stati uccisi. Gaio risentiva di questa situazione. Del resto lo stesso padre, Germanico, era morto avvelenato.
Chi era Antonia minore, nel libro definita una madre che non perdona?
Antonia minore, figlia di Marco Antonio e della sorella di Augusto Ottavia e sposa di Druso, sembrava la più remissiva delle donne augustee, la meno legata alle direttive del palazzo, ma quando venne a sapere che la figlia Livilla aveva con molta probabilità contribuito all'assassinio di Druso Cesare, il figlio di Tiberio, complottando con un personaggio assai losco e di nascita non illustre come Seiano, la fece morire di fame. Per questo definisco Antonia una madre che non perdona e Livilla una matrona non all'altezza del rango. Il personaggio di Antonia andrebbe studiato meglio, ma le fonti a nostra disposizione non sono molte: bisogna fermarsi dinanzi all'evidenza delle fonti documentarie, altrimenti si scrivono romanzi.
Cosa sappiamo del rapporto di Caligola con le sorelle?
Morto il padre Germanico, fatti fuori tutti gli altri maschi e uccisa anche la madre, a Caligola rimanevano le tre sorelle: Livilla, Agrippina minore e Drusilla. Con Agrippina e Drusilla ebbe un rapporto fatto di alti e bassi. Con Drusilla ebbe un rapporto incestuoso. Insieme a lei, Caligola era ospite della proto-ava Livia. Quando costei, nel 29 d.C., morì, i due si trasferirono nella casa della nonna Antonia. Drusilla per Caligola significa moltissimo: rappresenta il nido familiare che non c'è più, è un amore d'infanzia che gli sarà di conforto per tutta la vita. Da grande spiegherà il rapporto incestuoso con la sorella. In età augustea si voleva veicolare il messaggio che lo Stato fosse l'antica repubblica restituita al potere dopo le guerre civili, in realtà, invece, è una cosa completamente diversa, così come lo è una famiglia regnante che già si è avviata a diventare una dinastia. A quel punto l'unico modello che si prestava ai loro occhi era quello dell'Egitto tolemaico, l'unico regno che dura fino all'età di Augusto, con cui ci sono tanti legami di parentela e di sangue: basti pensare che Antonio, padre delle due Antonie, divenne il marito di Cleopatra; i tre figli nati dalla loro unione sono i cugini della generazione precedente a Caligola.
Quanto alle altre due sorelle di Caligola, Agrippina minore, madre di Nerone, sposerà Claudio. Fatto fuori il marito, mise sempre più in secondo piano Britannico, l'erede legittimo, per spianare la strada al figlio Nerone. Livilla, invece, da non confondere con la Livilla figlia di Antonia, sembra fosse talmente bella da suscitare la gelosia di Messalina, la moglie di Claudio, che accusò Livilla di adulterio con Seneca e la mandò in esilio. Pochi giorni dopo, la testa di Livilla fu portata a Roma.
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Calco in gesso del ritratto di Livia, detto del Fayum
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A proposito dell'imperatore Claudio, il capitolo a lui dedicato si intitola Vissuto nella paura. Perché? Cosa sappiamo delle "sue" donne?
Claudio, lo zio di Caligola, in questa famiglia in cui il veleno abbondava, riuscì a salvarsi fingendosi scarsamente intelligente: questo essere diverso, goffo, gli salvò la vita, ma anche lui sarà fortemente complessato, nonostante fra i giulio-claudii sia stato il più assennato, soprattutto per la grande politica di opere pubbliche, la conquista di una parte della Britannia, una politica finanziaria non sbagliata. Claudio, però, era un uomo che voleva piacere a tutti, non sapeva dire di no, e questo è stato un suo grandissimo limite. Soprattutto, non sapeva dire di no ai liberti: fece una serie di dicasteri e ci mise a capo dei liberti, a cui non ha mai posto un freno. Claudio ha avuto cinque mogli, ma sono note le ultime due: Messalina e Agrippina minore. Messalina, proveniente dalla famiglia di Messalla, sembra che fosse una ninfomane: secondo Marziale, aveva una stanza riservata a sé nei postriboli dell'Urbe. Claudio la fece eliminare. Finì, poi, nelle mani di Agrippina minore, figlia della nipote di Augusto Agrippina maggiore e del grande generale Agrippa. Questa, come si è detto, era una donna di ferro nel perseguire il potere, ma non per sé, bensì per il figlio di primo letto, esattamente come aveva fatto Livia, che per tutta la vita aveva intrigato e avvelenato per assicurare il potere a Tiberio.
Cosa sappiamo delle donne di Nerone?
Ottavia era una donna enormemente riservata e casta, nonostante fosse figlia di Messalina. Fu costretta a sposare Nerone perché tale era la volontà di Agrippina, madre di Nerone. Uno delle cause dell'attrito fra Nerone e sua madre riguardava proprio Ottavia, che Agrippina non voleva venisse ripudiata dal figlio: da un punto di vista politico aveva ragione, in quanto era la figlia dell'imperatore precedente. Nerone, però, si era invaghito di Poppea, una donna bellissima, il cui unico interesse era la cura meticolosa del corpo: si portava dietro 500 asine perché era solita lavarsi nel latte d'asina, ritenuto prezioso per la cura della pelle. A Poppea vengono attribuiti delitti che non ha commesso, ma che ha commesso il marito: certo, lei non ha fatto nulla per impedirli. Poppea diede alla luce una bambina per cui Nerone stravedeva, ma la bambina dopo pochi mesi morì. Morì anche Poppea e aumentarono le turbe psichiche di Nerone. Poppea è stata l'unica donna a dare serenità a Nerone.
Quale messaggio si augura possa arrivare ai lettori del libro Potere e follia?
Spero che il libro aiuti a giustificare tante follie di alcuni governanti: si tratta senz'altro di follie, ma hanno una spiegazione. Vorrei, poi, si riflettesse sulle donne della famiglia giulio-claudia, donne politiche "di ferro", molto più forti dei loro mariti: sanno quello che vogliono e in genere lo ottengono, mescolando all'alcova sapienti veleni.
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