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giovedì, 22 dicembre 2022 08:40 |
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Copertina: illustrazioni di Michele Tranquillini
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews ha intervistato i proff. Giulio Guidorizzi e Silvia Romani, autori del libro La Sicilia degli Dei. Una guida mitologica (Raffaello Cortina Editore, 2022). Un avvincente viaggio nella Sicilia del mito che parte dalle isole Eolie, terre di vento e di fuoco, e arriva fino a Mozia, l'isola sospesa. Sfogliando le pagine di questa originale guida, ci imbattiamo nei miti più noti legati alla fondazione e alla storia delle più importanti città siciliane. Nella bella intervista rilasciata a FtNews, i due studiosi si sono soffermati sulle peculiarità di questo volume e sulla bellezza dei racconti degli antichi miti greci. In ogni angolo della Sicilia gli autori, profondi conoscitori e amanti dell'isola, hanno respirato la presenza antica del mito. Nelle parole di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani rivivono divinità degli abissi, ninfe, sibille, mostri, forze occulte della natura pagana: di tutto ciò oggi troviamo traccia nel folclore e nella cultura popolare siciliana.
Un capitolo del libro è dedicato a Sant'Angelo Muxaro, borgo affacciato sulla valle del fiume Platani, nel cuore di quella che è stata la Sicanìa, la terra dei Sicani. Molti archeologi ritengono che il territorio di Sant'Angelo Muxaro debba essere identificato con il famoso regno di Kokalos, re dei Sicani, presso la cui reggia si era rifugiato Minosse in fuga da Creta. A Sant'Angelo si trova la celebre Tomba del Principe, la sepoltura protostorica più grande dell'isola, il simbolo di quello che la prof.ssa Romani definisce l'incontro tra la cultura locale e il mondo miceneo.
Il prof. Guidorizzi conduce il lettore alla scoperta del culto di Demetra e Persefone, divinità centrali dei misteri eleusini, le dee più venerate di tutta la Sicilia. Lo studioso individua un legame tra queste due divinità e l'antica divinità femminile della fecondità e racconta l'atteggiamento dei cristiani nei confronti di questo culto così radicato nell'isola.
Sono tante le curiosità che è possibile leggere in questa coinvolgente pubblicazione, arricchita dalle belle illustrazioni di Michele Tranquillini.
Non resta che augurarci che questo libro possa continuare a generare racconti e a rendere consapevoli i lettori della storia antichissima della Sicilia, isola che troppo spesso si tende a vedere soltanto con l'occhio superficiale e distratto del turista.
Prof. Guidorizzi, quest'anno per Raffaello Cortina Editore lei e la prof.ssa Romani avete pubblicato il volume La Sicilia degli Dei. Una guida mitologica. Con quali finalità è nato questo libro? Qual è la peculiarità di questa guida mitologica?
Questo è il terzo libro di una trilogia iniziata con In viaggio con gli dei, continuata con Le isole degli dei e approdata, infine, a La Sicilia degli Dei. Si tratta, in realtà, di un percorso mitologico in cui i luoghi prendono vita dai racconti che li riguardano. È una sorta di manuale di mitologia fondato sul passaggio attraverso lo spazio, per arrivare a comprendere la complessità di questi mondi inerenti alla Sicilia, alle sue origini, alle sue tradizioni.
Questo avventuroso viaggio nella Sicilia del mito parte dalle isole Eolie, terre di vento e di fuoco, e arriva fino a Mozia, l'isola sospesa. Perché questa scelta?
Giulio Guidorizzi: Le Eolie rappresentano la porta della Sicilia. Lì arrivò Ulisse con la sua flottiglia, già provata da un lungo vagare per mari ignoti. Quando approdarono alle Isole Eolie, Ulisse e i suoi erano appena sfuggiti ai massi del Ciclope. Lì Ulisse incontrò Eolo, il dio dei venti, che voleva che l'eroe greco raccontasse le sue imprese e le storie della guerra. Per un mese intero Ulisse si fermò da Eolo. Mi è venuta l'idea di partire dal più grande dei viaggiatori mitici.
Prof.ssa Romani, lei definisce Catania la città delle storie nascoste. Quali storie del mito riecheggiano nei vicoli dell'antica Katane?
Catania è tutta un riaffiorare di storie nascoste. Come luogo simbolo per esplorare Catania ho scelto Piazza dell'Università con i suoi pilastri decorati. La vicenda di Glauco e Colapesce è stata per me esemplare. Prima di diventare un dio acquatico, Colapesce era un ragazzo, vissuto forse sotto Ruggero il Normanno o Federico II. Era un abile nuotatore che si tuffò in acqua e scoprì il mistero della Sicilia poggiata su tre colonne. Alla fine della sua esplorazione, però, finì per perdersi. La seduzione, il mistero e la magia dell'immersione di Colapesce nel mondo marino stabiliscono una stretta connessione di questa vicenda con quella del demone marino Glauco. La figura del piccolo demone acquatico che trascorre la maggior parte del suo tempo in acqua, spinto a inabissarsi dalla sete d'avventura e dal desiderio di essere utile, fa parte del folclore siciliano e non solo.
All'Etna, il vulcano delle leggende, simbolo non solo di Catania, ma di tutta la Sicilia, ha dedicato il capitolo L'Etna: giganti, filosofi, re. Chi sono questi illustri personaggi legati all'Etna? Cosa racconta il mito in merito alla nascita del vulcano attivo più grande d'Europa?
Silvia Romani: Dal punto di vista mitico, sappiamo che l'Etna era la fucina di Efesto. L'Etna era considerato il corrugamento di un gigante addormentato. È un nodo di passaggio simbolico: all'Etna arrivano tutti, siano essi mostri o divinità. Pare che dopo la sua morte ci sia arrivato re Artù. Si dice che persino il corpo di Elisabetta I d'Inghilterra, dopo la morte, sia stata portato in volo sull'Etna dai diavoli e soltanto una scarpetta sia sfuggita al fuoco del vulcano. L'Etna ha esercitato sempre un certo fascino tra filosofi e re; è una creatura viva e come tale ha sempre abitato l'immaginario.
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La porta della Sicilia (illustrazione di Michele Tranquillini)
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Prof. Guidorizzi, nel capitolo dedicato a Taormina parla di moderni ecisti, provenienti soprattutto dal Nord Europa, che, a partire dal tardo Ottocento, fecero diventare Taormina un mito o un sogno dell'immaginario collettivo. A chi fa riferimento?
All'inizio dell'Ottocento Taormina era un villaggio desolato e sconosciuto di pescatori e contadini, A partire dal tardo Ottocento alcuni artisti provenienti dal nord Europa scoprirono Taormina e ne fecero il sogno della loro vita. Taormina divenne, così, il simbolo della bellezza della Sicilia, con il suo vulcano in lontananza e i fiori di mandorlo e di pesco che crescevano rigogliosi. Taormina è diventato uno dei centri di villeggiatura più noti d'Europa. A un certo punto a Taormina arrivò il pittore Robert Kitson, il quale decise di costruire la casa più bella mondo, Casa Cuseni, luogo di straordinaria bellezza che oggi conserva le memoria dei grandi viaggiatori del passato, da Picasso a Hemingway.
Aci è la prima parte del toponimo di ben nove località in provincia di Catania, tutte situate nei pressi dell'antico fiume oggi scomparso. Chi era Aci? Cosa sappiamo della storia d'amore tra lui e Galatea?
Giulio Guidorizzi: La storia di Aci è raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi. Aci era un giovane innamorato della ninfa Galatea, che però era corteggiata dal Ciclope. Un giorno il Ciclope scoprì insieme Aci e Galatea e scagliò un masso contro Aci, uccidendolo. Da sotto il masso che aveva schiacciato Aci, cominciò a sgorgare un filo di sangue, rosso; anziché coagularsi, il liquido scuro divenne un ruscello, che prese il colore dell'acqua e cominciò a scorrere verso il mare. Gli dèi, impietositi da quell'amore, avevano trasformato Aci in un fiume, che oggi non c'è più.
Nel capitolo intitolato Siracusa: ninfe, tiranni e filosofi si leggono queste parole: Sicilia terra di ninfe e di sorgenti, di Sibille che mugghiano responsi oracolari sedute accanto a polle d'acqua fresca. Siracusa è un affresco acquoreo di narrazioni mitiche che intrecciano liquidità e storie di donne. L'acqua rappresenta uno degli elementi fondamentali di Siracusa. Chi erano le ninfe e le Sibille a cui si fa riferimento? Cosa sappiamo del legame di Artemide con Siracusa?
Silvia Romani: Artemide è nota come colei che protegge le ninfe: le ninfe cacciatrici sono tutte seguaci di Artemide. Siracusa conosce la storia della fonte Ciane e del suo innamoramento per Anapo, conosce gli sprofondamenti di Persefone ad opera di Ade, conosce la storia della ninfa Aretusa. Sin da subito è stato necessario per i siracusani trovare una stretta connessione con il sistema acquoreo. Nell'antico quartiere della Giudecca sono stati ritrovati i "miqweh", i bagni ebraici, acque sotterranee che si alimentavano della stessa acqua della fonte Aretusa. È stato fondamentale connetterli con la Grecia: c'era un trait d'union acquoreo fra la Grecia e la Sicilia e in tal senso le Sibille hanno un'importanza fondamentale, anche per quanto riguarda il litorale che sorge davanti a Mozia, dove abbiamo tracce di culti acquorei in sedi che prima di essere luoghi di culto cristiani erano luoghi di culto delle Sibille.
Prof. Guidorizzi, Demetra e Persefone, divinità centrali dei misteri eleusini, erano le dee più venerate di tutta la Sicilia. Perché il loro culto era diffuso soprattutto ad Enna? È possibile individuare un legame tra queste due divinità e l'antica divinità femminile della fecondità venerata nella preistoria?
Un legame sicuramente c'è: gli dèi possono cambiare nome, ma le loro prerogative restano nel tempo. Le divinità del grano erano femminili perché rappresentavano la terra. Demetra aveva un culto ben radicato ad Enna perché lì c'erano delle società iniziatiche, ma soprattutto perché la pianura di Enna era una zona molto fertile, caratterizzata da una notevole produzione di grano.
L'atteggiamento dei cristiani nei confronti di questo culto così radicato è stato di grande ostilità. Come spesso accade, si distruggono i templi e si costruiscono le chiese, ma i luoghi rimangono sacri: la Cattedrale di Enna, dedicata a Maria Santissima della Visitazione, sorge nei pressi del luogo dove sorgeva il tempio di Demetra e Kore. Non deve meravigliarci che Demetra venga assimilata alla Vergine.
Leggendo le pagine di questa originale guida mitologica, sembra quasi che siano gli oggetti a parlare e a narrare la loro storia. Questo si avverte soprattutto nel capitolo dal titolo Enna: il regno degli schiavi. Ad Enna, davanti al muraglione del Castello di Lombardia, c'è una statua del 1960 di un uomo nudo nell'atto di spezzare le catene; sul suo volto si legge un grido di dolore. Quest'uomo è Euno. Chi era? Cosa rappresenta quella statua? Qual era la condizione degli schiavi importati in Sicilia dai latifondisti romani?
Giulio Guidorizzi: Quelle degli schiavi erano condizioni terribili; i latifondisti romani vivevano nell'Urbe e facevano amministrare i loro latifondi siciliani da alcuni fattori. Verso la metà del II sec. a.C. gli schiavi si ribellarono e scelsero come loro re Euno, sacerdote del culto di Cibele, portato schiavo in Sicilia. Per due anni la Sicilia fu governata da questo regno degli schiavi, fino a quando arrivarono le legioni romane. Si tratta di una pagina sanguinosa della storia siciliana. La statua che si trova davanti al muraglione del Castello di Lombardia, ad Enna, è il simbolo di tutti i popoli sottomessi che vogliono liberarsi dal loro oppressore: è una statua di una modernità eccezionale.
Prof.ssa Romani, un capitolo del libro è dedicato a Sant'Angelo Muxaro, borgo affacciato sulla valle del fiume Platani, nel cuore di quella che è stata la Sicanìa, la terra dei Sicani. Leggiamo che la saga di Minosse era legata al territorio agrigentino. Molti archeologi ritengono che il territorio di Sant'Angelo Muxaro, dove sono stati effettuati straordinari ritrovamenti archeologici di reperti in oro, debba essere identificato con il famoso regno di Kokalos, re dei Sicani, presso la cui reggia si era rifugiato Minosse in fuga da Creta. Lei cosa ne pensa? Perché a Sant'Angelo Muxaro sono stati effettuati così tanti e significativi ritrovamenti archeologici?
Devo ammettere di essere rimasta davvero sorpresa: è sicuramente una zona molto ricca che deve aver avuto una notevole importanza strategica. Di Minosse noi non abbiamo traccia, ma abbiamo traccia del regno di Kokalos e di grandi costruzioni architettoniche come piscine, terme, templi, statue meravigliose. Si tratta di un'area che dal punto di vista mitico ha a che fare con la straordinaria capacità di Dedalo di connettere Atene, sua madrepatria, a Creta e poi, attraverso la Sicilia, l’Occidente greco.
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Terra di Cartagine (illustrazione di Michele Tranquillini)
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Erice ospitava il santuario di Venus Erycina, protettrice del mare e dei naviganti, uno dei santuari più importanti del Mediterraneo. Cosa sopravvive oggi dell'antico culto pagano? Cosa ha permesso al culto di Afrodite marina di mutarsi in devozione mariana?
Silvia Romani: In Sicilia non è solo Erice a manifestare il forte legame tra Afrodite, Venere e il culto mariano. Secondo alcuni studiosi, il culto mariano è stato una sorta di spugna porosa che ha intercettato una serie di istanze relative non solo ad Afrodite e a Venere, ma anche all'antica Dea mediterranea. Una serie di credenze è rifluita nel culto della Vergine: pensiamo, ad Erice, alla festa del Ferragosto o alla festa dei lumini, meglio nota come festa della Madonna di Custonaci, che si celebra nella Baia di Cornino l'ultimo venerdì di agosto. Le barchette, una volta calata la notte, vengono fatte galleggiare per scortare l'immagine della Vergine. I lumi evocano le stelle; l'idea della Madonna che arriva dal mare fa pensare ad Afrodite che nasce dalla spuma del mare.
Eracle, l'eroe più popolare di tutta la mitologia greca, fu particolarmente venerato in Sicilia. Nell'antica città di Agirio, oggi Agira, in provincia di Enna, Eracle veniva venerato come un dio. Lo storico Diodoro Siculo, che ad Agirio era nato, celebrò Eracle come una gloria locale. Stando alla testimonianza di Diodoro, cosa sappiamo del viaggio siciliano di Eracle? Oggi dove possiamo trovare qualche traccia del suo passaggio?
Silvia Romani: In verità Diodoro nella sua opera sa essere piuttosto critico nei confronti della verità storica dei racconti mitici: lui dichiara di occuparsi di storia, non di miti. A Termini Imerese l'eroe si sarebbe ristorato delle fatiche del viaggio; a Mozia sopravvive nell'eroe fenicio Melqart. Pare che per cercare una fonte sia arrivato fino a Siracusa e abbia fatto un sacrificio presso la fonte Ciane. Anche Iolao era molto venerato in Sicilia. Tutto è confluito nel culto di San Filippo, che lentamente si è appropriato di prerogative che anticamente appartenevano ad Eracle.
Prof.ssa Romani, divinità degli abissi, ninfe, mostri, forze occulte della natura pagana... Quanto di tutto questo è rimasto nelle cultura popolare siciliana?
Credo sia rimasto moltissimo. È come se i miti greci e i mostri fossero parte del tessuto materico dell'isola, isola che pare sempre pronta al cambiamento, alla metamorfosi, pur rimanendo la stessa, come recita una massima famosa, pronunciata da Tancredi ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: in Sicilia il mito se ne sta addormentato sotto strati di leggende, storie e grandi cambiamenti, ma non ha smesso di parlare.
Vandali, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni, Borboni come si rapportarono con il patrimonio mitologico radicato nell'isola?
Giulio Guidorizzi: Le tradizioni pagane penetrano nel folclore perché nascono da antiche credenze, in parte vengono cristianizzate. Nella Cattedrale di Siracusa si vedono ancora le colonne del tempio di Atena. Nelle tradizioni mitiche riscontriamo lo stesso percorso. La Sicilia è tutta un luogo mitico.
Cosa rappresenta per voi la Sicilia? C'è un luogo che vi è particolarmente caro?
Giulio Guidorizzi: Considero Siracusa la mia seconda casa. È il posto in cui i ricordi affiorano in ogni momento. Il teatro di Siracusa è il più grande teatro di rappresentazioni antiche del mondo. Gli abitanti non se ne accorgono neppure, ma portano accanto la presenza di questo mondo greco che affiora nei suoi monumenti.
Silvia Romani: Amo moltissimo la Sicilia, ma la mia, la nostra Sicilia è soprattutto Siracusa. Lì abbiamo iniziato a conoscere e ad amare la Sicilia. La preponderanza data a Sant'Angelo Muxaro deriva dai miei studi sui miti minoici, per cui per me Sant'Angelo rappresenta l'epilogo di una storia nata a Creta. Mi sono care anche Agrigento e Mozia. Quest'ultima è una terra incantevole, un viaggio onirico: è un'emozione unica prendere il battello che conduce a Mozia e infine approdare al suo bellissimo museo. Fatico a scegliere un luogo del cuore. È stupendo il piccolo centro medievale di Mazara del Vallo, in cui l'arabo si intreccia col normanno: non so in quale altro posto si possa trovare una commistione di bellezze così diverse.
In quali luoghi oggi si può avvertire maggiormente la sopravvivenza degli antichi miti greci?
Giulio Guidorizzi Innanzitutto a Siracusa, ma anche il lago di Pergusa, così chiuso, misterioso e anche un po' inquietante: osservandolo, non posso non immaginare la scena di Ade che rapisce Persefone per sposarla.
Silvia Romani: In luoghi come Aci Trezza, Selinunte, Agrigento si sente moltissimo. La Sicilia di area punica, invece, risente molto di altre influenze; devo dire che non è stato facile leggere il sottosuolo mitico di Palermo.
Quale messaggio vi augurate possa arrivare ai lettori della guida mitologica La Sicilia degli dei?
Giulio Guidorizzi: Mi auguro che vedano la Sicilia non solo con l'occhio del turista, ma anche con altri occhi. Devono sapere che dietro c'è una civiltà antichissima che non si è mai interrotta.
Silvia Romani: Spero e credo che siamo riusciti a comunicare l'importanza del racconto, che emerge moltissimo dall'esigenza dei siciliani di narrare le loro storie. In Sicilia più che altrove la possibilità di raccontare una buona storia è davvero un valore aggiunto. Vorrei che questo libro fosse per il lettore non solo un insieme di racconti, ma un motivo propulsore di nuovi racconti: un po' come accadeva nella Grecia di epoca omerica, quando i racconti passavano di bocca in bocca.
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