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martedì, 13 settembre 2022 07:40 |
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Caprera, Fabio Presutti e Max all'interno di un tafone
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Dal nostro inviato
Francesca Bianchi
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FtNews ha intervistato il fotografo maddalenino Fabio Presutti, profondo conoscitore dell'Arcipelago di La Maddalena. All'Arcipelago Presutti ha dedicato alcuni libri di cui ha raccontato diffusamente nell'intervista. Nel corso della nostra conversazione si è soffermato sulle caratteristiche della flora e della fauna dell'Arcipelago di La Maddalena, sul legame tra le capanne corse e gli stazzi galluresi, sulle emozioni che la natura incontaminata di questo paradiso terrestre gli regala ogni volta. Ha parlato dell'associazione Passu Malu, fondata lo scorso anno con l'obiettivo di riscoprire il patrimonio storico-naturalistico di La Maddalena. Ci ha svelato qualche dettaglio sui suoi ultimi due libri, Isole di nord est, appena pubblicato, e Piante endemiche dell’Arcipelago di La Maddalena, di imminente pubblicazione. Quest’ultimo è il risultato della sua lunga ricerca nel complicato campo delle specie endemiche, che ha consentito importanti scoperte ed aggiornamenti nella flora locale. Abituato da oltre trent'anni ad immortalare le bellezze delle isole maddalenine, Presutti spera che si possa partire proprio dall'immenso patrimonio storico e naturalistico per trovare una prospettiva di sviluppo economico che convinca i giovani a non abbandonare l'isola.
Fabio, lei è uno dei fotografi più noti e apprezzati dell'Arcipelago di La Maddalena, luogo a cui ha dedicato anche diverse pubblicazioni. Quali e quanti libri ha scritto?
Ho iniziato nel 2004 con La Spiaggia Rosa e l'isola di Budelli, guida naturalistica e storica scritta con Marco Leoni e Luca Bittau. Per qualche stagione ho lavorato all'interno del Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, per due stagioni ho fatto la guida alla Spiaggia Rosa. Da questa esperienza è scaturita l'idea di scrivere un libro su quella che ritengo una delle isole più belle di tutto l'Arcipelago. Con Massimiliano Doneddu ho pubblicato Itinerari nel Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena (2009), di cui a luglio è uscita la ristampa. Il libro Le orchidee dell'Arcipelago di La Maddalena (2014), scritto con Marco Iocchi, è il risultato di numerose osservazioni e ricerche realizzate nel corso di tanti anni di esplorazione del territorio dell’Arcipelago. Nel libro ci sono molte fotografie e schede descrittive utili all’identificazione e allo studio delle numerose specie di orchidee che sono presenti nelle isole del Parco.
Nel libro Gallura. Gli stazzi (2016), di Manlio Brigaglia e Franco Fresi, oltre ad aver curato la parte fotografica, ho scritto due piccoli capitoli: uno è dedicato a quello che resta degli stazzi presenti nell'Arcipelago, l’altro all’utilizzo delle piante nella tradizione gallurese. Nel primo è confluito il materiale raccolto nel corso delle mie numerose interviste ai discendenti dei proprietari e ai residenti negli stazzi. Sempre nel 2016 è uscito il libro Una casa fatta di isole. Eccetto quest'ultimo lavoro e Isole di nord est, tutti i libri che ho citato sono stati pubblicati dall'editore maddalenino Paolo Sorba. Infine ho curato la parte fotografica del libro Spargi, scritto dalla prof.ssa Giovanna Sotgiu e pubblicato nel 2019 sempre da Paolo Sorba. Con Giovanna, già da diversi anni, è nato un sodalizio, una collaborazione fatta di scambio di informazioni ricavate dai documenti e dalla ricerca fatta sul territorio. Ho “partecipato” con immenso piacere con le mie foto a diverse sue pubblicazioni. Ormai capita spesso che alla sua richiesta di immagini che riguardano un dato argomento, in realtà io le abbia già selezionate da tempo perché intuisco quando lei sta lavorando ad un’idea, ad un nuovo libro.
A proposito di stazzi, lei sostiene che ci sia un legame tra le cosiddette capanne corse e gli stazzi galluresi. Ci spieghi meglio...
Sì, devo dire che è stata una casualità. Perlustrando spesso il territorio, mi sono reso conto della somiglianza delle capanne corse dell'Arcipelago con gli stazzi galluresi. Notai particolari molto simili che mi indussero a fare delle ricerche per approfondire la questione. Sono giunto alla conclusione che la somiglianza era dovuta al fatto che i Corsi, oltre all'Arcipelago, avevano colonizzato anche la Gallura, ma è una mia ipotesi. Gli stazzi più antichi che sono ancora in piedi si trovano proprio nell'Arcipelago, anche se ora sono piccoli ruderi nascosti dalla vegetazione. I più belli sono rimasti a La Maddalena, principalmente in zone impervie, lontane dall'abitato, ma anche su altre isole. Di alcuni sono visibili soltanto le mura, il forno esterno, il pozzo e qualche recinto per gli animali intorno. La prima casa abitata da Garibaldi a Caprera fu proprio una di queste vecchie costruzioni, già presente sull’isola al suo arrivo.
Quanti pastori ha conosciuto alla Maddalena?
Ho conosciuto Bainzu, un pastore proveniente dal centro della Sardegna che si era stabilito a Caprera con il suo gregge di pecore. Bainzu ristrutturò lo stazzo che era stato utilizzato da un parente di Garibaldi. Ho conosciuto, poi, Pietro Sanna, un pastore che fino a qualche anno fa abitava a Santa Maria in completa solitudine; adesso è molto anziano. Ricordo che una volta mi raccontò in sardo la sua storia. A Santa Maria aveva sia le pecore che le mucche e fino a pochi anni fa era solito spostare gli animali con il barcone da un'isola all'altra per fare una sorta di transumanza. Era bellissimo assistere a questo rito.
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Caprera, casa corsa segnalatami due anni fa da mio fratello
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A Santa Maria la dimora del pastore Pietro Sanna fu l'ex monastero benedettino, una delle prime costruzioni dell'Arcipelago. Cosa sappiamo della storia di questo edificio?
Si tratta di un monastero di eremiti benedettini attestato a partire dall'ottobre del 1243. Fu abbandonato dopo la seconda metà del XV secolo, forse a causa delle continue incursioni dei Saraceni, e nell'Ottocento fu parzialmente demolito e riadattato per uso abitativo. Il pastore Pietro Sanna riutilizzò questo monastero, che divenne a tutti gli effetti la sua casa.
Come mai nell'Arcipelago non è particolarmente radicata la tradizione della pesca?
Gli abitanti della Maddalena all'inizio erano pescatori, principalmente campani e ponzesi, spesso dediti anche al contrabbando. Pian piano hanno capito che la via più facile per provvedere al loro sostentamento era quella di intraprendere la carriera militare. Come dico spesso, hanno messo via le reti e indossato la divisa. Lo stesso hanno fatto i pastori corsi che vivevano qui. All'inizio ci sono state attività agropastorali, ma sono state poche: con l'arrivo della Marina Militare tutto è cambiato. Non dimentichiamo che la Marina Militare Italiana è nata qui; prima di essere trasferito a Cagliari, l'Ammiragliato stava a La Maddalena. L'Arcipelago ha una forte tradizione militare.
Dunque, proprio per questa vocazione marinara la cultura maddalenina è caratterizzata da forti contaminazioni culturali...
Sì, la nostra tradizione presenta numerose contaminazioni. Ne è un grande esempio il dialetto maddalenino, che è particolarissimo perché ha diverse influenze: il Corso e il Genovese su tutti, ma anche molti termini che affluirono dagli scalpellini provenienti principalmente dalla Toscana, dal Piemonte, dalla Liguria e dal resto della Gallura. Non dimentichiamo, poi, la presenza dei pescatori: molti attrezzi e tecniche di pesca vengono tuttora chiamati allo stesso modo in Campania. Oggi qui ci sono ancora molti cognomi arrivati con i pescatori ponzesi. Fino a qualche anno fa parlare il dialetto maddalenino era una vergogna, per cui tutti si sforzavano di parlare correttamente l'italiano, portando così ulteriori trasformazioni a molti vocaboli.
Sui social pubblica spesso foto di piante e animali che immortala nel corso delle sue frequenti escursioni nel territorio dell'Arcipelago. Cosa può dirci della flora e della fauna maddalenine?
L'Arcipelago di La Maddalena, come qualsiasi altro arcipelago, presenta delle caratteristiche importanti sia per quanto riguarda la flora che la fauna. Sto lavorando a una pubblicazione sulle specie endemiche dell'Arcipelago; ne ho censite 44. La maggior parte di queste specie crescono solo qui nell'Arcipelago, in Sardegna, in Corsica e nell'Arcipelago Toscano. Anche gli animali presentano caratteristiche particolari; annoveriamo numerosi e rari endemismi: il gabbiano corso tra gli uccelli, la lucertola di Bedriaga tra i rettili, il discoglosso sardo tra gli anfibi e la farfalla del corbezzolo tra gli insetti. Ormai credo di aver fotografato quasi tutte le specie animali e vegetali presenti nell’Arcipelago.
Cosa sappiamo della storia antica dell'Arcipelago? Ci sono resti di nuraghi o di tombe dei giganti?
Essendo una zona di importanza strategica militare, con la costruzione dei fortini è probabile che eventuali strutture preesistenti siano state smantellate ed il materiale utilizzato per costruire i fortini. Ma sono solo mie ipotesi. Sono, però, convinto che debba essere riscritta e studiata la storia dell'Arcipelago, un luogo che fino a qualche anno fa veniva considerato esclusivamente di passaggio, in quanto si attraversava l'arcipelago per portare l'ossidiana in Corsica, nel sud della Francia e in Italia centrale e settentrionale. Chi ha avuto la fortuna di visitare ogni angolo dell'Arcipelago, e io lo faccio da oltre trent'anni, è consapevole che, per chi sa osservare, non è difficile individuare tracce del Neolitico. Soprattutto in passato capitava spesso di trovare all’interno di ripari sotto roccia resti di selce, ossidiana, ceramiche. Questo ci dice che è impossibile che sia stato solo un punto di passaggio: è probabile che nel Neolitico le isole ospitassero in pianta stabile delle popolazioni, magari dedite al commercio soprattutto di ossidiana. Ci sono anche testimonianze risalenti all'epoca romana: in alcune zone dell'Arcipelago sono state segnalate in passato sepolture romane, quindi è probabile ci fossero anche dei villaggi romani. Un occhio allenato queste testimonianze le scorge.
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Quando ha iniziato a percorrere in lungo e in largo il territorio maddalenino? Quando ha iniziato ad immortalare con la macchina fotografica le sue bellezze?
Non ho mai capito quando sia iniziato, ma guardando le fotografie mi sono reso conto che sin da piccolo, avrò avuto sì e no 10 anni, in qualsiasi situazione, dai compleanni degli amici alle gite, la persona che scattava le foto ero sempre io. Con il tempo ho trasformato questa passione in un vero e proprio mestiere; l'ho fatta coesistere con altri interessi, in primis con l'amore per la natura in tutti i suoi aspetti. Ho sempre fotografato qualsiasi cosa: un fiore, un insetto, un panorama. Dopo oltre trent'anni di frequentazione, posso dire di conoscere ogni angolo dell'Arcipelago maddalenino.
Cosa le trasmettono questi immersioni nella natura incontaminata dell'Arcipelago di La Maddalena?
È bellissimo! Davanti a tanta bellezza mi rendo conto di quanto sono fortunato. Capita, a volte, che la mattina mi alzi anche alle 5:00 per andare a fotografare un fiore, per trovare la luce giusta, per immortalare un uccello o il suo nido. Non è semplice fare gli appostamenti agli uccelli: devo nascondermi, rimanere immobile e fare in modo che gli uccelli si abituino alla mia presenza. A volte è anche noioso.
Com'è La Maddalena l'inverno?
Secondo me, l'inverno qui è stupendo, è molto più bello della primavera e dell'estate. A me l'estate non piace, non la sopporto. Nei mesi di luglio e agosto, quando La Maddalena è "invasa" dai turisti, fuggirei volentieri. Per poter vivere su un'isola, devi nascerci: non è da tutti stare qui l'inverno.
Recentemente ha fondato un'associazione naturalistica. Di cosa si occupa?
Sì, lo scorso anno mi ha contattato Stefania Consolini, Guida Ambientale Escursionistica che aveva in mente la nascita di un’associazione di guide. All’inizio non ero molto entusiasta, in quanto venivo da diverse esperienze non positive con cooperative, ma alla fine il suo entusiasmo mi ha coinvolto. Abbiamo fondato Passu Malu, un'associazione di guide ambientali escursionistiche dell'Arcipelago di La Maddalena. L'associazione si pone l’obiettivo di riscoprire il patrimonio storico-naturalistico di questo posto magnifico, dando ampio spazio anche alle tradizioni locali. Organizziamo molte escursioni per turisti italiani e stranieri. Tutti partecipano con grande interesse.
I vostri clienti dove vogliono essere portati? Cosa vogliono visitare?
La maggior parte dei turisti durante l’estate vuole andare a Cala Coticcio e alla Spiaggia Rosa di Budelli. Solitamente i turisti più interessati all'aspetto naturalistico e storico arrivano nel periodo primaverile o autunnale; sono i camminatori che partecipano ai nostri trekking e fanno domande sulla storia e sulla natura. Non si accontentano di fare il classico bagno a Cala Coticcio. Ci sono persone che hanno interesse verso la storia e altre più desiderose di approfondire l'aspetto naturalistico. Una volta che hai compreso gli interessi delle persone che hai di fronte, è fondamentale coinvolgerle ed entusiasmarle.
Il suo luogo del cuore, invece, qual è?
Mi piacciono le isole: amo tantissimo Spargi e Budelli, che penso siano le isole più incontaminate. Ma ho molta paura per loro: la troppa smania di rinnovamento in nome dell’economia, e forse qualche mania di protagonismo di alcuni, mi fanno temere iniziative che possano irrimediabilmente sfregiare queste terre meravigliose.
Attualmente sta lavorando a qualche pubblicazione?
Le mie escursioni sono per lo più solitarie, solo occasionalmente ho qualche compagno. Il silenzio mi dà modo di riflettere, raccogliere dati e prendere appunti su quadernetti che porto sempre con me. Tutto è dettato dalla mia grande curiosità. Ci sono periodi in cui sono più interessato alla fauna, altri alla flora o ai piccoli, impercettibili segni lasciati dagli uomini che in passato hanno vissuto su queste isole.Tutto queste informazioni, queste sensazioni trascritte sui quadernetti, forse saranno la mia futura pubblicazione.
Cosa si augura per il futuro della Maddalena?
Per il futuro sono un po' pessimista: adesso siamo meno di 11.000 abitanti; quando qui c'erano gli Americani, sfioravamo i 15.000 abitanti, le attività economiche respiravano, c'erano molte più persone. Oggi, nel periodo invernale, molte attività chiudono. Inoltre, stiamo assistendo allo spopolamento: tanti, troppi giovani vanno via, per cui mi auguro si trovi qualche prospettiva di sviluppo economico che induca i ragazzi a restare qui. Penso che la cosa migliore sia sfruttare quello che abbiamo, ovvero le bellezze naturali. In tal senso, l'escursionismo può rivelarsi prezioso.
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