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venerdì, 24 novembre 2017 06:54 |
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Francesca Bianchi, Vanna Belliardo e Armando Cucchietti davanti all'ingresso della scuola elementare
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Francesca Bianchi
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Ognuno di noi ha un luogo del cuore, un posto dove l'anima si rigenera e i pensieri negativi si annullano, un porto sicuro dove trovare rifugio nei momenti in cui le difficoltà che la vita ci chiama ad affrontare sembrano prendere il sopravvento. Tutte queste emozioni suscita nel mio cuore San Martino di Stroppo, l'ultima borgata del comune di Stroppo, sulla strada per Elva, nel Cuneese, a 1500 mt di quota, un'incantevole borgata che sembra lontana anni luce dal vuoto clamore che impera nella nostra quotidianità.
Affacciandosi al Belvedere, situato accanto alla Chiesa dedicata a San Martino, la vista spazia oltre l'infinito. Al cospetto di tanta rassicurante bellezza si resta incantati: accompagnati dal solo rumore del vento che trascina via con sé gli affanni e le preoccupazioni, l'immensità che si spalanca davanti agli occhi consente di cogliere il grande mistero che governa la vita umana. Lì, contemplando quelle cime maestose ed imponenti che ci ricordano la fragilità dell'esistenza, si diventa un tutt'uno con la Natura e con l'Universo e si comprende il grande valore del silenzio, l'unico, grande maestro in grado di metterci di fronte ai nostri limiti e alle nostre insicurezze, un maestro da cui spesso, nella nostra epoca, si tende a fuggire. Queste dolci sensazioni riemergono e ci cullano nei momenti in cui il buio fa capolino nella nostra vita, aiutandoci a non perdere mai la speranza e a non cedere il passo allo sconforto.
Insieme alla maestra Vanna Belliardo, che nell'anno scolastico 1964-1965 ha insegnato nella scuola elementare della Borgata, ho avuto l'immenso piacere di trascorrere una giornata in questo incantevole gioiello incastonato tra le montagne della Valle Maira. Ci ha accolto Armando Cucchietti, che in quel remoto anno scolastico fu alunno della maestra Vanna. Con la sapiente guida di Armando, che ci ha consentito di visitare ogni angolo di San Martino, abbiamo fatto un tuffo nel passato, sfogliando con un pizzico di nostalgia l'album dei ricordi di oltre cinquant'anni fa. Percorrendo i vicoli del borgo, abbiamo visto l'antico forno, l'arco in pietra, i vecchi lavatoi, il Museo, quel che resta delle stalle, le case ormai disabitate. Ammirando ciò che rimane delle abitazioni e gli oggetti usati anni e anni fa dalla gente di San Martino, il borgo sembra animarsi della presenza dei vecchi abitanti di questo paesino di alta montagna: pare di vederli curvi sulla terra, intenti a curare l'orto, ad accudire le bestie nelle stalle, impegnati nella preparazione dei dolci e del formaggio.
Per FtNews
ho avuto l'immenso piacere di raccogliere le confidenze e i ricordi di Armando e della maestra Vanna, una donna meravigliosa che con dolcezza e simpatia riesce a contagiare chiunque con l'entusiasmo, la gioia e una straordinaria voglia di vivere ed emozionarsi, incurante degli anni che passano. Le parole di Vanna ed Armando rendono attuale quel tempo tanto lontano, eppure così vivo nella loro memoria. Ascoltando i loro racconti, le ali della mia fantasia si rifugiano in quel mondo popolato da gente semplice e onesta, orgoglio e vanto di un'Italia che ormai non c'è più. La mia speranza più grande è che il tempo non cancelli tali preziosi ricordi, che meritano di essere consegnati all'eternità, affinché mai si perda la memoria della vita di quei tempi, fatta di tanti sacrifici e ricca di valori umani e rispetto per la vita, di cui il mondo moderno avrebbe tanto bisogno!
Armando, come trascorre oggi la vita in una borgata di montagna, lontana dal caos che regna sovrano nella moderna quotidianità? A quali attività ci si dedica a 1500 metri di quota?
A San Martino oggi siamo nove anime: Marco, Valeria, Tiana, Giuseppe, Elisa, Alberto e Sonia con il figlio Valentino, di 9 anni, ed io. Abbiamo la fortuna di vivere in una borgata così ben esposta al sole, sia d'estate che d'inverno, da essere definita "Borgata del Sole". Quando non c'è neve e il tempo è bello, come in questi giornate di novembre, lavoriamo la legna, curiamo l'orto e accudiamo le bestie nella stalla. Tiana ed io ogni due settimane prepariamo il pane ed i dolci nell'antico forno; tutte le volte un grande profumo di sapori antichi e genuini pervade ogni angolo di San Martino. Alberto e Sonia gestiscono l'Osteria Lou Subric ("Il Saputello"), l'unica struttura ricettiva della Borgata. Marco e Valeria si occupano della cura dell'orto e della stalla. Giuseppe, invece, che ha 85 anni, è la nostra memoria storica. A San Martino, inoltre, abbiamo una buona produzione di miele millefiori di alta montagna, di cui si occupa mio fratello Giorgio, residente a Dronero, che a quote più basse produce anche miele di tiglio e di castagno.
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Marco con la nonna di Armando, detta nonna Blotin
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Armando, ci sono occasioni in cui Vi riunite tutti insieme?
Le occasioni conviviali per riunirsi tutti quanti non mancano: sabato 11 novembre, in occasione della festività del nostro patrono, abbiamo cenato tutti insieme; il giorno dopo, invece, c'è stata la Santa Messa nella chiesetta, dedicata proprio a San Martino, che io tutte le mattine apro per permettere di visitarla a chiunque salga nella nostra Borgata. Dopo la Messa si è tenuto un pranzo, cui hanno partecipato 60 persone, tutte venute dai dintorni per festeggiare insieme a noi residenti.
Cosa Vi ha spinto a creare un Museo della Borgata, dove sono esposti molti oggetti che hanno caratterizzato la vita dei vecchi abitanti di San Martino e le immagini della gente che lì è nata e vissuta?
L'idea è venuta ad Emilio Marchio', proprietario del locale, il quale ha effettuato i lavori di preparazione. Ha voluto seguire l'esempio di altre borgate dei dintorni, come Elva e Acceglio, che da sempre hanno dei musei. Il nostro museo è stato realizzato tre anni fa, con la collaborazione di tutti gli abitanti, che hanno recuperato nelle case molti vecchi attrezzi, tra cui la zangola, nel nostro dialetto la burera, che si usava per la produzione del burro. Abbiamo reperito tanto materiale: vestiti, oggetti di uso personale, e anche molte vecchie foto di persone che hanno fatto la storia della nostra Borgata. E' stata una grande emozione ritrovare, dopo anni e anni, oggetti e foto risalenti ai miei nonni e ai miei bisnonni. Visitare il nostro piccolo museo è fare un tuffo nella storia di San Martino.
Vanna, cosa Le viene in mente se pensa al lontano anno scolastico 1964-1965?
Se penso a quegli anni così lontani, eppure così profondamente impressi nel mio cuore, mi torna in mente la mia esperienza di insegnamento a San Martino di Stroppo. Giovane ed inesperta, mi presentai timidamente in questa scuola di alta montagna ed incontrai per la prima volta i miei due alunni. I loro nomi non li ho mai dimenticati: Armando e Margherita. Li ricordo timidi e spaesati. Indossavano i grembiuli neri con il colletto bianco e i fiocchi rosso e blu, che per tanti anni hanno contraddistinto gli studenti delle scuole elementari.
L'aula era abbastanza spaziosa, i banchi a due posti erano muniti di calamaio per l'inchiostro che realizzavamo noi stessi, mischiando una polvere nera solubile in acqua. A completare l'arredamento c'erano una cattedra, una lavagna a muro ed una cartina dell'Italia appesa alla parete. Per riscaldare l'ambiente nelle lunghe e gelide giornate invernali c'era una piccola stufa che mi premuravo di accendere la mattina presto, prima che arrivassero i miei alunni.
Armando e Margherita parlavano soltanto in dialetto. Il primo grande ostacolo che ho dovuto affrontare con loro è stato proprio quello della lingua italiana. Avrebbero dovuto imparare a leggere, a scrivere e a parlare una lingua a loro sconosciuta. Io ero alle prime armi, diplomata da poco, e nessuno mi aveva insegnato come poter gestire una situazione simile. Gradualmente, con pazienza e mediante l'utilizzo di disegni e schede illustrate, hanno imparato i primi vocaboli, e ben presto il loro vocabolario si è arricchito, fino ad acquisire i primi rudimenti di lettura e scrittura. Per migliorare nell'espressione orale, li invitavo a conversare tra di loro in italiano: ricordo con molta tenerezza i loro dialoghi a due.
Che accoglienza Le riservarono a San Martino?
Al mio arrivo sono stata accolta dai genitori dei miei alunni, persone semplici, cordiali e disponibili, e dall'allora Direttore Didattico Costanzo Cucchietti, che quel giorno, premurosamente, si era fatto carico di portarmi una brandina, visto che la camera della maestra, messa a disposizione dal Comune, era sprovvista del letto. Avevo un alloggio tutto per me: accanto all'aula c'era il mio appartamento, costituito da una cameretta. Il letto era addossato alla parete; una stufa, un piccolo tavolo e alcuni effetti personali ed indispensabili portati da casa rendevano confortevole questo piccolo ambiente.
Armando, è stata dura confrontarsi per la prima volta con una lingua sconosciuta?
Sì, è stato molto difficile per noi, dato che parlavamo soltanto l'occitano, ma l'infinita pazienza della maestra, la sua dolcezza e il suo grande amore per l'insegnamento ci hanno aiutato non poco. La maestra Vanna è stata straordinaria, ha fatto un lavoro eccellente con noi e ogni volta che la vedo provo un'intensa emozione: è un po' come tornare bambino, quando l'ho conosciuta.
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Marco, Valeria e Armando al Belvedere coperto di neve
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Armando, come trascorreva a quei tempi la vita della gente di San Martino?
Il giorno si andava a scuola, si studiava, mentre la sera ci si ritrovava tutti quanti nelle stalle, posti caldi e confortevoli, per raccontarsi storie e trascorrere momenti piacevoli. Si parlava molto; non c'era la tv e si stava veramente bene; erano altri tempi, eravamo tutti molto più uniti.
Vanna, che ricordo ha di quell'anno trascorso a San Martino?
Ho molti ricordi di quell'esperienza. Ero una giovane ragazza e mi spaventava il pensiero di dover dormire da sola in un posto così isolato. Ogni scricchiolio, verso di animale, rumore sconosciuto mi terrorizzava: ancora ricordo i canti ed i monologhi che un abitante del paese faceva tra sé e sé, quando, in piena notte, tornava da Stroppo, forse un po' troppo brillo, transitando sotto la mia finestra.
Ricordo tanti momenti piacevoli trascorsi nella stalla dei genitori di Armando: lì, in quell'ambiente così caldo ed accogliente, assistevo alla mungitura, mentre si chiacchierava per ore e ore, trascorrendo momenti sereni. Ivonne, una paesana, mi dava lezioni di uncinetto, e ancora oggi conservo una maglia realizzata sotto la sua sapiente guida.
Ricordo nitidamente un episodio che fa riflettere su come siano cambiati i tempi: Armando era ammalato da alcuni giorni, aveva la febbre alta ed i suoi genitori non hanno avuto altra scelta che caricarlo sul mulo e portarlo dal medico a Stroppo. Ho un ricordo indelebile del loro rientro lungo la ripida e stretta mulattiera che collegava San Martino a Stroppo: poveri genitori e povero Armando, stremato dalla febbre, in groppa al mulo! Credo che, forse più di tante parole, questo piccolo episodio possa testimoniare quanta semplicità e quanta umiltà pervadesse la vita delle persone che un tempo abitavano le nostre Valli e sapevano apprezzare le cose più semplici.
Armando, cosa si augura per il futuro di San Martino?
Mi auguro che ritorni un po' di gente che si stabilisca qui in pianta stabile. Tra gli attuali residenti, io sono l'unico ed ultimo nato nella Borgata. C'è un solo bambino, Valentino, che ha 9 anni e che è circondato da adulti. Ecco, sarei davvero felice se San Martino tornasse a ripopolarsi come un tempo, con tante famiglie, affinché non venga abbandonata mai!
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da: livioeve@gmail.com |
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Messaggio: Noi viviamo all'imbocco della Valle Maira, conosciamo la borgata e quanto descritto nell'articolo rispecchia in pieno la realtà. Complimenti |
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da: Andrea.perosino@vitalybella.com |
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Messaggio: San Martino è davvero un paradiso, ti entra nel cuore e nella mente e non esce più. Bell'articolo! |
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Messaggio: Complimenti per l'articolo.
Conosco i luoghi descritti. L'autrice dell'articolo ha colto l'essenza dei luoghi che abito e la nostagia che tanti viaggiatori provano quando lasciano la Valle Maira. |
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