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mercoledì, 14 febbraio 2024 17:59 |
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Francesca Bianchi
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Giovedì 8 e venerdì 9 febbraio il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo ha ospitato il convegno internazionale di studi dal titolo Mascheramenti animaleschi nelle tradizioni satiriche e carnevalesche europee, organizzato dall'Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, dalla Fondazione Ignazio Buttitta e dal Centro internazionale di ricerca e studi su Carnevale Maschera e Satira (CMS), con il patrocinio del Dipartimento Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo. Realizzato grazie al contributo della Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali, il convegno è stato dedicato alla memoria dell'antropologo Luigi M. Lombardi Satriani.
I contenuti narrativi, le performances e i simboli rituali delle cerimonie carnevalesche presentano una diffusione e una persistenza nel tempo assai considerevoli, sebbene siano sottoposti a un processo di continua rielaborazione delle forme, dei significati e delle funzioni in relazione allo storico prevalere, contesto per contesto, di peculiari istanze politiche, economiche e sociali. I mascheramenti, le trasformazioni, l’assunzione/manifestazione rituale di identità altre, le inversioni di ruolo, di genere, di status sono simboli rituali attestati sin da epoca proto-storica e di amplissima diffusione, poiché documentati dalla ricerca etnologica, folklorica, storico-letteraria e religiosa in una pluralità di culture. Tuttavia, essi sono nella storia e, pertanto, investiti da un continuo processo di de-semantizzazione/ri-semantizzazione e di de-funzionalizzazione/ri-funzionalizzazione. Ciascuna comunità rielabora e riplasma la propria memoria culturale. Numerose rappresentazioni vascolari greche, di età arcaica e classica, esibiscono già personaggi travestiti da animali in contesti performativi/rituali. Già i pionieri della commedia ateniese agli inizi del V secolo a.C. ricorrevano, per far ridere il pubblico, a travestimenti o a performances mimiche con cui interpretavano uccelli, moscerini, rane: sono sopravvissute fino a noi, del resto, commedie di Aristofane caratterizzate proprio dalla presenza in scena di cori animaleschi.
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Una pratica, quella dei travestimenti teriomorfici, documentata senza soluzione di continuità sin dai rituali e dalle tradizioni comico-satiriche dell’antichità, passando per il Medioevo, sino all’età moderna e contemporanea. San Cesario condanna coloro che si trasformano in bestie selvatiche indossandone teste e pelli. Ritroviamo tale condanna nel concilio di Auxerre del 573-603 e in quello di Nantes del 658. Nelle maschere, infatti, la Chiesa vedeva la pretesa di trasformare la creazione divina e di abolire la distinzione radicale dell’uomo dalla bestia, insieme a quella tra uomo e donna, pure messa in dubbio dai comportamenti e dai mascheramenti carnascialeschi.
Anche nei contemporanei carnevali folklorici euromediterranei ricorrono ampiamente mascheramenti di carattere animalesco, un tratto costitutivo delleperformances cerimoniali e teatrali di una pluralità di culture d’ogni tempo e d’ogni luogo. Tra le mascherate teriomorfe carnevalesche si possono annoverare la mascherata del Cammello in area slavo-balcanica e quelle dell’Orso e dell'Uomo selvaggio, molto diffuse nel Nord Italia, ma presenti anche in Sicilia; o ancora quelle sarde, dai caratteri marcatamente ferini, dei mamutthones e dei boes, che fanno la loro prima apparizione la vigilia di Sant’Antonio Abate insieme al fuoco della tuva.
Il Comitato Scientifico, composto da Tiziana Drago, Giuseppe Genco, Sonia Macrì, Rosario Perricone, Pietro Sisto, Piero Totaro, ha affidato le relazioni a studiosi italiani e stranieri che hanno dedicato la loro attenzione al tema indicato e alle numerose questioni correlate.
Nell’ambito del Convegno è stato presentato il volume Maschera e cibo. Il carnevale e il Mediterraneo, a cura di Pietro Sisto e Piero Totaro (Edizioni Museo Pasqualino, 2024). Sono intervenuti gli autori, Marxiano Melotti, Giuseppe Genco.
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