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Quindi, l’elezione di Amato sarebbe uno scacco per Renzi, ma anche per lo stesso Berlusconi, dato che ciò a cui lui aspira - cioè la grazia – non sarebbe mai concessa da un Capo dello Stato, che ha avuto il grande merito di passare indenne attraverso la stagione di Tangentopoli e che, invero, non avrebbe alcun interesse a sporcare la sua immagine a livello internazionale, per essere l’autore del salvataggio – fuori tempo massimo – di chi è condannato, in via definitiva, per evasione fiscale ed è, tuttora, sotto processo per un reato inviso alla pubblica opinione, come quello di compravendita di parlamentari.
Stamane, sfogliando i giornali, abbiamo notato che la nostra medesima ipotesi veniva sostenuta da una personalità importante del vecchio PSI, Rino Formica, uomo di grande spessore politico, vicino a Craxi, ma soprattutto acuto lettore della realtà attuale, visto che non ha mai perso il contatto con il Palazzo.
La sua tesi, che ci convince e ci affascina non poco, equipara lo Stato italiano alla Chiesa attuale: esistono, oggi, due Papi, che – collaborando fra loro – portano avanti la più grande istituzione religiosa del mondo occidentale.
Orbene, il nominativo di Amato non viene avanzato né dal PD, né da Forza Italia, ma a sceglierlo - come si faceva ai tempi dell’Impero Romano - sarebbe stato il predecessore, cioè Giorgio Napolitano, che, nel momento in cui ha firmato le dimissioni, avrebbe suggerito a molti il Dottor Sottile come suo successore, dato che fra i due è sempre esistito un rapporto di grande collaborazione e di indubbia stima reciproca.
D’altronde, in questi giorni, un fatto è passato inosservato, pur essendo importantissimo: il senatore a vita Napolitano, dovendo scegliere il gruppo parlamentare a cui iscriversi, ha deciso di aderire al Gruppo Misto per le Autonomie, insieme ai Socialisti di Nencini, non iscrivendosi – come si credeva – a quello del PD, che sarebbe stato l’esito naturale, vista la sua lunga militanza nel PCI e nei DS.
Questo gesto, apparentemente banale, è la più grande sconfessione per l’operato del Premier e, certo, offre un segnale significativo circa la necessità di eleggere una personalità che abbia spina dorsale e che, in virtù dello spirito di autonomia, che esprime, sappia dire di “no” al Presidente del Consiglio, qualora le sue richieste fossero inaccettabili, come ha fatto Napolitano, quando ha più volte negato il suo essenziale assenso a Renzi nel momento in cui questi, nelle scorse settimane, gli proponeva per la Farnesina nomi non all’altezza dell’incarico di Ministro degli Esteri.
L’elezione di Amato, infine, costituirebbe ossigeno puro per la minoranza del PD, che potrebbe avere una sponda al Quirinale, dal momento che molti dei protagonisti della Seconda Repubblica, che hanno collaborato con il Dottor Sottile, nel corso dei suoi anni di Governo, sono gli stessi che, in modo manifesto o meno, oggi stanno alimentando il dibattito in quel partito contro Renzi, muovendosi all’ombra della nuova generazione di Fassina, D’Attorre, Cuperlo, Civati.
Noi, altrove, per ragioni di adesione partitica, abbiamo sostenuto la candidatura di Romano Prodi, ma certamente l’eventuale elezione di Giuliano Amato non ci dispiacerebbe, perché, sia con il Prof. di Bologna, che con il Dottor Sottile, avremmo la certezza di poter contare su di un livello istituzionale di grandissimo prestigio internazionale ed, in particolare, assolutamente autonomo da chi, alloggiando in altri Palazzi della vita politica romana, aspira ad allungare indebitamente la sua “longa manus” sul Colle più alto di Roma, secondo una logica di tipo privatistico delle istituzioni e del Bene comune, che non ci appartiene per nulla.
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