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Rosario Pesce
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La politica è seducente, in quanto riserva sorprese giorno per giorno: infatti, è notizia di ieri che Alfano e Berlusconi, dopo un lungo periodo di gelo, si siano incontrati per decidere il comune candidato da sottoporre a Renzi, quando, nelle prossime ore, il Cavaliere incontrerà il Premier per trovare l’accordo sul nome del futuro Capo di Stato.
È evidente che siamo, ancora, solo alle schermaglie iniziali di una lunghissima partita, che non è detto debba finire il 29 gennaio: risulta, però, ovvio che i giocatori stiano muovendo i loro pezzi sulla scacchiera, per avere maggiore potere contrattuale nella vicenda quirinalizia, nella quale si giocano equilibri non solo di natura strettamente politica, ma si decidono i destini economici dell’impero berlusconiano.
Al Cavaliere, infatti, giova avere un ruolo attivo nell’elezione presidenziale, in quanto, solo così facendo, egli potrà chiedere la giusta tutela per le proprie aziende e per gli interessi, che il suo gruppo rappresenta, visto che, ormai da tempo, Berlusconi ha rinunciato alla prospettiva di ascendere alla massima magistratura del nostro Stato, che peraltro - in questo momento - gli è preclusa dalla condanna definitiva, subìta nell’agosto del 2013.
Non si può, però, non evidenziare un dato: mentre Berlusconi riaggrega il vecchio Centro-Destra, anche in prospettiva del prossimo voto politico generale, che ci sarà - molto probabilmente - nella primavera del 2016, Renzi invece perde forze per strada.
La vicenda ligure non potrà non avere conseguenze, nei giorni prossimi, nei Palazzi della politica romana: è, ormai, certo che, all’interno del PD, si agitano due gruppi, del tutto autonomi l’uno dall’altro, che perseguono obiettivi distinti.
Da una parte i renziani, a difesa del loro leader e del Governo; dall’altra, gli ex-diessini, che, dopo le dichiarazioni di Cofferati ed il passo falso del Dicastero sul provvedimento in materia fiscale, hanno ripreso vigore, per cui non intendono subire passivamente i contenuti del Patto del Nazareno, che verranno loro imposti dal Segretario democratico.
Essi, addirittura, giungono a preventivare la possibilità di una scissione, qualora l’elezione quirinalizia dovesse far pendere l’ago della bilancia da parte dei moderati di Alfano e Berlusconi.
Infatti, risulta lapalissiano che Renzi stia concordando il nome del successore di Napolitano con Forza Italia e con il Centro di Casini e del Ministro degli Interni, per cui si limiterà a dare una mera comunicazione alla minoranza interna, alla quale indicherà la personalità da votare nelle immediate ore precedenti al voto del 29 gennaio.
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