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Rosario Pesce
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Il dato, pubblicato stamane da alcuni giornali importanti, dimostra ampiamente come gli equilibri politici, nel Paese, stiano mutando assai rapidamente: infatti, autorevoli fonti sondaggistiche danno il PD al di sotto del 35%, quindi ben lontano dal - quasi - 41% dei voti, che conseguì nello scorso mese di maggio, quando si votò per il Parlamento europeo.
A quanto pare, la luna di miele fra il Paese e Renzi è terminata anzitempo: infatti, perdere, nel giro di sei mesi, sette punti percentuali è un fatto, che non può non far riflettere chi, erroneamente, ha pensato che il Premier avesse blindato, definitivamente, il suo livello di gradimento.
Invece, la pubblica opinione ha, progressivamente, iniziato ad allontanarsi dal partito del Presidente del Consiglio e fette importanti di elettorato, abituate a votare per Berlusconi, sarebbero di nuovo disposte a prendere in considerazione l’ipotesi di premiare il partito del Cavaliere, abbandonando così Renzi al suo tragico destino.
D’altronde, il Premier ha, in questi mesi, operato in modo scientifico una mutazione profonda della cultura politica del proprio partito, facendo del PD non più un partito socialdemocratico, sul modello di quello ereditato da Bersani, ma una formazione centrista, che strizza volentieri l’occhio alla Destra, visto che gli ultimi provvedimenti, varati dall’Esecutivo, vanno tutti nella medesima direzione.
La legge, in materia di disciplina lavorativa, ha in sé ben poco di Sinistra, dal momento che rinunciare all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori costituisce una scelta, che creerà pochissimo sviluppo, a fronte di una notevole macelleria sociale, dato che tutti i dipendenti del settore privato, che d’ora in poi saranno assunti, non avranno più la certezza del reintegro sul posto di lavoro, qualora dovessero essere licenziati dal loro datore senza giusta causa.
Inoltre, i decreti, in materia di evasione fiscale e di falso in bilancio, sono degli evidenti schiaffi all’uguaglianza giuridica, visto che si consente, con i provvedimenti definiti dal Governo, di evadere milioni di euro senza incorrere nei rigori della giustizia penale.
Pertanto, la mutazione genetica è nei fatti: un partito di Sinistra, tanto più in tempi di crisi finanziaria, non avrebbe invero progettato di fare simili regali a chi può vantare enormi ricchezze e rappresenta interessi economici notevolissimi.
Ma, l’elettorato di Destra, scioccato a maggio dalla debolezza - divenuta cronica - di Berlusconi, dopo aver premiato Renzi, ha iniziato una lenta, ma progressiva operazione di ritorno alla casa madre, per cui i dati dei sondaggi, appena pubblicati, denunciano come nel Paese sia scoppiato, nuovamente, il desiderio di votare per la Destra, in particolare per quella xenofoba e razzista, incarnata dalla Lega, mentre molto meno pronunciato sarebbe il recupero di consenso da parte di Forza Italia.
Dunque, se si votasse adesso, le differenze fra Centro-Sinistra e Centro-Destra sarebbero molto meno evidenti di quanto lo furono nella scorsa primavera, quando il partito renziano sembrava destinato - nel giro di pochi anni - a seguire la medesima traccia, lasciata dalla DC, raggiungendo circa il 50% di gradimento dell’elettorato.
Invece, Renzi, per un verso, ha perso il consenso dell’opinione pubblica moderata, attratta dalle sirene della propaganda reazionaria leghista, mentre - per un altro verso - sta perdendo quanti, nel suo partito, si riconoscono nella tradizione socialista e democratica, che, dopo la fine del PCI, si è cercato di far rivivere attraverso i successivi mutamenti e riposizionamenti degli eredi della tradizione ex-comunista.
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