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Rosario Pesce
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Il momento, che stiamo vivendo, è certamente uno dei più importanti della storia recente.
Non solo la crisi politica, ma ben altre sono le emergenze, che il Paese sta vivendo.
Infatti, prima di tutto, non può non costituire un fattore di allarme sociale la presenza di un fortissimo disagio fra moltissimi Italiani, che non riescono a sopravvivere, se non per effetto di provvidenze “una tantum” da parte dello Stato e di ausili ed assistenza di amici e privati.
Ma, fino a quando potranno reggere con uno stato sociale sempre più precario ed, in particolare, non in grado di rispondere ai bisogni, sempre crescenti, dei nostri concittadini?
Peraltro, per effetto degli indirizzi degli ultimi decenni, le risorse trasferite alle politiche sociali e di inclusione sono sempre minori, per cui è ineluttabile che, a fronte di disponibilità diminuite e di un fabbisogno crescente, emerga un disagio che potrebbe, finanche, esprimersi in modo caotico e, soprattutto, molto pericoloso per il consesso civile.
Inoltre, un problema ulteriore si è aggiunto nel corso degli ultimi mesi: la volatilità della consistenza finanziaria delle banche, per cui, nelle prossime settimane, sarà necessario un intervento corposo da parte dello Stato, per mettere in sicurezza i risparmi di moltissimi Italiani, che altrimenti rischiano di saltare, se non interviene - appunto - il Governo a risarcire quanti, a causa dei fallimenti preannunciati, possono perdere le somme di danaro messe insieme grazie ad una vita di lavoro e di sforzi, a volte, assai rilevanti.
In tale contesto, ovviamente il dato preoccupante è segnato dalla disoccupazione giovanile, per cui coloro che hanno un’età fra i venti ed i trent’anni non vedono, molto spesso, una prospettiva di vita dignitosa dinnanzi a loro.
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