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Rosario Pesce
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Quella che si è aperta con il voto referendario è una crisi non facile.
Vediamo quali sono gli attori in campo.
Da una parte, il Premier uscente che, dopo la sconfitta, può fare solo una scelta: accelerare il ritorno alle urne, allo scopo di rimanere in carica come Presidente del Consiglio e chiedere, dunque, un altro suffragio agli Italiani in suo favore, dopo il fallimento della prova dello scorso 4 dicembre.
Ovviamente, oggi, è molto più indebolito di quanto non lo fosse prima della competizione referendaria.
Progressivamente, si può immaginare che si sfilino tutti coloro che, nel partito, hanno sostenuto la sua Segreteria, dalla corrente di Franceschini, Area Dem, a quella dei Giovani Turchi di Orlando ed Orfini.
Questi, infatti, allontanandosi da Renzi, potrebbero creare le premesse di una propria rapida ascesa, finanche inattesa prima del 4 dicembre scorso.
È, però, inevitabile che, prima di un simile strappo, essi si guardino intorno con la dovuta cautela.
È ovvio che, una volta nato - eventualmente - un Dicastero diverso da quello attuale, questo deve essere sostenuto dal Segretario del PD, che è lo stesso Renzi, per cui compiere un atto proditorio contro il Premier uscente potrebbe, poi, determinare la nascita di un Esecutivo con una prospettiva di vita molto breve.
Allora, a Mattarella forse il compito di creare le premesse perché Renzi, uscito da Palazzo Chigi, possa sostenere chi, poi, andrà a prendere il suo posto?
Ma, esiste la lealtà in politica?
Crediamo che, evidentemente, sia una mera chimera, per cui chi, finora, ha ricevuto prebende stando vicino a Renzi, farà di tutto per accrescere il proprio potere e la visibilità conseguente, così come è ineluttabile che il Premier uscente cerchi, con ogni sua forza residua, di restare in campo, occupando una posizione che gli assicuri una capacità contrattuale all’interno ed all’esterno del PD.
Ma, cosa si muove al di fuori del partito renziano?
Importante, se non decisivo è il ruolo di Forza Italia, visto che qualsiasi nuovo Governo può nascere solo in virtù del sostegno di Berlusconi, dato che è scontato che Salvini o Grillo mai sosterranno un Esecutivo a guida democratica.
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