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Rosario Pesce
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Una delle debolezze del fronte del NO, al referendum costituzionale del prossimo mese di dicembre, è rappresentata dalle personalità politiche (o da talune di loro), che stanno facendo campagna elettorale in favore di tale opzione.
Infatti, i vari D’Alema, Berlusconi, Cirino Pomicino, Fini, caduti ormai negli indici di gradimento degli Italiani, rischiano – malgrado le loro buone intenzioni – di traghettare voti in favore del Sì, perché l’Italiano medio, pur di non votare nella loro medesima direzione, può decidere di esprimere un consenso, magari non convinto, in favore delle tesi renziane.
Cosa dire?
Può una condanna della storia (una moderna damnatio memoriae) determinare una simile dinamica, finanche quando la tesi di siffatte personalità è pienamente condivisibile, a prescindere da chi se ne fa araldo e dagli eventuali meriti o demeriti di questi?
Purtroppo, si sa bene che gli Italiani votano con la pancia molto spesso, per cui è molto probabile che la tecnica del rigetto verso il recente passato può portare voti ad un presente, che non è certamente migliore.
Se così fosse, forse sarebbe opportuno che, per il bene del NO, questi personaggi si facciano da parte, così da evitare dinamiche perverse, che possono determinare un’eterogenesi dei fini.
Peraltro, sarebbe anche giusto che gli Italiani facciano, finalmente, pace con il loro passato: è iniquo che il presente si legittimi sempre e solo per via negativa, per cui chi governa oggi, lo fa perché il suo predecessore era assai peggio.
Per tal via, il Paese non diviene mai maturo, ma rischia di votare sempre contro qualcuno o qualcosa e mai per qualcuno o qualcosa
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