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Nessuno, invero, può dimenticare l’atteggiamento improntato all’indipendenza, che Cacciari ha sempre tenuto, finanche quando, sia negli Enti Locali, sia nella sua formazione partitica, ha ricoperto ruoli importanti di guida politica.
Si scontrò duramente con D’Alema, quando questi era Presidente del Consiglio, dichiarando pubblicamente che il suo Governo stava manifestamente sbagliando nell’affrontare la questione veneta ed il conclamato disagio delle popolazioni del Nord-Est nel riconoscersi nella comune patria italiana.
Altresì, non più tardi di poche settimane or sono, pur essendo stato un sostenitore della sua candidatura, ai tempi delle primarie, egli ha giustamente criticato l’operato del Dicastero Renzi, dimostrando – con rigorose argomentazioni – la sostanziale sterilità delle sue politiche nell’opera difficile di soluzione della crisi economico-finanziaria, che sta vivendo l’Europa e l’Italia, in particolare. Questo suo modo di fare, non imprigionabile in alcuno schema pre-confezionato, ineluttabilmente lo rende improponibile per il Quirinale, dato che chi andrà ad occupare lo scranno più alto della Repubblica dovrà, comunque, essere sensibile alle sollecitazioni provenienti dai vertici dei partiti e dell’alta finanza italiana, per cui uno spirito libero, che non ama né i compromessi, né la mera ipocrisia di facciata, è a-priori escluso dalla gara per assumere l’onere della più rilevante magistratura della nostra democrazia parlamentare.
Se fossimo vissuti, invece, in un moderno sistema di democrazia presidenziale, molto probabilmente il suo nome sarebbe stato ancora spendibile, dal momento che egli è tanto popolare presso la pubblica opinione, quanto appare inviso ai capibastone, che decideranno le prossime elezioni quirinalizie.
Forse, è venuto – per davvero – il momento di mettere mano alla grande riforma dello Stato, così come ha auspicato - per anni - Bettino Craxi?
Forse, è giunta l’ora che i mille grandi elettori, che indicheranno il nome del successore di Napolitano, ascoltino finalmente la voce dei cittadini, non snobbando pregiudizialmente le indicazioni, che avranno risonanza mediatica attraverso i social-networks?
Certo, se Cacciari fosse il prossimo Presidente della Repubblica, il ricambio della classe politica avverrebbe non solo guardando la carta d’identità – come qualcuno, pure, ha tentato di fare nel corso degli ultimi dodici mesi – ma, soprattutto, volgendo lo sguardo alle competenze ed alle capacità degli attori istituzionali.
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