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da: http://www.forexinfo.it/Toto-Quirinale-tutti-d-accordo
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Rosario Pesce
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Impazza, ormai, il toto-Presidente: dalle voci circolanti, sembrerebbe che ci sia una corsa alla ricerca del candidato di estrazione cattolica, visto che, dal 1992 in poi, non viene più eletto un Capo di Stato, che abbia una simile formazione culturale e politica.
Infatti, dopo Scalfaro, sono stati eletti Ciampi e Napolitano, che provengono rispettivamente dalla tradizione azionista ed ex-comunista.
Naturalmente, quando si usa in politica l'aggettivo "cattolico", si fa riferimento ad una realtà assai complessa, dal momento che, ai tempi della Democrazia Cristiana, moltissime erano le espressioni di quel variegato mondo: dai dorotei ai morotei, dai liberal-moderati alla cosiddetta Sinistra di base, erano tutti cattolici, anche se fra loro esistevano - a volte - differenze molto più marcate di quelle che possono esistere, finanche, fra esponenti di aree, idealmente, distanti fra loro.
Pertanto, la ricerca di un Presidente della Repubblica di formazione cattolica può svolgersi, teoricamente, in direzioni molteplici: Mattarella, ad esempio, è espressione della Sinistra - un tempo - demitiana; Casini rappresenta bene il profilo del cattolico moderato, certo non ostile a Berlusconi ed ai suoi molteplici interessi; Castagnetti è il candidato ideale in rappresentanza del mondo cattolico più progressista, mentre Prodi è l'incarnazione del progetto ulivista e, dunque, della sua aspirazione a far convergere, in un'unica formazione, i cattolici "adulti" ed i socialisti riformatori, eredi della tradizione ex-comunista.
Quindi, il riferimento al pedigree cattolico è alquanto generico, dato che - appunto - entro questa categoria rientrano modi e stili personali tanto compositi, da non essere racchiudibili entro un'unica, ideale forma concettuale.
Certo è che toccherà al Presidente del Consiglio formulare la proposta, mentre sarà compito delle minoranze - in particolare, di Berlusconi - dare un contributo nella scelta del candidato meno divisivo possibile, in quanto è evidente che - vista la Costituzione e, soprattutto, la prassi consolidata della nostra Repubblica parlamentare - il prossimo Presidente dovrà sintetizzare la volontà convergente del maggior numero di forze, allo scopo di evitare che egli possa essere tacciato di partigianeria, che sarebbe per lui un fattore di "deminutio" di non scarso peso politico.
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