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Dal sito: http://it.radiovaticana.va
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Rosario Pesce
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“Dio è con noi” è la frase inquietante, che i Nazisti recavano sulle fibule delle loro divise, a dimostrazione del fatto che, perfino, chi compie il più efferato dei delitti pensa di poterlo fare in nome di una divinità trascendente, che ne giustificherebbe ogni atto, finanche quello più crudele e spietato, come fu nel caso dei soldati del Terzo Reich.
Oggi, chi si fa scoppiare in aria o uccide con un tir centinaia di persone innocenti grida “Dio è grande”: come si vede, cambiano i secoli, cambiano gli assassini, ma la storia non cambia, perché l’uomo crede sempre di avere dalla propria parte il Sommo, quando sta per togliere la vita al suo simile, colpevole magari solo di appartenere ad una razza diversa o di credere in un Dio differente, benché ugualmente monoteista.
L’uomo, quindi, deve dichiarare, per tal via, il fallimento di secoli di storia?
Dall’epoca moderna in poi si è cercato di espungere Dio dalle vicende umane, secolarizzando sia la società, che lo Stato, ma evidentemente questa impresa ambiziosa è andata miseramente fallita se, a distanza di cinque secoli dalle guerre di religione, qualcuno continua ad usare Dio per giustificare i crimini più efferati nelle parti più diverse del mondo, dall’Europa all’Africa, dall’Asia all’America Latina.
Anzi, bisognerebbe, per onestà intellettuale, ammettere che il fallimento è stato tanto più evidente, proprio da quando l’umanità ha cercato, in modo cosciente e per via filosofica, di escludere Dio dalla storia contingente.
Per togliere Dio dalla dimensione del quotidiano sono scoppiate, appunto, le guerre di religione; il Cristianesimo si è diviso in due grandi aree, quella cattolico-confessionale e quella laico-protestante, e l’Islàm è divenuto molto più violento contro gli Infedeli di quanto, già, non lo fosse.
Forse, per conquistare una fetta di laicità, l’umanità ha visto rallentare il suo cammino verso un mondo, finalmente, pacificato?
Forse, è ineluttabile che Dio sia al centro di culture, filosofie, teosofie, dottrine dello Stato, impianti di sapere sociologico, per cui ogni - pur legittimo - tentativo di immaginare e concepire una storia umana, priva della sua “ingombrante” presenza, non può che determinare l’effetto, diametralmente, opposto a quello desiderato?
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