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È evidente che le famiglie democratiche si stiano ricollocando: da una parte, tutti i reduci del PCI/PDS, che hanno finalmente trovato la loro unità anti-renziana.
Finanche, Fassino, pur avendo sostenuto per due anni Renzi, ne ha preso le distanze, dopo le dichiarazioni infelici del Presidente del Consiglio, che facevano ricadere sul già Sindaco di Torino, per intero, le responsabilità del fallimento elettorale di giugno.
Dall’altra parte, invece, le famiglie ex-margheritine, che, dopo aver sostenuto Renzi nel corso dell’ultimo biennio, si rendono conto che, in caso di sconfitta al referendum, non si può continuare a difendere l’indifendibile, per cui si stanno guardando intorno, alla ricerca di un’alternativa, che consenta loro di salvarsi e di non rimanere vittime del naufragio renziano.
L’estate sarà rovente, anche, in termini politici, visto che, a cavallo dei mesi di luglio e di agosto, si capirà bene qual è l’orientamento di massima della pubblica opinione in materia referendaria, per cui chi ha intenzione di scendere dal carro renziano comincerà, già, a farlo in queste settimane, allo scopo di individuare un percorso alternativo, che non può non esserci, dal momento che, se effettivamente cadesse il Governo, certo non si andrebbe ad elezioni anticipate per regalare il Paese alla protesta grillina.
Noi, dal nostro canto, non possiamo non evidenziare che le difficoltà indotte dal renzismo più sfrenato erano note, già, dagli inizi del 2016, quando molti segnali erano, palesemente, contrari al Presidente del Consiglio, per cui gli stessi esiti delle amministrative di giugno ci sono apparsi ovvi e scontati, dopo molti, troppi suoi errori.
Auguriamo, certamente, al nuovo corso del PD di non ripetere le gaffe dell’odierno Premier, ma l’impresa, che spetterà al PD nel dopo-Renzi, è davvero improba, perché non solo si devono riconquistare milioni di voti, che sono andati perduti, ma soprattutto è necessario riconquistare la fiducia della pubblica opinione, che oggi o si astiene o vota per un cambiamento radicale, non credendo più nei partiti tradizionali, che sono il retaggio – a volte, peggiore – di quelli del secolo scorso.
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