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Rosario Pesce
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Quello che stiamo per costruire, in Italia, è un calcio sempre più orientaleggiante.
Infatti, nelle prossime settimane, forse già nel mese di giugno, sia il Milan che l’Inter saranno cedute a gruppi che provengono dalla Cina, a testimonianza del fatto che, ormai, anche il calcio è un fenomeno, sociale ed economico, sempre più globalizzato.
Non è un caso se i Cinesi siano già penetrati in altri campionati europei ed, ora, lo stiano facendo in Italia, prelevando il controllo delle due società milanesi, che da anni, ormai, navigano in cattive acque, visto che i loro proprietari storici non sono più in grado di reggere la competizione con i petroldollari arabi e con il danaro cinese, che hanno invaso mezza Europa, con scopi che non si fermano solamente al mero dato tecnico sportivo.
Il business, intorno al calcio, infatti è attraente: dalla costruzione dei nuovi stadi al merchandising, moltissime sono le occasioni di ingenti introiti da parte di chi, dall’Arabia o dalla Cina, intende sbarcare in Italia per mettere in circolo il proprio denaro attraverso l’azienda più seducente possibile: quella, appunto, ludico-calcistica.
L’unica grande società italiana, che è destinata ancora per molto tempo a non essere venduta, è la Juve, che è saldamente nelle mani della famiglia Agnelli, che invero, prima di altri, ha intuito le potenzialità commerciali insite nella proprietà dello stadio e nelle attività derivanti da questa.
In tal modo, finalmente forse il calcio nostrano potrà tornare a recitare un ruolo da protagonista in Europa, dopoché, per quasi un decennio, siamo stati delle mere comparse, destinate a sfigurare al cospetto dei blasoni spagnoli, tedeschi ed inglesi.
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