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È ovvio che, se alle prossime elezioni il suo partito non dovesse conseguire il 40% dei consensi al primo turno, la partita elettorale per Renzi diventerebbe molto più difficile, perché al secondo turno non avrebbe alleati da imbarcare e la Destra, qualora non giungesse al ballottaggio, lascerebbe invero i suoi elettori liberi di votare perfino in favore dei Grillini, pur di consumare l’omicidio politico dell’odiato ed avversato PD, per quanto siano stati, spesso, sodali nelle pratiche prodottesi all’insegna del mero trasformismo parlamentare.
È evidente che le parole di D’Alema, inoltre, acquisiscano un peso ulteriore all’indomani della vicenda assai triste delle primarie di Napoli e di Roma: in entrambi i casi, la partecipazione popolare è stata bassissima, a dimostrazione del fatto che il partito renziano, ormai, si è configurato sempre più come partito di gestione e di potere piuttosto che come movimento di opinione, come pure dovrebbe essere una forza che non intenda perdere il collegamento virtuoso con la parte migliore della società, che vuole legittimamente rappresentare.
Inoltre, nel caso napoletano, in particolare, come è noto, si è prodotto un elemento aggravante, che appesantisce ulteriormente la condizione generale: la vicenda Bassolino, infatti, non solo condizionerà le prossime amministrative partenopee, nel caso in cui l’ex-Sindaco dovesse decidere di correre, comunque, e di presentarsi sotto un vessillo civico.
In particolare, a partire da Napoli, può prodursi un’emorragia di classe dirigente in uscita dal PD e prossima a dare il proprio contributo alla nascita di una forza alla Sinistra del PD, che non si limiti solo ad un’opera di testimonianza, ma che possa avere un rilievo nazionale non inferiore a quello che ebbe, ad esempio, la Rifondazione Comunista di Bertinotti, prima che divenisse, invece, un partito del tutto irrilevante con l’uscita dal Governo Prodi.
Se cosi fosse, il terremoto, che si sta preparando, non avrebbe effetti secondari sull’intera dinamica istituzionale nazionale, visto che l’eventuale fuoriuscita dei bassoliniani napoletani sarebbe solo la premessa per quella di tanti altri settori del PD non lontani, per impostazione culturale e politica, dagli esponenti dell’area napoletana.
E, frattanto, Bersani, Cuperlo, Speranza cosa fanno?
Certo è che, anche in tali casi, all’interno della stessa minoranza del PD, non si può non mettere in evidenza il ruolo di chi ha, sempre avuto, carisma e leadership rispetto a chi, invece, assai tiepidamente, è ridotto ormai ad interpretare il ruolo dell’opposizione placida, accomodante e funzionale agli interessi del Capo.
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