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Rosario Pesce
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Quelle di Napoli e Roma sono state competizioni elettorali molto sentite: le primarie, infatti, per decidere il candidato del PD alle prossime elezioni amministrative, sono state utili per rimettere in campo un partito tramortito nella capitale dalla vicenda Marino e, nella città partenopea, da un quinquennio di esclusione dalla gestione della cosa pubblica a livello municipale.
Gli esiti sono stati scontati: in entrambi i casi, hanno vinto i candidati benedetti da Renzi, anche se nel caso napoletano la partita per la Valente è stata molto più dura di quella di Giachetti a Roma, dal momento che Bassolino, combattendo con la sua tradizionale indole leonina, è arrivato a poche centinaia di preferenze dalla candidata della Segreteria nazionale, dimostrando, ancora una volta, di poter contare su di un suo seguito personale di elettori, che lo hanno sostenuto in modo trasversale, ad ulteriore dimostrazione che il suo ventennio di governo locale ha lasciato tracce importanti, anche in termini di consenso.
Un dato, però, deve preoccupare - e non poco - i leaders nazionali del PD: l’affluenza, sia a Roma che a Napoli, è stata bassissima e questo è, ovviamente, un elemento che fa riflettere gli osservatori, perché evidentemente è in atto un processo di allontanamento dei cittadini non solo dal voto, ma più in generale dai momenti, effettivamente, fondanti di una democrazia diretta.
Forse, il PD, a livello locale, dopo i fallimenti degli ultimi anni, non ha grande appeal, per cui i candidati, che sono stati investiti dal successo delle primarie, sono destinati - comunque - a perdere a giugno, quando si voterà per il Sindaco?
Forse, il consenso, conseguito dalla Valente e da Giachetti, non sarà, neanche, sufficiente a portarli al ballottaggio, che certamente si celebrerà in entrambe le città?
Forse, è in atto un progressivo allontanamento della pubblica opinione dal partito del Presidente del Consiglio, per cui le primarie, che un tempo sarebbero state affollatissime, oggi si sono ridotte a vedere una partecipazione più che dimezzata rispetto a quella che sarebbe andata in scena, solo, pochissimi anni fa?
Certo è che, dopo la contesa interna fra candidati di diversa generazione ed aree culturali molto lontane fra loro, è comunque arrivato il momento che ci sia la concordia fra le varie anime democratiche, dal momento che, solo in caso di effettiva unità, l’appuntamento elettorale del prossimo giugno potrà regalare, forse, qualche gratificazione agli uomini (e alle donne), che si candideranno sotto i vessilli del partito del Presidente del Consiglio.
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