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Rosario Pesce
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Quella del Governo Renzi è stata una scelta conservatrice e foriera di conseguenze: facciamo, ovviamente, riferimento alla decisione, assunta dal Capo del Governo, di giungere all’approvazione della legge sulle unioni civili, puntando ad un accordo di maggioranza con Alfano ed i verdiniani, piuttosto che perseguire il sentiero, più tortuoso ma forse più gratificante, dell’accordo parlamentare con i Grillini, che avrebbe permesso, invero, un esito più coraggioso e più importante in termini di crescita culturale per il nostro Paese.
Infatti, blindarsi in una logica di Governo, contraendo un legame ancora più forte con Alfano e Verdini, non solo è una scelta di campo per Renzi, ma rappresenta un fatto simbolico, estremamente, significativo per la conclusione della legislatura in corso: i Grillini, infatti, non solo non potranno mai entrare in maggioranza, ma non potranno neanche firmare, insieme agli altri partiti, una legge che invero, trattando materie eticamente sensibili, non avrebbe avuto bisogno certamente di una investitura nata da un patto, meramente, di potere.
Peraltro, la scelta di Renzi ci appare contestabile, perché ovviamente anticipa una stagione di grande interesse politico, visto che, nella prossima primavera, si voterà nelle più grandi città italiane ed, in particolare, si andrà al referendum sulla materia costituzionale, che rappresenterà il vero e più autentico spartiacque della legislatura iniziata nel 2013, dopo il voto di febbraio e l’infausta trattativa, che venne condotta da Bersani, pur di comporre una maggioranza insieme a Grillo ed alla sua variegata truppa di parlamentari.
Cosa fa, frattanto, il PD per salvare la sua identità di partito progressista, mentre il Capo del Governo costruisce accordi con forze, che poco o nulla hanno a che fare con la storia del Centro-Sinistra italiano?
È evidente che il doppio ruolo di Renzi, quello di Premier e di Segretario Nazionale del suo partito, gli dia una forza notevole, per cui la minoranza interna, ormai, non esiste più, dal momento che i pochi riottosi, che hanno avuto il coraggio di sfidare il Presidente del Consiglio, nel giro di alcuni mesi, sono stati indotti o hanno scelto di abbandonare il PD e di salire sul tram in partenza della nuova Sinistra, tutta ancora da costruire ed, in verità, seducente solo per quanti esprimono un voto fortemente ideologizzato, visto che, almeno a breve, questo schieramento in fieri non ha alcuna possibilità di rientrare in un più ampio milieu di forze di Governo.
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