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Situazione aggiornata a gennaio 2015 - da: http://it.wikipedia.org/wiki/Euro#mediaviewer/File:Eurozone_participation.svg
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Rosario Pesce
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Fino a qualche tempo fa, era la Germania, che imponeva a tutti gli Stati europei di rimanere nei limiti fissati dal Trattato di Maastricht, allo scopo di difendere l’euro e, quindi, l’unità monetaria dell’intero continente, tant’è che, quando Irlanda, Portogallo e Grecia sono andati in difficoltà, il Cancelliere tedesco è stato il primo attore a promuovere la costituzione di un Fondo salva-Stati, allo scopo essenziale di tenere in piedi le finanze di nazioni, che - altrimenti - avrebbero dovuto dichiarare fallimento.
Domenica, 4 gennaio 2015, sul Der Spiegel, giornale molto importante di Amburgo, è stata pubblicata una notizia shock: la Germania non sarebbe contraria all’uscita della Grecia dalla zona euro, qualora - come appare probabile - le elezioni delle prossime settimane dovessero essere vinte dal partito di Sinistra Syriza, guidato – come è noto – da Tsipras.
La notizia, ancora da verificare, ma molto attendibile, vista l’autorevole fonte, cambia radicalmente lo scenario.
La Germania, accertata l’impossibilità, da parte di alcuni Stati, a tenersi entro i paletti fissati dai Trattati, starebbe pensando ad una nuova prospettiva continentale, che vedrebbe di fatto l'Europa, di nuovo, divisa: da una parte, quella settentrionale, che continuerebbe a stare insieme, guidata dalle regole di Maastricht, e da un’altra parte un’Europa di serie B – quella, fondamentalmente, mediterranea – che tornerebbe ad avere una moneta nazionale, potendo contare su margini, nel debito sovrano, ben maggiori di quelli dei Paesi nordici.
Se così fosse, si aprirebbe uno scenario notevolmente differente, anche, per l’Italia: nessuno dei partiti governanti, nel nostro Paese, ha mai nutrito finora l’aspirazione a farci uscire dall’area euro.
Gli unici, infatti, che da qualche anno continuano a ripetere tale refrain sono la Lega ed il M5S, che crediamo, invero, non avranno in futuro la forza per andare al Governo e, pertanto, non potranno mai, effettivamente, spingere la nazione fuori dal milieu europeo, nel quale - ormai - siamo collocati stabilmente.
Però, c’è un dato, sui cui riflettere: se l’iniziativa di uscire non partirà mai da Roma, l’ipotesi di una nostra espulsione potrebbe nascere – legittimamente – a Berlino, visto che necessitano non solo i dati contabili e finanziari, per consentire ad un Paese di stare – ancora – seduto al tavolo delle potenze nordiche.
L’Italia ha, comunque, un’economia più forte di quella di Irlanda, Portogallo e Grecia, per cui pensiamo che, per quanto possa aggravarsi la condizione economica, il nostro Paese non potrà trovarsi nella medesima situazione di Atene.
Invece, ci appare molto più probabile che l’Italia possa, progressivamente, essere messa in una posizione sempre più periferica negli equilibri continentali, perché – questo è il giudizio della Merkel e dei Tedeschi – siamo, sostanzialmente, poco o per nulla affidabili.
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