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Rosario Pesce
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La vecchia, cara Europa non esiste più e questa - mi pare - è una verità incontrovertibile.
A partire dal crollo del Muro di Berlino nel 1989, ormai tantissime cose sono cambiate: gli effetti dei flussi migratori sono più che evidenti nel nostro continente, sul mutamento sia del quadro religioso, sia di quello razziale.
Nel corso di un quarto di secolo, sono nati nuovi Stati, che hanno preso il posto dei vecchi, in gran parte nascendo da conflitti, le cui conseguenze sono, tuttora, sotto gli occhi di tutti.
Il disfacimento della vecchia Jugoslavia, ad esempio, genererà effetti per decenni ancora, visto che, in quei luoghi, si sono consumati eccidi autentici fra Cristiani e Musulmani, Serbi e Croati, Occidentali ed Orientali, che, forse, difficilmente riusciremo a vedere nei prossimi anni con altrettanta ferocia.
Così come non si può omettere un dato importante: tutti i Paesi europei, e non solo quelli del Mediterraneo, hanno ricevuto milioni di immigrati, in alcuni casi ospitati ed integrati poi nella nuova realtà, mentre, in altri, purtroppo accolti in modo opinabile, destinati ad una pessima o mancata integrazione.
È ovvio che, in questo scorcio di secolo, sia cresciuta a dismisura la visibilità della Germania, che, dopo le difficoltà iniziali, derivanti dai costi della fusione fra le due aree, esistenti ai tempi della Guerra Fredda, ha dimostrato di possedere una dinamicità, che nessun altro Paese europeo, molto probabilmente, avrebbe ostentato in condizioni analoghe.
La nascita dell’euro, in tale cornice, è il dato che ha modificato, infine, in modo determinante il quadro, finanziario ed economico, della vecchia e cara Europa, di fatto creando al suo interno due fasce di Stati, destinati, sia pure sotto la tutela della stessa divisa, a procedere con velocità distinte. Da una parte, la stessa Germania e la Francia, avviate a finanziare le proprie economie in virtù delle aree di libero scambio commerciale, che le hanno indubbiamente favorite, e - dall’altra - tutte le rimanenti nazioni occidentali, destinate a trovarsi in posizione sempre più debole rispetto al colosso teutonico ed, in prospettiva, ad essere superate dalle potenze emergenti dell’Est, visto che, nel prossimo ventennio, gli Stati, un tempo poveri satelliti dell’Urss, dimostreranno una dinamicità economica, che li porterà ad avere un Pil nettamente superiore a quello di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.
Quindi, è cambiato il mondo e non ce ne siamo neanche accorti; è mutata la politica, dal momento che non esistono più i vecchi schieramenti partitici del Novecento e, di conseguenza, nascono nuovi attori, destinati a recitare un ruolo di protagonismo solo per pochi decenni, dato che l’assenza di un saldo ancoraggio ideale li porterà, ineluttabilmente, ad essere transeunti, alla maniera di una irrilevante moda commerciale o poco più.
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