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È lo scenario tipico di un tempo storico, che preannuncia un clamoroso disastro: in queste condizioni, a breve ogni nazione europea sarà consegnata ad un nazionalismo, tanto violento sul piano verbale, quanto pericoloso sul piano della prassi istituzionale.
È ineluttabile, allora, fermarsi a ragionare e capire i motivi per cui, dopo aver tentato di costruire un mondo migliore, si è invece realizzato, a partire dal 1989 in poi, uno ben peggiore di quello precedente, dove non solo è scoppiata la conflittualità fra etnie e religioni diverse, ma ancora peggio è venuto meno il sentimento della solidarietà, che tradizionalmente legava fra loro popoli, che avevano fatto parte di una storia comune e, per molti aspetti, lato sensu identitaria.
Oggi, cristiani contro musulmani, domani europei contro altri europei: questo è il destino verso cui ci stiamo incamminando?
La risposta non può che essere affermativa, dal momento che gli odi difficilmente si placano, quando in gioco c’è la sopravvivenza di interi ceti sociali, destinati alla rottamazione, perché la globalizzazione li ha, tragicamente, esclusi dal mondo del lavoro e, dunque, da standard almeno accettabili di consumi.
Purtroppo, la politica non solo è sorda ai bisogni dei più deboli, ma dimostra una debolezza cronica rispetto alle problematiche, che ha di fronte a sé, visto che il potere economico mondiale le detta l’agenda e, soprattutto, le priorità strategiche, che essa deve implementare, a dimostrazione del fatto che la fine del Novecento e, dunque, delle grandi ideologie ha determinato, altresì, la conclusione del dibattito democratico più autentico, lasciando spazio a chi, invece, cattura il consenso dei cittadini parlando al ventre ed al loro inconscio, piuttosto che alle menti più belle e raffinate dello spirito europeo, che pure continuano ad esistere, sia pure in modo molto limitato e, tendenzialmente, minoritario.
Inclusione, lotta all’emarginazione, incontro di civiltà sembrano essere parole d’ordine, ormai, non più di attualità, dal momento che i concetti contrari sembrano affascinare una platea di cittadini del nostro continente sempre più vasta ed, in particolare, più attenta al perseguimento del fabbisogno individuale, che non di quello di gruppo.
Orbene, in Francia la Le Pen, in Italia la Meloni e Salvini, in Germania la Destra neo-nazista: quando abbiamo costruito l’Europa, potevamo mai immaginare che questo fosse l’esito?
Ovvero, quali azioni politicamente eclatanti dovranno sorgere, perché l’elettorato torni a votare per opzioni politiche degne, sia sul piano dell’elaborazione dottrinaria e programmatica, che su quello della pubblica e privata moralità?
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