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Naturalmente, nella futura partita di Palazzo Madama, giocherà un ruolo importante Berlusconi, che è sempre più il capo di un partito virtuale, visto che, al suo interno, la scissione è più che evidente fra quanti, ragionando entro una prospettiva meramente politica, auspicano l’abbattimento di Renzi (Brunetta e Santanché, ad esempio) e quanti, invece, guardando agli interessi di Mediaset, lavorano per un accordo con il Capo del Governo (Verdini, Confalonieri e Letta), teso a garantire gli interessi economici dell’impero industriale del Cavaliere, tanto più alla vigilia di una fondamentale ristrutturazione, che prevederà, dopo la cessione della metà del pacchetto azionario del Milan, l’alienazione della piattaforma del digitale terrestre in favore di Sky.
In mezzo a queste aspirazioni, così nettamente contrapposte, c’è Berlusconi, che naturalmente non può non desiderare la sconfitta del Presidente del Consiglio, pur sapendo che, al momento, il sostegno di questi è prezioso per il futuro delle sue aziende. Renzi, quindi, si salverà una volta ancora per effetto del conflitto di interessi, che riguarda Berlusconi nella duplice veste di proprietario di Mediaset e di fondatore di Forza Italia?
In verità, non sappiamo quale possa essere l’evoluzione di una dinamica siffatta, ma certo possiamo immaginare che, da settembre in poi, l’inquilino di Palazzo Chigi verrà a trovarsi sotto il fuoco incrociato di amici ed avversari storici, dato che la partita della riforma costituzionale è fin troppo rilevante, perché i suoi destini possano essere lasciati nelle mani, unicamente, del Premier.
Sotto l’ombrellone di Ferragosto, Renzi quindi potrà ipotizzare strategie ed alleanze, dal momento che la sua posizione si è andata indebolendo ulteriormente dopo l’elezione dei nuovi Governatori, in particolare di quelli meridionali (De Luca ed Emiliano), che rappresentano fette rilevantissime di partito, che non sono mai state renziane tout court e che sono approdate sulla sponda del Presidente del Consiglio solo per mero calcolo politico, per cui, con il medesimo cinismo, potrebbero in futuro traslocare altrove, ponendo alla corrente del Premier un problema serio di radicamento effettivo nei territori al di sotto del Volturno.
A noi non può che spettare il compito di osservatori, coscienti che chi, in passato, ha forzato la mano per giungere al varo delle riforme, ora si trova a giocare, su quel tema, la propria carriera, che dunque è sospesa ad un filo sottilissimo ed, in verità, destinato a rompersi, prima o poi.
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