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Manifestazione della comunita curda
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Rosario Pesce
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Una notizia tragica, l’eccidio dei giovani turchi, avvenuta a Suruc la scorsa settimana, al confine fra Siria e Turchia, è passata sotto traccia, per cui i nostri giornali ne hanno parlato per non più di 24 ore, perdendo immediatamente la risonanza, che avrebbe dovuto avere.
Vediamo, nel merito, i fatti assai brevemente: un gruppo di giovani volontari, per lo più di ispirazione socialista, era intenzionato a recarsi in Siria, nella vicina città di Kobane, per portare l’aiuto necessario alle popolazioni locali di origini curde, martoriate dalla guerra con l’Isis.
Questo tentativo, assai virtuoso invero, è stato stroncato sul nascere, perché una loro coetanea, chiaramente assoldata dagli integralisti islamici, si è fatta esplodere, per cui trenta circa di quei volontari hanno perso la vita, mentre molti altri sono rimasti feriti in modo grave e, per il resto della vita, porteranno i segni di quella giornata triste.
È anomalo che i nostri media non abbiano dato il giusto spazio ad una notizia siffatta, perché il gesto di tanti giovani, disposti a mettere in pericolo la vita, pur di soccorrere delle popolazioni massacrate da anni di guerra, è sempre più raro nella società occidentale, mentre esso diviene frequente in altri contesti sociali, come quello turco ad esempio, dove i livelli di benessere, non dissimili dai nostri, si accompagnano comunque ad una limitazione delle libertà individuali assai pronunciata.
Infatti, si sa bene che, per quanto il Governo turco di Erdogan sia espressione del voto popolare, quella democrazia si costruisce su di un modello autoritario, che vollero gli Occidentali nel tentativo di occcidentalizzare quel Paese e di rompere, quindi, in modo deciso con la precedente tradizione islamica.
Negli Stati, invece, dell’Europa avanzata sul piano delle libertà individuali e civili, sarebbe impensabile chiedere a dei giovani trentenni di mettere in serio pericolo la propria prospettiva di vita, pur di svolgere un mandato umanitario, prezioso per quanti ne sono i destinatari diretti.
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