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Rosario Pesce
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Il clima delle ultime settimane, intorno al Governo Renzi, non è stato dei migliori, visto che, come i sondaggi recitano, si registra un progressivo allontanamento della pubblica opinione nazionale dall’Esecutivo in carica, che, seppur nato fra mille entusiasmi, oggi non incontra più il favore di settori qualificanti della società italiana.
Non solo l’intervento di Della Valle, che ha chiesto esplicitamente un cambio di marcia ovvero la sostituzione del Dicastero attuale, ma molti altri segnali fanno intendere che la vita del Governo Renzi sarà difficile nei prossimi mesi ed, addirittura, potrebbe interrompersi improvvisamente, proprio come accadde al suo predecessore, Letta, che - nell’arco di pochissimi giorni - passò dalla conferma della fiducia, da parte del suo stesso partito, alla caduta rovinosa, che ha effetti - tuttora - sulla stabilità interna al PD.
Infatti, i passi falsi compiuti in politica estera e, soprattutto, la lentezza del Paese nel ridestarsi dalla crisi economica sono due fattori di vitale importanza, che inevitabilmente prefigurano altrettanti scacchi dell’Esecutivo.
Ma, quale potrebbe essere la maggioranza alternativa a quella attuale?
Chi, in particolare, potrebbe salire a Palazzo Chigi, prendendo il posto dell’odierno Segretario Nazionale del PD?
È evidente che, perché possa cadere Renzi, innanzitutto deve realizzarsi un terremoto all’interno del partito, che egli dirige: in verità, i dissensi, finora registrati nel Partito Democratico, sono stati tutti molto flebili e non hanno indebolito più di tanto il Capo del Governo, che è andato avanti nel suo percorso, non curandosi dei rapporti sempre più burrascosi fra le varie correnti democratiche.
Ma, in autunno, il calendario dei lavori parlamentari prevede una scadenza rilevante: l’approvazione definitiva del progetto di riforma costituzionale, che, avviato la scorsa estate, deve arrivare in porto con la ratifica in seconda lettura del nuovo dettato costituzionale.
In quel caso, davvero per Renzi potrebbe aprirsi un periodo non facile, dal momento che, in sede di prima approvazione, egli ha avuto il consenso di Berlusconi, che - vigente ancora il Patto del Nazareno - è stato un utilissimo sostegno per il Presidente del Consiglio.
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