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Francesco Saverio Nitti (1868 – 1953)
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Certo è che Berlinguer e lo stesso De Gasperi avevano una visione dei rapporti di forza fra Destra e Sinistra e della dinamica istituzionale ben diversa da quella dell’odierno Presidente del Consiglio, anche perché essi erano il frutto di un momento storico nel quale l’azione dei partiti nasceva e diveniva matura nel solco di un’ideologia e di una cultura, che oggi mancano in modo fin troppo evidente, per cui è ineluttabile che, in una fase di transizione, come quella odierna, il Segretario Nazionale del principale partito italiano possa essere ondivago, dimostrando che, alle sue spalle, non ci sono più i robusti riferimenti culturali di un tempo.
In tale contesto, è ovvio che dirigenti, animati dal proposito di non seppellire la tradizione migliore della Sinistra italiana, non possano non mobilitarsi e cercare di occupare, con la propria iniziativa, lo spazio - politico e parlamentare - lasciato libero da chi si identifica assai cinicamente con il potere precostituito, a prescindere finanche da una riflessione sulla società, che possa essere minimamente attendibile. Non conosciamo gli esiti di una dinamica siffatta: infatti, il M5S erode molto consenso alla Sinistra post-renziana, per cui diviene ineluttabile immaginare che il principale compito di Fassina, Civati, Cofferati sia quello di recuperare i voti che sono andati, in questi anni, ai Grillini o che, peggio ancora, non sono stati espressi affatto, dato che una fetta importante dei delusi del PD renziano, negli ultimi dodici mesi, ha deciso deliberatamente di astenersi da qualsiasi momento autentico di partecipazione democratica.
La sfida è interessante, ma si presenta assai difficile: bisogna ridare identità a movimenti sociali, che si agitano in modo confuso e che aspettano di ritrovare una paternità culturale, che loro manca; si deve riorganizzare lo spazio del dissenso, ben sapendo che il qualunquismo della Destra neo-nazionalista e leghista riesce ad ottenere l’attenzione di quegli ambienti, che - un tempo - non avrebbero mai votato per un partito, che non fosse di Sinistra.
La nuova Sinistra, che sta per nascere, dovrà avere il coraggio di mettere in discussione seriamente l’Europa e l’euro, cioè quelle due conquiste che, finora, abbiamo creduto fossero parte integrante del mondo riformista e che, invece, si sono scoperte “all’apparir del vero” - come dice il poeta - essere il momento di non ritorno di un secolo (il Novecento) e di un pensiero politico (la socialdemocrazia), che hanno consentito - fino a quando sono stati attivi e vitali - di promuovere la liberazione dal bisogno di milioni di persone, altrimenti condannate alla povertà ed al degrado.
Sarà possibile, partendo da questi presupposti, ridare vita ad una speranza?
Sarà fattibile costruire una dialettica, che consenta ai ceti sociali, ancora non distrutti dalla crisi, di relazionarsi fra loro in modo proficuo, evitando un unanimismo di mera facciata, che nasconde una forma di autocrazia soft?
I prossimi anni ci diranno la verità: certo è che la società liquida ha liquefatto valori e culture, che avrebbero avuto un’importanza ed un ruolo straordinari in un contesto difficile, come quello in cui viviamo.
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