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Rosario Pesce
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L’esito della vicenda di Lupi segna, certamente, un fallimento per il suo partito, visto che, finora, il NCD è stata la formazione che, in rapporto al numero di parlamentari vantati, ha contato invero su un maggior numero di postazioni di potere.
Il Ministero delle Infrastrutture, come quello degli Interni o della Salute, sono luoghi istituzionali di importanza fondamentale per il nostro Paese, visto che, da essi, discendono sia la programmazione, che la gestione in settori delicatissimi della vita civile.
La perdita del Dicastero delle Infrastrutture, quindi, costituisce uno scacco per il partito di Alfano, che, d’ora in poi, sarà messo sotto accusa per non aver difeso, in modo sufficiente, il povero Lupi, che si è dimesso, pur non essendo stato raggiunto da alcun avviso di garanzia.
Il regolamento di conti, pertanto, è solo all’inizio: già la vicenda dell’elezione di Mattarella aveva creato dei dissapori all’interno del partito di Alfano e Quagliariello, dal momento che non tutti i parlamentari del NCD erano d’accordo nel votare un candidato per il Quirinale, che non fosse stato concordato con Berlusconi.
A maggior ragione, dopo le dimissioni di Lupi, l’agitazione all’interno del NCD non potrà che essere in vertiginoso aumento, visto che molti di quei Senatori e Deputati, che avevano manifestato disagio nello scorso mese di gennaio, ora sono in procinto o di tornare nell’accogliente Forza Italia o, addirittura, di fare una scelta molto più trasgressiva, salendo sul carro del probabile, futuro leader del Centro-Destra, quel Matteo Salvini, che è il nemico numero uno sia di Alfano, che di Casini.
Lo scandalo di Lupi, quindi, rischia di creare delle conseguenze a catena, che non erano, neanche, immaginabili solo pochissimi giorni fa; ricordiamo, a tal proposito, che l’eventuale scioglimento del NCD comporterebbe effetti rilevanti per lo stesso Governo, dato che il partito di Alfano è stato - per mesi - l’utile stampella di sostegno sia per l’Esecutivo Renzi, che per quello precedente di Letta.
Cosa accadrà?
Se i gruppi parlamentari del NCD subiranno una significativa cura dimagrante, è inevitabile che il Governo odierno non potrà più contare sui voti di quanti passeranno con la Lega o con Forza Italia, per cui è ragionevole immaginare che, a breve, il Premier possa essere costretto a fare una verifica alla propria maggioranza, dal momento che l’eventuale defezione in massa dei Senatori del NCD vedrebbe, come prima conseguenza, l’insorgere di difficoltà non irrilevanti nel varo della riforma della legge elettorale, oltreché della definizione dell’iter di revisione della Costituzione.
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