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Da: https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Comunista - Particolare della prima tessera del Partito Comunista d'Italia
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Rosario Pesce
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Il 21 gennaio 1921 nasceva a Livorno il Partito Comunista, dando così vita alla principale scissione nella Sinistra italiana, quella appunto fra Comunisti e Socialisti, fra rivoluzionari e riformisti.
Nacque da lì una storia complessa, in primis all’interno della Sinistra, visto che i rapporti fra le due fazioni non sono mai stati idilliaci, fino alla conclusione del percorso dei rispettivi partiti, avvenuta negli anni Novanta.
Ma, ancora più complessa fu la storia politica italiana, per effetto della nascita di un partito che, essendo legato a Mosca, non poteva nel corso degli anni della cosiddetta Prima Repubblica andare al Governo, perché il suo vincolo con l’Unione Sovietica costituiva una pregiudiziale molto forte in un Paese, come il nostro, invece collocato saldamente all’interno dell’Alleanza Atlantica.
Questo fatto ha costituito un fattore di rallentamento dell’evoluzione della nostra democrazia, visto che al primo partito della Sinistra le condizioni internazionali non consentivano di divenire forza di Governo, impedendo così quell’alternanza che si compiva negli altri Paesi europei, dove invece non esisteva un Partito Comunista altrettanto forte.
Certo, nonostante fosse relegato ad un ruolo di opposizione nel Parlamento nazionale, il Partito Comunista è stato promotore di lotte di crescita per l’intera società italiana ed ha goduto, comunque, di posizioni di potere all’interno degli Enti Locali, delle Regioni, delle Università e della stampa, del mondo produttivo delle cooperative, divenendo in particolare negli anni Settanta una forza, comunque, essenziale per le sorti dei Governi visto il Compromesso Storico che il PCI definì con la DC, sostenendo dall’esterno l’Esecutivo fino all’omicidio di Aldo Moro.
Dopo la caduta del Muro di Berlino, anche il PCI fu costretto ad ammettere l’errore storico della collocazione internazionale accanto all’Unione Sovietica e, da lì, nacque il processo che avrebbe portato alla dissoluzione di quel partito ed alla nascita di una nuova formazione, finalmente libera dall’ideologia marxista, che l’aveva informata fin dal suo atto costitutivo del 1921.
Cosa sarebbero state l’Italia e la Sinistra italiana, se i rapporti di forza fra Comunisti e Socialisti fossero stati invertiti ed il partito riformista fosse stato più forte di quello rivoluzionario filo-sovietico?
La storia non si fa né con i “se”, né con i “ma”.
Certo è che la società italiana, in questo momento storico, soffre la mancanza di partiti che abbiano una solida base culturale ed ideale, come erano appunto quelli della Prima Repubblica: senza una cultura di riferimento, diviene veramente difficile sostanziare la democrazia di contenuti rilevanti, visto che la stessa non può ridursi solo al mero formalismo parlamentare.
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