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Rosario Pesce
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Il linguaggio di Salvini non è, certo, roba per educande: in campagna elettorale, poi, il leader della Lega fornisce di sé la peggiore immagine possibile, mettendo in scena un repertorio truce, che neanche i fascisti d’oltralpe della Le Pen osano adottare.
Infatti, il Segretario della Lega ha capito che, nel nostro Paese, esiste un’area molto vasta di disagio socio-economico, per cui, adoperando le parole classiche della Destra xenofoba e razzista, egli realizza uno show che, nelle sue intenzioni, dovrebbe portarlo ad essere il capo del principale partito italiano di Centro-Destra, visto che - ormai - tutti i sondaggi danno per scontato il sorpasso ai danni di Forza Italia.
È evidente che, di questo passo, Salvini porterà la Lega a sfiorare il 20%, dato che è un partito – il suo – che si radica, perfino, fuori dalla Pianura Padana, andando a coprire il vuoto lasciato dalle formazioni tradizionali della Destra post e neo-fascista.
Naturalmente, quel consenso, cui aspira, se è sufficiente per superare nelle previsioni la formazione di Berlusconi, di per sé non basta per sconfiggere il fronte di Governo, dal momento che gli Italiani non sono mai stati fascisti, per cui, se conosciamo un po’ la storia del nostro Paese, possiamo affermare - senza timore di essere smentiti - che la maggioranza degli elettori non potrà identificarsi nei messaggi peggiori della rinnovata Destra leghista.
Detto questo, è però ineluttabile sottolineare che Salvini pone un problema, di cui non si può non tenere conto, dal momento che, se il disagio - su cui specula - dovesse essere lasciato al suo destino, temiamo che, prima o poi, può comunque produrre conseguenze nefaste per l’ordine democratico.
È fin troppo facile, quando l’economia non funziona, dare la colpa del fallimento agli immigrati ovvero gridare allo scandalo ed invocare la pena di morte, quando uno straniero commette un delitto efferato; purtroppo, nelle fasi di crisi, i cittadini ragionano più con il ventre, che con la mente, per cui messaggi semplicistici e violenti, da un punto di vista verbale, non possono non sedurre coloro che hanno scarse difese culturali o che vivono in una situazione di precarietà economica.
Salvini tende a conquistare il voto di questa fetta della popolazione italiana, sapendo bene che Grillo, ormai, ha perso appeal, per cui la protesta dovrebbe premiare, quasi esclusivamente, la nuova Lega, nazionalista e - soprattutto - presente sull’intero territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia.
Abbiamo, già, detto che poco crediamo ad un successo leghista, ma, con altrettanta onestà intellettuale, non possiamo non confermare i nostri timori per la condizione complessiva del Paese, che va logorandosi sempre più: infatti, Salvini ed i suoi dirigenti mirano a creare un clima da guerriglia, ben sapendo che, alimentando la strategia della tensione, inevitabilmente se ne avvantaggia chi rappresenta le posizioni della Destra più retriva della nostra lunga tradizione parlamentare.
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