|
|
Resta però, una problematica molto avvertita fra i dirigenti del partito berlusconiano: la guerra per bande – che si sta sviluppando fra le varie componenti per effetto delle reiterate rotture, finora, prodotte a livello romano e dimostrate plasticamente dalla diversità di linea politica, tenuta in merito all’approvazione della riforma della Costituzione – ineluttabilmente si riproduce sui territori, per cui, in moltissimi luoghi, è in atto una vera e propria contrapposizione frontale per il controllo del partito, che, se per un verso aumenta la competizione e, dunque, la capacità di attrazione del consenso, per altro verso può divenire estremamente negativa, dato che può produrre strappi, che poi non sono più facilmente sanabili.
Berlusconi, quindi, tornato nella pienezza della sua credibilità politica e personale, dovrà riprendere il controllo di un partito, che stenta a riconoscersi come tale, e ricostruire le condizioni di una convivenza, che sia dettata, almeno, dalla comune e condivisa esigenza di fronteggiare il PD renziano.
Il compito, che spetta a Berlusconi, non è invero facile, dato che, nei mesi nei quali egli si è dedicato forzatamente ai suoi guai giudiziari, ha perso il controllo della propria formazione, che ormai si è ridotta ad essere teatro di conflitti fra capibastone e cacicchi locali, che, approfittando della debolezza del loro leader, hanno intuito la possibilità di poter prendere il sopravvento e di assumere una posizione di controllo e di forza rispetto agli avversari interni.
Ora, il Cavaliere ha il compito di normalizzare il suo partito, visto che, nonostante l’ascesa nei sondaggi della Lega, Forza Italia rimane comunque la prima forza dell’area conservatrice italiana, per cui, in caso di elezioni politiche, nelle previsioni dei sondaggisti, non è distantissimo il Centro-Destra dal PD renziano.
Berlusconi, forse, non correrà più per il Premierato, sia per scelta personale, che per il protrarsi degli effetti della Severino, ma in verità continuerà a giocare un ruolo fondamentale nella scena istituzionale nazionale, perché il suo consenso è, tuttora, determinante per favorire la vittoria moderata contro Renzi ed il renzismo trionfante. Inizia, forse, una nuova gioventù politica per il Cavaliere?
O, forse, gli interessi delle sue aziende prenderanno il sopravvento, per cui la cura degli affari partitici sarà delegata al fido Brunetta, che, certo, non difetta per acume e per sagace machiavellismo?
|
|