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Rosario Pesce
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È evidente che, nonostante la grande popolarità che Conte ha assunto nel periodo più acuto dell’emergenza Covid, il Governo complessivamente non gode di ottima salute, visto che molti ed importanti sono i ministri sotto tiro, dalla Giustizia alla Pubblica Istruzione, e visto che nella stessa maggioranza parlamentare molte forze giocano a smarcarsi.
È il caso, in primis, di Renzi che, ormai, è divenuto un battitore libero, in grado comunque di pungolare quotidianamente l’azione di un Dicastero che brilla, essenzialmente, solo per la grande visibilità del Premier.
Ma, questa componente - di per sé - non è sufficiente.
Molti sono gli appuntamenti che, direttamente o indirettamente, incideranno sulla vita dell’Esecutivo.
Nei prossimi mesi, si voterà infatti per le Regionali e per le elezioni comunali e questo voto non è mai meramente localistico.
È apparso a tutti evidente che, nel corso dell’ultimo bimestre, la principale conflittualità sia stata quella fra le Regioni e lo stesso Governo centrale, per cui ineluttabilmente si riproporrà il tema della modifica del Titolo V della Costituzione, visto che l’odierno equilibrio costituzionale fra centro e periferia non regge.
Competenze essenziali, come quella della Sanità, attribuite al livello regionale hanno determinato risposte diverse all’emergenza Covid, per cui il differente numero di morti, da un territorio all’altro, è dipeso anche dalla diversa organizzazione delle reti sanitarie.
Sembra ovvio che, per tal strada, il sistema non possa reggere ed appare necessario uniformare la rete nazionale dei servizi alla persona, in particolare quando da questi – come nel caso della Sanità – dipende la vita delle persone.
Pertanto, nei prossimi mesi non solo si discuterà del futuro politico del Paese, ma anche dell’architettura costituzionale dello stesso, a meno che non si voglia - lungo la strada intrapresa - avviare un processo di avvicinamento ad un regionalismo spinto, che riporterebbe di fatto l’Italia ad un condizione storica pre-unitaria, con molti poteri distribuiti sul territorio, non sempre in grado di agire in modo armonico fra loro.
Forse, bisogna mettere mano di nuovo alla Costituzione, allo scopo di riparare agli errori che sono stati commessi con la riforma del Titolo V nel 2001?
Certo è che il Governo sarà un attore essenziale in una delicata operazione di mediazione, visto che nell’immediato le conseguenze politiche di tale dibattito andrebbero a ripercuotersi sulle sorti dell’Esecutivo stesso.
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