|
|
Rosario Pesce
|
|
Fra le tante cose, che mancano in questo periodo di quarantena, quella di cui forse abbiamo maggiore bisogno è, certamente, il calcio.
Invero, lo sport è una componente solo voluttuaria della società, ma estremamente importante per il consesso, visto che sono milioni di cittadini quelli che, o per interessi economici o per mera e sana passione, in diversi modi sono comunque interessati dal gioco di squadra più amato dagli Italiani.
Il calcio è, infatti, uno straordinario fattore di consolidamento sociale: i nostri concittadini si identificano nei propri colori sportivi preferiti e tutti noi, certamente, ci emozioniamo di fronte ad una partita della Nazionale.
Pertanto, con tutte le cautele del caso, sarebbe opportuno che il calcio possa tornare ad essere il protagonista delle domeniche e delle giornate della primavera e dell’estate 2020, perché la passione sportiva non potrebbe che dare energie nuove ed entusiasmo a molti di noi, che altrimenti rischiano di cadere in depressione.
In tal senso, un’attività apparentemente solo voluttuaria può essere preziosa per l’umore sociale, che è precondizione fondamentale per affrontare le difficoltà delle prossime settimane, che non saranno meno evidenti di quelle del periodo di stretta quarantena.
Forse, il goal del beniamino di turno sarà un distrattore dalle complessità odierne?
Forse, gli Italiani potranno riscoprire di essere una nazione, nonostante qualcuno si diverta a dividere il Paese fra Nord e Sud?
Forse, come accadde in occasione dell’attentato a Togliatti, un evento sportivo – in quel caso il Tour de France – servirà ad evitare moti e ribellioni?
Certo è che l’Italia ha bisogno di tornare alla normalità e nessuna altra attività, come quella dello sport per definizione degli Italiani, può segnare simbolicamente il ritorno ad uno standard di normalità tendenzialmente prossimo a quello dei tempi pre-Covid.
|
|