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Rosario Pesce
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Mentre scriviamo, le primarie del PD, nelle Marche come in Campania, sono in pieno svolgimento, per cui non conosciamo né l’esito finale, né l'andamento delle operazioni di voto.
Vorremmo, però, immaginare un esito, che sia condiviso, poi, sia dal candidato vincitore, sia da quello perdente, perché è giusto che la consultazione, interna ad un partito, si svolga secondo criteri non solo di trasparenza, ma soprattutto di condivisione di un comune obiettivo, che è - nel caso di specie - l’individuazione dello sfidante, che possa avere le maggiori probabilità di successo nella competizione di maggio.
Pertanto, non si può non auspicare un finale trionfale per un partito che, soprattutto in Campania, ha vissuto momenti non felici, perché la Segreteria Nazionale e quella Regionale hanno tardato, evidentemente, nel trovare una soluzione condivisa, che potesse impedire il voto odierno.
Noi siamo assertori del criterio che la base di un partito possa scegliere la classe dirigente, che dovrà governare Regioni e Comuni, per cui è sacrosanto il ricorso alle urne ed abbiamo, sempre, considerato una sciagura l’eventuale cancellazione d'imperio delle elezioni campane, qualora questa si fosse verificata, come una parte importante del PD pur richiedeva a gran voce, arrivando - finanche - alle dimissioni, come nei casi di illustri parlamentari, quando è stato chiaro che l’esito della contesa dipendeva, unicamente, dal voto popolare e non da accordi poco chiari fra i vari capibastone romani e napoletani.
Per tal motivo, riteniano di non condividere le parole di Roberto Saviano, il quale ha bollato la consultazione odierna come un momento condizionato, invece, pesantemente da interessi clientelari e camorristici, per cui, usando il suo prestigio nazionale, ha invitato i cittadini campani a disertare le urne.
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