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Il PD ha una nuova Segreteria, mentre il vero leader grillino è divenuto in questi mesi il Premier Conte, che ha dimostrato grande senso di equilibrio ed, anche, notevole personalità nel gestire la fase della crisi voluta da Salvini, almeno finora.
D’altronde, dello spirito grillino egli ha ben poco: è un illustre giurista e - quindi - ben accetto alle élite del Paese; è una persona di cultura moderata ed ha dimostrato, appunto, che quando deve assumere posizioni forti, certo non si tira indietro.
Peraltro, la sua rinnovata sensibilità moderata l’ha dimostrata in due passaggi fondamentali: in primis, quando ha preso atto che la TAV in Piemonte deve essere realizzata, smentendo le posizioni storiche del Movimento, e poi quando ha partecipato in modo costruttivo alla decisione del gruppo parlamentare grillino in Europa, orientandolo a votare per la Presidente della Commissione voluta dal PSE e dal PPE.
Ed, allora, Conte può farsi garante di un accordo con Zingaretti, che servirebbe a mettere in sicurezza in primis i conti dello Stato?
Inoltre, non sfugge un fatto: le elezioni anticipate potrebbero non mutare in modo sostanziale lo scenario odierno, per cui, finanche dopo il voto, per scongiurare un Governo guidato da Salvini potrebbe essere necessaria un’alleanza PD-M5S.
Ed, allora, la domanda sorge spontanea, come si diceva un tempo in tv: perché rinviare al dopo-elezioni ciò che si può fare già prima?
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