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Capitan Minotti con la Coppa Italia 1991-1992, primo importante trofeo vinto dal club parmense - da: http://it.wikipedia.org/wiki/Parma_Football_Club
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È, in verità, necessario - inoltre - riorganizzare l’intero sistema calcistico del nostro Paese: l’economia italiana, al contrario di quella inglese e tedesca, non è in grado di reggere il peso di venti club nella massima Serie calcistica, per cui diventa opportuno immaginare una riformulazione del format dei campionati, ipotizzando una drastica riduzione delle società professionistiche, visto che la terza Serie, la cosiddetta Lega Pro, vede spesso come protagoniste delle squadre, che hanno un impianto societario molto fragile, destinato ad andare in crisi, finanche, durante lo svolgimento del campionato stesso, così come è successo al Parma.
E la politica cosa fa?
Le Federazioni sportive rientrano tutte sotto l’egida del Coni, per cui il controllo di primo livello, effettuato dagli organi federali, viene poi seguito da una seconda fase, ad opera appunto degli uffici del Comitato Olimpionico Nazionale.
Sarebbe saggio che la politica, pur non invadendo formalmente l’ambito di autonomia dello sport, ben distinto dall’Esecutivo, intervenga allo scopo di potenziare non solo l’attività di verifica, ma soprattutto sollecitando una riforma, che consenta di riattivare un ciclo virtuoso, che sia in grado di generare profitti, visto che quelli, che oggi maturano, sono insufficienti per fronteggiare i costi, sempre, più ingenti.
Lo sport è l’immagine odierna migliore dell’Italia all’estero, dal momento che i trionfi internazionali della Nazionale e delle squadre di club hanno permesso a noi Italiani di andare fieri dei nostri campioni più amati ed, a volte, idolatrati oltre la giusta misura.
Dobbiamo, pertanto, impedire che un’immagine, lieta e vincente, possa essere offuscata da fallimenti reiterati e copiosi, che sarebbero ben più gravi ancora, se si dimostrasse l’esistenza di un perverso meccanismo doloso, che rende possibile sottrarre - in modo sistematico - ricchezze alle società di calcio, con cui Presidenti privi di scrupolo finanzierebbero le loro precarie attività imprenditoriali originarie.
In tal caso, verrebbe dimostrata la tragica verità, per cui molti di loro entrerebbero nel mondo dello sport agonistico all’unico fine di prelevare ingenti capitali, con cui - appunto - ambiscono a risollevare lo status finanziario personale e quello delle aziende proprie, già prossime al dissesto.
A maggior ragione, in quel caso, sarebbe necessario fare l’esame attento del grado di solvibilità degli imprenditori, che si propongono di acquisire - in particolare - club di Serie A e B, perché in verità non possiamo trasmettere, in Europa, l’immagine assai dolente di un Paese che, nel calcio, è vittima di persone ciniche, dotate di scarsissimo senso della legalità ed animate da uno spirito - unicamente - avventuriero, se non predatorio e criminale, nei casi peggiori.
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